Casa a Porto Cesareo: interrogazione del M5S contro il procuratore aggiunto Mignone
L'Anm: "Attacco strumentale a magistrato integerrimo"

Casa a Porto Cesareo: interrogazione del M5S contro il procuratore aggiunto Mignone L'Anm: "Attacco strumentale a magistrato integerrimo"
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Mercoledì 20 Febbraio 2019, 14:09 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:59
Il caso della concessione demaniale chiesta dal magistrato Elsa Valeria Mignone finisce in Parlamento: sei parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno presentato ieri un'interrogazione ai ministri delle Trasporti e dell'Ambiente su una vicenda che riguarda il litorale di Porto Cesareo. Il punto di partenza, come si legge nell'interrogazione, è l'affissione all'albo pretorio del Comune, lo scorso 28 giugno, "dell'avviso di pubblicazione domanda di concessione demaniale marittima relativamente alla richiesta della dottoressa Elsa Valeria Mignone, presentata per conto proprio e degli altri soggetti interessati, tesa ad ottenere il rilascio della concessione per un'area demaniale marittima di circa 42,60 metri quadrati, in località Scalo di Furno-Bacino grande, allo scopo di mantenere una porzione di fabbricato a tre piani e relativo giardino di pertinenza". I sei parlamentari sono Emanuele Dessì, Agostino Santillo, Alessandro Riccardi, Patty L'Abbate, Primo Di Nicola, Arnaldo Lomuti, Maria Domenica Castellone.
 
La Mignone, si legge nell'interrogazione, "è a tutt'oggi è proprietaria dell'immobile costruito in parte su suolo demaniale. E la stessa Mignone - attualmente procuratore aggiunto - in data 6 novembre 2018, secondo quanto scrivono i parlamentari pentastellati, "ha inoltrato, alla Capitaneria di porto di Gallipoli, alla Direzione regionale Puglia e Basilicata dell'Agenzia del demanio, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Provveditorato di Bari per l'ufficio Genio civile, una richiesta di sollecito alla conclusione dell'istanza di sdemanializzazione presentata con nota del 21 dicembre 1978 e acquisita in pari data al protocollo della Capitaneria di porto di Gallipoli. Si apprende dalla richiesta di sollecito che dopo 41 anni si insiste ancora nell'ottenere la sdemanializzazione". 

Fin qui la cronologia ricostruita dai parlamentari. Nell'interrogazione si fa riferimento anche al fatto che "l'immobile è costruito all'interno del sito archeologico di Scalo di Furno-Bacino grande, area di grande pregio ambientale sottoposta a vincolo di inedificabilità assoluta, disti 76 metri dal nucleo centrale del sito stesso e 13 metri dal mare". E sempre nell'interrogazione viene sottolineato che "la dottoressa Mignone è procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Lecce presso la quale è preposta, tra l'altro, al perseguimento dei reati ambientali".

L'interrogazione dei pentastellati si chiude con una triplice richiesta: "Se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti sopra esposti; se, nell'ambito delle proprie competenze, vogliano valutare l'opportunità di adottare iniziative in relazione a quanto descritto;  se e quali iniziative, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano assumere, al fine di arrestare il fenomeno dell'abusivismo edilizio e della cementificazione selvaggia, che arreca gravi danni al territorio, all'ambiente, alla convivenza civile e al concetto stesso di legalità".

Lunga e articolata la difesa della Mignone, attraverso una nota dell'avvocato Saverio Sticchi Damiani: "L'immobile sito in Porto Cesareo è stato legittimamente assentito con licenza di costruzione del 31 ottobre 1962 ed è stato realizzato conformemente al progetto assentito. Una delle unità immobiliari realizzate è stata, successivamente, acquistata con regolare atto norarile del 1969, dal padre della dottoressa Mignone. Soltanto nel 1970 - prosegue il legale - la Capitaneria di porto ha accertato che una ridotta porzione dell'area di sedime dell'immobile ricadeva in uno spazio demaniale. A valle di tale accertamento, i proprietari dell'epoca, con istanza del settembre 1970, poi reiterata nel 1978, a seguito del parere favorevole del ministero della Marina mercantile, nel senso che 'la zona non interessa i pubblici usi del mare', avanzavano formale richiesta di sdemanializzazione dell'area, in esito alla quale venivano acquisiti i pareri favorevoli da parte di tutti gli enti preposti: tale procedimento è ancora in corso e la sua definizione è stata sollecitata, da ultimo, con istanza del 6 novembre 2018".

E arriviamo dunque ai giorni nostri. Aggiunge infatti l'avvocato Sticchi Damiani che "in data 1 maggio 2014 la dottoressa Mignone subentrava, a seguoto della dipartita della propria madre, nella titolarità dell'immobile e, dopo specifica istanza, nella titolarità del rapporto concessorio provvedendo regolarmente al pagamento dei canoni. La concessione demaniale numero 19/2007, rilasciata in favore della madre della dottoressa Mignone, riporta un timbro attestante la proroga della concessione medesima sino al 31 dicembre 2020".

Quindi la conclusione, netta: "Così ricostruiti i fatti, non è dato comprendere le ragioni per cui oggi, a distanza di oltre 50 anni dalla realizzazione dell'immobile, con una prospettazione in fatto assolutamente errata e fuorviante, venga posta all'attenzione pubblica una simile vicenda".

La Giunta pugliese dell'Anm difende il procuratore: contro di lei un attacco strumentale
        
           Con riferimento all’atto di sindacato ispettivo n 4-01278 indirizzato ai Ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dai Senatori Dessì, Santillo, Riccardi, L’Abbate, Di Nicola, Lomuti e Castellone ed avente per oggetto una recente richiesta di sollecito formulata dalla Dott.ssa Elsa Valeria Mignone in relazione ad un’istanza di sdemanializzazione presentata nel lontano 1978 in riferimento ad un immobile in Porto Cesareo a lei appartenente, la Giunta distrettuale dell’ANM osserva quanto segue.
          L’interrogazione parlamentare sottintende l’esistenza di un qualche abuso sul demanio marittimo, laddove è di pubblico dominio che l’immobile in questione, risalente ai primi anni sessanta, è stato ricevuto in eredità anni addietro dal Procuratore Aggiunto della Repubblica Dott.ssa Elsa Valeria Mignone.
          Ci si chiede, pertanto, per quale ragione si sia voluta rendere pubblica la vicenda di un immobile costruito da terzi più di 50 anni or sono e pervenuto in eredità alla collega Mignone che nulla ha fatto se non chiedere l’esito di precedenti istanze di sdemanializzazione di una minuscola porzione di esso, risalenti addirittura agli anni settanta.
          Trattasi all’evidenza di iniziativa strumentale che, proprio nel momento in cui l’Ufficio di Procura di Lecce ha promosso, fra l’altro, una serie di iniziative volte a tutelare il territorio ed il demanio marittimo delle marine leccesi, lede l’immagine del Procuratore Aggiunto, magistrato integerrimo, coraggioso e notoriamente impegnato nella salvaguardia dell’ambiente, che, senza subire alcun condizionamento, ha sempre fatto e continua a fare il suo dovere.
         
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