Processo “Sesso e favori”, tre anni di calvario, dall'arresto all'assoluzione. Parla il primario Rollo: «Salvo vite ogni giorno eppure ho pensato di privarmi della mia»

Processo “Sesso e favori”, tre anni di calvario, dall'arresto all'assoluzione. Parla il primario Rollo: «Salvo vite ogni giorno eppure ho pensato di privarmi della mia»
di Maddalena MONGIò
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Domenica 24 Gennaio 2021, 08:31

«Salvo vite ogni giorno eppure ho pensato di privarmi della mia». Nel giorno felice della sua assoluzione il direttore del reparto di Ortopedia del Vito Fazzi di Lecce, Giuseppe Rollo non trattiene l'emozione e ricorda il mare tempestoso in cui ha dovuto navigare dal giorno della notifica degli arresti domiciliari di dicembre di tre anni fa. Quattro mesi ai domiciliari interrotti dopo che la Corte di Cassazione annullò l'ordinanza di custodia cautelare. Per lui il pm del processo celebrato a Potenza aveva chiesto quattro anni e mezzo.
Direttore Rollo, si aspettava questo epilogo o ci sperava?
«Si è chiusa bene, come è giusto che sia: non riuscivo a darmi pace. La giustizia ha bisogno dei suoi tempi, ma questi corrispondono alla sofferenza di chi viene giudicato o indagato. Sotto il profilo giudiziario ero tranquillo perché non ho fatto nulla e per questo non ho mai chiesto il rito abbreviato e men che meno ho mai pensato di patteggiare, avrà pure certa valenza questo. Quando i miei legali mi hanno comunicato la notizia dell'assoluzione ero in sala operatoria. Gli avvocati sono stati molto bravi e soprattutto mi hanno sostenuto nel momento più drammatico del mio crollo psicologico. Ho ricevuto tante telefonate e tutti mi hanno ribadito che non hanno mai creduto alle accuse che mi venivano fatte, ma di questo dovevano convincersi i giudici».
Che idea si è fatta della sua vicenda giudiziaria?
«Hanno fatto un calderone per corruzione e la legge prevede una condanna di sei anni e mezzo, poi hanno decurtato due anni perché ero incensurato e il pm ha fatto la richiesta di condanna convinto che fossi colpevole di corruzione in atti pubblici. Hanno costruito un palcoscenico e non hanno ritenuto di stralciare prima la mia posizione. Sono stati bravi gli avvocati a spiegare l'estraneità totale».
Qual è stato il momento più brutto di questa vicenda?
«Quando mi hanno notificato gli arresti domiciliari per un'accusa di cui non sapevo niente. La sofferenza provata non si può quantificare. Ora posso dire cosa prova un uomo che vuole farla finita. Non è bello vedere arrivare una mattina tre signori che ti dicono che devono arrestarti. Come tutte le mattine mi stavo organizzando il lavoro e mi sono ritrovato una disgrazia del genere. Mi è crollato il mondo addosso e ho dovuto fare i conti con la solitudine, anche se stai in casa in quel momento sei l'uomo più solo della terra. Ho rivisto la mia vita condotta senza aver mai fatto nulla di male e l'accusa infondata che mi era piovuta addosso».
 

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