Premio di maggioranza: tra 24 ore la verità
per il governo Salvemini

Premio di maggioranza: tra 24 ore la verità per il governo Salvemini
di Francesca SOZZO
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Martedì 18 Luglio 2017, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 14:10
Saranno ore decisive, le prossime, per l’amministrazione Salvemini. È infatti attesa per domani mattina la decisione della Commissione elettorale che ha terminato i lavori di verifica sui registri - lavorando anche nel fine settimana - e che oggi è alle prese con il verbale da stilare che conterrà la decisione della commissione presieduta dal giudice Alcide Maritati.
Alla commissione spetta l’ultima parola sugli eletti in Consiglio comunale, la ratifica (o meno) del risultato ottenuto, dalle coalizioni e dai singoli, alle urne. Così come alla commissione spetta la decisione di assegnare il premio di maggioranza.
Al momento l’ufficialità - quella delle percentuali delle urne dell’11 giugno - assegna il premio di maggioranza al centrodestra che ha ottenuto il 52,6% di preferenze (voti validi 50,04%) con il candidato sindaco Mauro Giliberti ottenendo così 17 seggi contro i 14 conquistati dalla coalizione del sindaco Carlo Salvemini che in questo caso si troverebbe senza la maggioranza numerica in Consiglio: la famosa anatra zoppa. Governare per Salvemini diventerebbe difficile sebbene anche il centrodestra nelle scorse settimane abbia più volte invocato la correttezza amministrativa nel bene della città. Dunque il governo Salvemini non dovrebbe essere in pericolo.
Ma esiste anche la possibilità che la commissione elettorale assegni a Salvemini il premio di maggioranza garantendo la governabilità della città. La decisione, in quest’ultimo caso, si baserebbe sull’interpretazione della legge in base al principio di governabilità introdotto da una sentenza del Consiglio di Stato del 2017 che si rifà ad una sentenza della Corte di Cassazione del 2014 e secondo cui, nei Comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, nel “computo del cosiddetto premio di maggioranza, dovendosi effettuare un secondo turno, nella nozione di voti validi vanno calcolati anche i voti riportati dai candidati sindaci in tale turno e non solo quelli conseguiti dalle liste collegate al primo turno”. Un’interpretazione che, qualora dovesse essere applicata, porterebbe il centrodestra a fare ricorso per ottenere il 60% dei seggi in Consiglio. Al momento, come detto, i numeri dicono che Salvemini può contare su 14 consiglieri comunali (i 10 del centrosinistra e i 4 assegnati, dopo l’apparentamento, alle liste di Alessandro Delli Noci); 17 invece, come detto, gli alfieri del centrodestra; un seggio infine al candidato sindaco Fabio Valente del Movimento Cinque Stelle.
 
A sostenere che Salvemini dovrà avere a che fare con l’anatra zoppa è il giurista Pietro Quinto che è intervenuto sull’argomento sulla rivista scientifica “LexItalia”. L’avvocato Quinto ha esaminato la recente sentenza del Consiglio di Stato (maggio 2017), che, pur riferendosi per il calcolo dei voti validi anche ai voti conseguiti dal sindaco nel turno del ballottaggio, non modifica i criteri applicativi dell’articolo 73 del Testo unico della Legge Comunale, secondo cui al sindaco eletto al secondo turno è attribuito il premio di maggioranza del 60% a condizione che nel primo turno una lista o raggruppamento di liste non abbia conseguito la maggioranza di voti validi espressi nel medesimo turno. Secondo l’avvocato infatti avendo Giliberti e la sua coalizione superato - al primo turno - il 50% di preferenza, il premio di maggioranza non può che essere assegnato al centrodestra.
Ma a fronte di una legge che lascia spazi alle interpretazioni, domani sarà la commissione elettorale ad avere l’ultima parola. E in ogni caso, dalle urne, la battaglia tra centrodestra e centrosinistra sembra destinata a spostarsi nelle aule del tribunale.
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