Scontri con la polizia: 88 No Tap condannati a 77 anni

Scontri con la polizia: 88 No Tap condannati a 77 anni
di Erasmo MARINAZZO
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Venerdì 19 Marzo 2021, 22:33

Si sono chiusi con 77 anni di reclusione inferti ad 88 dei 126 imputati i tre processi sulle contestazioni ritenute violente o non autorizzate contro la costruzione del gasdotto Tap di Melendugno in contrada San Basilio. Per la Trans Adriatic Pipeline è stato disposto il risarcimento dei danni nel processo sugli assalti al cantiere ed alla sede di Lecce.

GLI EPISODI CONTESTATI

Fra gli episodi che i processi hanno condannato, anche quello delle scritte con la vernice a spray lasciate sui muri del centro storico di Lecce durante la manifestazione del 16 marzo del 2018. Le proteste contro il segretario della Lega, Matteo Salvini, nel corso della visita a Martano del 15 febbraio 2018, le aggressioni al cantiere di San Basilio contro le strutture, i mezzi e le forze dell’ordine, nonché i lanci di uova piene di vernice colorata nei cortei anti Tap tenuti in città. Il giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, Pietro Baffa, ha ritenuto gran parte degli imputati responsabili delle accuse contestate nelle indagini condotte dalla Procura di Lecce con i poliziotti della Digos.

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DELUSIONE E PROTESTE IN AULA

Delusione e qualche protesta di una parte degli imputati e degli attivisti del movimento No Tap al termine della lettura dei dispositivi delle sentenze nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola.

LE CONDANNE

Le condanne sono andate in gran parte oltre le richieste del pubblico ministero Maria Consolata Moschettini. Ed hanno riguardato i processi distinti in tre blocchi: il primo sulla violazione della zona rossa attorno al cantiere in costruzione durante la manifestazione del 9 dicembre del 2017. Il secondo le proteste dell’8 dicembre del 2018, con danneggiamenti delle recinzioni metalliche del cantiere fissate sui new jersey, i gesti offensivi alle forze dell’ordine, le scritte “morirete della stessa malattia che ci date”, “Odio Tap” e “Tap politica massoneria stessa porcheria” ed infine l’accensione di fumogeni.

Il terzo filone quello più significativo perché si è occupato di 78 episodi rilevati in 15 manifestazioni, anche quelle non autorizzate. Le manifestazioni del 24 novembre e dell’8 dicembre 2017; del 18 gennaio; 7, 9 e 15 febbraio (quest’ultima in occasione della presenza a Martano del segretario della Lega, Matteo Salvini) 2018; del 2, 8, 16 (a Lecce i muri imbrattati di scritte con la vernice spray), 17 marzo; del 4, 11, 14, 19 aprile; del 10 maggio e del 19 giugno. Nel dettaglio la manifestazione non autorizzata a Lecce del 24 novembre 2017 con lanci di uova piene di vernice contro la sede di via Templari della Tap e contro le forze dell’ordine. La manifestazione dell’8 dicembre 2017 con lanci di uova, l’aggressione alle forze di polizia scagliando e ciclamini presi da una fioriera di via Templari, colpi di bastone, il lancio di una bottiglia ed di un oggetto voluminoso non meglio indicato e con un manifestante che cercò di sottrarre la fotocamera ad un fotografo. Ed ancora: la manifestazione del 18 gennaio 2018 a San Basilio con i tentativi di bloccare l’ingresso agli operai nel cantiere con le pietre messe al centro della strada ed i furgoni riempiti di calci e di pugni. Vengono contestate anche offese alle forze di polizia, danneggiamenti ai mezzi di lavoro (due furgoni ed uno escavatore) ed altro. Nessun assoluzione in questo troncone del processo. Condanne anche per le manifestazioni di dissenso alla campagna elettorale di Salvini il 15 febbraio del 2018 a Martano nell’oleificio Alea: lanci di uova, offese, fumogeni, lancio di sassi, blocco del traffico e di alcune persone interessate alla manifestazione elettorale, muretti a secco danneggiati ed offese alle forze dell’ordine. Stesso orientamento per le scritte con la vernice spray lasciate il 16 marzo 2018 in viale Oronzo Quarta, viale Gallipoli, via Cairoli, via Duca degli Abruzzi, via Cavallotti angolo via 47esimo Reggimento Fanteria e sul palazzo delle Poste di piazza Libertini. Quindici giorni il termine indicato dal giudice per depositare le motivazioni delle sentenze. E da quel momento guarderà al processo d’appello il collegio difensivo formato, fra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Milli, Francesco Calabro, Alessandro Calò e Giampaolo Potì.

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