Medici assunti al Pronto soccorso si licenziano dopo una settimana: «Troppo lavoro»

Medici assunti al Pronto soccorso si licenziano dopo una settimana: «Troppo lavoro»
di Maddalena MONGIÒ
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Martedì 14 Gennaio 2020, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 11:21
Assunti da pochi giorni, ma lasciano subito: tre medici su cinque e il Pronto soccorso di Lecce si ritrova con un organico ridotto. Un'altra volta. E nonostante l'Asl Lecce avesse provveduto alle chiamate anche per far fronte all'allerta influenza.
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Subito dopo le critiche. «Troppo comodo dimettersi dal pronto soccorso». È la convinzione del presidente dell'Ordine dei medici di Lecce, Donato De Giorgi, dopo le repentine dimissioni dei tre medici arruolati dall'Ufficio convenzioni della Asl di Lecce. I medici sono entrati formalmente in servizio lo scorso 1° gennaio all'ospedale Vito Fazzi di Lecce, dopo alcuni giorni di formazione hanno iniziato i turni. Ma, tra il primo e il secondo giorno, tre dei medici hanno detto “no, grazie”. Sono entrati e usciti come da una porta girevole.

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I turni in Pronto soccorso al momento sono comunque coperti e la Asl sta già provvedendo alla sostituzione dei medici, ma certo la rinuncia di tre su cinque apre a molte riflessioni. «I colleghi che stanno in Pronto soccorso fanno un lavoro difficile e non sono protetti da nulla premette De Giorgi e mi riferisco alle responsabilità medico-legali, alle violenze verbali e a volte anche fisiche che subiscono, alle prospettive di futuro. Molto spesso quello del Pronto soccorso è visto come un momento di passaggio nella vita professionale, da abbandonare appena possibile per concretizzare altre ambizioni, altre aspettative. Questa è la prima considerazione. Per quanto riguarda le guardie mediche ritengo che l'organizzazione di questo servizio debba essere completamente rivisto. A febbraio, come Ordine, faremo gli Stati generali della Continuità assistenziale proprio per discutere delle criticità, ma anche della funzionalità di questo servizio».

I vertici dell'Ordine stanno elaborando una proposta da sottoporre ad Asl e Regione, ma un punto fermo e non da ora riguarda l'accorpamento, almeno nelle ore notturne delle guardie mediche. «Non servono 92 guardie mediche afferma De Giorgi almeno nel turno di notte dovrebbero essere concentrate in pochi centri con la compresenza di almeno sei medici. Potrebbero funzionare da vero e proprio pronto soccorso per i codici bianchi, oltre a fare le visite domiciliari. Il servizio fu istituito perché non si sapeva come impegnare tutto il numero di laureati che ogni anno usciva dalle facoltà di Medicina. Da allora sono cambiate tante cose e le esigenze di assistenza e cura sono mutate».

De Giorgi non è convinto che la Guardia medica oggi continuità assistenziale così come è organizzata sia utile. D'altra parte, lo certificano i dati dei pronto soccorso che chiamano in causa sia la guardia medica che i medici di famiglia visto l'alto flusso di codici bianchi e verdi verso i pronto soccorsi (circa il 75% degli accessi è riferito a casi di bassa criticità). Una questione ciclicamente dibattuta che non ha ancora trovato una risposta perché si tratterebbe di mettere in discussione modelli radicati.

«Non sono affatto convinto che la Guardia medica, organizzata in questo modo serva a qualcosa ribadisce De Giorgi e quando di cerca di utilizzarla in situazioni quali sono quelle dei pronto soccorsi si verifica poi il caso di dimissioni più o meno veloci, ma non è giusto lasciare che pochi facciano il lavoro in trincea. D'altra, i giovani colleghi che escono dalle università senza una preparazione sul campo, ma solo teorica, incontrano difficoltà oggettive. Per questo, in accordo con la Asl, abbiamo organizzato dei corsi per dargli quelle conoscenza di base sulla pratica della professione».
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