Scuole chiuse, l'assessore Leo scrive ai dirigenti: «Non è schizofrenia». Ma intanto monta la protesta di genitori e studenti, tra sit in e cartelli

Scuole chiuse, l'assessore Leo scrive ai dirigenti: «Non è schizofrenia». Ma intanto monta la protesta di genitori e studenti, tra sit in e cartelli
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Lunedì 22 Febbraio 2021, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 19:32

«Non mi sfugge che, da diversi mesi, la vita scolastica è scandita da provvedimenti governativi e regionali che si susseguono non stringente scadenza. Non sono, credetemi, esito di una malcelata schizofrenia, sono frutto del tentativo (chissà se raggiunto) di trovare una soluzione ad una equazione, forse impossibile, che soddisfi tanto la tutela del diritto alla salute, quanto il diritto all’istruzione». Così scrive l'assessore regionale Sebastiano Leo ai dirigenti scolastici nel primo giorno di vigenza della nuova ordinanza che di fatto chiude le scuole, dall'Infanzia alle Superiori, costringendo gli studenti alla didattica da casa, tranne alcune eccezioni. «Siamo in un momento cruciale, fatto di speranza e preoccupazione insieme: stanchezza per le innumerevoli attività di riorganizzazione che quotidianamente si mettono in campo; fiducia nella possibilità di restituire le nostre vite alla normalità; preoccupazione per l'aumento dei casi Covid anche per le enigmatiche varianti che stanno emergendo; ansia per questo secondo anno scolastico che vede gli studenti lontani dalla regolare frequenza in presenza». Da qui - spiega l'assessore alla Scuola - l'ultima ordinanza che, aggiunge, «a differenza delle precedenti definirei di svolta in quanto mette in campo strategie che guardano ad un rientro in presenza, di svolta perché non “insegue” più il Covid ma prova a reagire al virus. L’ordinanza circoscrive l’attività didattica in presenza a situazioni particolari: alunni Bes, utilizzo di laboratori, alunni che non hanno nessun adulto a cui essere affidati, figli di personale sanitario, ma anche studenti le cui famiglie rappresentano oggettive difficoltà nella fruizione della didattica a distanza, quindi in tutti quei casi, quindi, in cui l’effettiva praticabilità della didattica digitale integrata non possa essere assicurata). I nostri ragazzi, i nostri docenti, le famiglie aspetttano da noi serenità, speranza, fiducia».

Ma molti, tanto nel mondo della scuola quanto nelle famiglie, la pensano diversamente. Così la protesta monta contro l'ordinanza di Emiliano, l'ennesima, che chiudendo le scuole per due settimane fino al 5 marzo (un venerdi: cosa accadrà sabato 6?) impone la didattica da casa, aprendo alle possibili presenze solo per comprovati motivi e nella misura massima del 50% per classe. A Mesagne intere classi delle scuole primarie hanno disertato la Ddi (didattica digitale integrata) in segno di dissenso. I cancelli di molti istituti scolastici sono già stati tappezzati di cartelli: a Lecce, Leverano, Copertino, Tricase, Acquarica, Presicce.

"La Dad non è scuola" e poi "Vogliamo la scuola in presenza".

E già questa mattina da Lecce a Bari, in tutte le province pugliesi comitati, genitori e studenti sono scesi in strada per protestare. Sit in e flash mob già a partire dalle 8 davanti alle scuole di tutta la regione. 

Si sono ritrovati davanti ai cancelli delle scuole elementari anche i genitori degli alunni di San Pietro Vernotico. I disegni dei bambini sono stati raccolti in un cartellone. Così le famiglie hanno deciso di esprimere il disagio per la didattica a distanza. L’iniziativa è partita aderendo alla mobilitazione regionale di un gruppo facebook “Priorità alla scuola – Puglia” , collegato all’omonimo movimento nazionale e nato subito dopo la nuova ordinanza regionale.

Manifestazioni di protesta che vanno in un'unica direzione: rimarcare con cartelli e zaini davanti ai cancelli il fermo no delle famiglie all'ennesima chiusura degli istituti scolastici. Tra le istanze, la richiesta di ritirare l'ordinanza regionale che lascia a casa in Ddi il 100% di studenti degli istituti di ogni ordine e grado e la richiesta riapertura in sicurezza delle scuole. A fare da apripista alla protesta sarà il comitato Priorità alla scuola - Puglia che ha indetto sit in davanti alle scuole di tutte le province pugliesi.

 

Domani, invece, toccherà, al coordinamento La scuola che vogliamo - Scuole diffuse di Puglia in Piazza della Libertà a Bari partire dalle 15. No alle scuole chiuse in Puglia, no al lockdown esclusivo dei bambini e delle bambini e sì al commissariamento della Regione Puglia: queste le ragioni della protesta.

Ma a puntare i riflettori sulla nuova ordinanza regionale sulla scuola che porta la firma del governatore Michele Emiliano a breve saranno nuovamente i giudici amministrativi del Tar di Bari. Come aveva già fatto in occasione della precedente ordinanza di chiusura della scuole dello scorso 28 ottobre, il Codacons Lecce annuncia un nuovo ricorso al Tribunale amministrativo. Nei mesi scorsi i giudici baresi avevano sospeso l'ordinanza di chiusura delle scuole pugliesi. Risultato che l'associazione dei consumatori ora punta a incassare nuovamente. «Una ordinanza che non ha né capo, né coda - tuonano gli avvocati Alessandra Cancelli e Piero Mongelli a mezzo nota congiunta - Parte dalla variante inglese senza indicare le incidenze attuali, passa dalla necessità di vaccinare i professori quasi che la vaccinazione impedisca loro di fare i professori, per poi giocare sulle percentuali di protezioni dal virus della sola prima iniezione prevista per cui la vaccinazione non garantirebbe neanche una protezione globale (non si comprende poi che protezione darebbe alla tanto temuta variante inglese) e giungere al tavolo sindacale che ritira lo sciopero perché si è di fatto concesso ai dirigenti scolastici il potere di decidere chi ha il diritto di andare a scuola in presenza e di chi no».

I legali dell'associazione consumatori, poi, rimarcano: «Mentre il presidente Draghi chiede di dare priorità alle scuole e si mettono in luce i rischi della didattica a distanza, dell'abbandono scolastico e del minor apprendimento, il governo regionale mette in campo la chiusura totale della scuola. Il Codacons si rivolgerà al Tar di Bari e ha già avviato una colletta per finanziare il pagamento delle spese processuali».

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