Porto Cesareo, 50 anni di devastazione: in attesa 9.500 domande di condono

Porto Cesareo, 50 anni di devastazione: in attesa 9.500 domande di condono
di Francesco DE PASCALIS
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Sabato 10 Agosto 2019, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 12:48

Se c'è una piaga che nel corso degli ultimi 50 anni, dati e numeri alla mano, ha letteralmente flagellato, lo splendido territorio costiero di Porto Cesareo e delle sue marine, da La Strea a Punta Prosciutto passando sopratutto per Torre Lapillo, è stato l'abusivismo edilizio. Basta una dato per tutti: in giacenza ci sono ancora quasi 10mila pratiche di condono. Senza tener conto, naturalmente, che ci sarà anche chi ha deciso di non autodenunciarsi.

Il Comune, precedentemente ricadente nel territorio di Nardò, assunse la propria autonomia territoriale nel 1974. Solo due anni dopo, precisamente nel 1976, alcuni studi urbanistici, affermarono e stimarono con certezza che circa il 50% dei fabbricati esistenti, era abusivo. Un fenomeno sviluppatosi sopratutto nel periodo successivo al boom economico degli anni Sessanta, in cui per una famiglia salentina la seconda casa al mare era da considerarsi quasi uno status simbol. Una storia che nel corso del tempo ha macchiato questa marina, oggi una delle più frequentate della penisola, grazie a spiagge bianche e mare cristallino incastonato lungo i 15 chilometri di costa.

Passi in avanti comunque ne sono stati fatti: infatti Porto Cesareo, che oggi si fregia delle 5 vele Blu di Legambiente e del Touring Club italiano, nel 2003 si vide invece attribuita sempre dal Cigno Verde nazionale, guidato allora da Carmine Realacci, la bandiera nera per il triste primato italiano dell'abusivismo edilizio. Un fenomeno grave, che portò l'antropizzazione del sistema naturale nella zona costiera, avvenuto con una dinamica esponenziale. Sistema naturale e sistema antropico che ancora oggi purtroppo, si trovano spesso in una forte situazione di tensione, con dune scempiate ed erosione costiera. Il paesaggio poi, nonostante l'impegno dell'ultimo lustro, da parte di amministrazioni regionali, provinciali e locali, oltre che di associazioni ambientaliste, appare più di qualche volta disarmonioso e disarticolato, con lembi di natura residui incastonati nel tessuto urbano.

A dirlo, come detto, sono i numeri che raccontano in tutta la loro evidenza come la situazione appare ancora più critica, soprattutto se si considera che, su un territorio di circa 3.500 ettari, circa 800 sono classificati come siti d'importanza comunitaria (S.I.C., secondo la Direttiva Habitat), con circa 1.100 ettari che rientrano nella Riserva Naturale Orientata Regionale Palude del Conte e duna costiera, di recente istituzione, e la linea di costa è a contatto con l'Area Marina Protetta Porto Cesareo, istituita con decreto del Ministero delle politiche ambientali e del mare nel 1997. Numeri e dati estrapolati anche dagli uffici comunali che con ancora più forza e evidenza raccontano dell'ignoranza umana che ha perpetrato ai danni di un territorio splendido e baciato dalla natura.

Nell'ufficio condoni del Comune jonico, infatti, basti pensare che ci sono la bellezza di ben 7.419 istanze riferenti alla legge 47 del 1985 per abusi commessi e ultimati entro il primo ottobre del 1983. Altre 1.345 richieste di sanatoria (articolo 39 della legge 724) per abusi commessi entro 31 dicembre 1993, 416 istanze riferenti alla legge 326 del 2003. Per un totale pari a 9.506.

Sul fronte opposto, quello degli abbattimenti, invece, gli interventi non superano il conto che si può fare con le dita di due mani: meno di dieci. A questi vanno sommati alcune demolizioni eseguite dai responsabili stessi dell'abuso, quando la sentenza di condanna e demolizione è divenuta definitiva. Tipo ampliamenti o piccole costruzioni rispetto alle quali i proprietari hanno compreso che sarebbe stato peggio, attendere l'esecuzione da parte dell'autorità giudiziaria. Tra gli abbattimenti più importanti degli ultimi mesi sicuramente da menzionare la demolizione e bonifica, di una grande area sita a nord di Torre Lapillo, occupata abusivamente per la costruzione di parcheggi e autocaravan, sita a ridosso di un cordone dunale bellissimo. Operazione condotta e completamente eseguita dal comune di Porto Cesareo. Un segno importante di inversione di rotta, al pari del sistema di videosorveglianza del territorio, istituito con fondi comunitari, nazionali e comunali, e gestito dall'Amp Porto Cesareo denominato Torri Costiere vedette di legalità.

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