Cara pizza, da Briatore al Salento. I pizzaioli: «Non meno di 5 euro»

Cara pizza, da Briatore al Salento. I pizzaioli: «Non meno di 5 euro»
di Roberta GRASSI
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Giugno 2022, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 21:29

Più che Margherita, davvero capricciosa. E parecchio salata. La trovata dell'imprenditore del lusso Flavio Briatore ha suscitato reazioni di vario tipo. Indignate, alcune. Ammirate, altre.
Dopo giorni di dibattito, dopo ore di polemiche, si è giunti a un verdetto: per ottenere una pizza di qualità non è assolutamente possibile scendere sotto una certa cifra. E questa cifra è: 5 euro, per la pizza basic, la più nota al mondo.

I pizzaioli


Suscettibile di aumenti, in caso di impasti speciali, condimenti a chilometro zero, ingredienti di qualità e location da urlo. Tutto ha un costo, tutto si paga. Se l'iniziativa di Briatore, che ha proposto una pizza con il Pata Negra (famoso prosciutto iberico molto poco cheap) a 65 euro, è stata accolta con stupore, c'è chi a Lecce (e nel Salento) ridimensiona ogni possibile reazione di sdegno: «Non ha tutti i torti Briatore. Può agire imprenditorialmente come meglio ritiene, se vuole fornire un prodotto e un servizio di qualità. A prescindere da tutto, ha fatto sì che si affronti con estrema serietà e responsabilità un tema importante, quello dei costi delle materie prime e del lavoro, di un certo tipo di lavoro», spiega Marco Paladini, presidente dell'associazione maestri pizzaioli gourmet salentini nonché ristoratore dell'omonimo locale.
«Una pizza non costa meno di 1 euro e 70 centesimi al produttore.

Ma la cifra va moltiplicata per tre, includendo materie prime, tassazione e guadagno. C'è poi la location, gli investimenti fatti. La manodopera. E i prodotti aggiuntivi: un etto di prosciutto di qualità, costa almeno 2 euro e cinquanta centesimi. Cenare con una pizza in un locale elegante, non comporta gli stessi costi di assaporarla in un take away».


«Quando parliamo di pizze di qualità - spiega Andrea Godi, titolare del 400 gradi, tre spicchi Gambero Rosso - possiamo riferici a diverse tipologie di pizza. Dipende dall'impasto. Poi c'è il pomodoro pelato, il basilico e l'olio extravergine d'oliva. Sono prezzi che oscillano, soprattutto in quest'ultimo periodo. Per una Margherita di altissimo livello, in una location importante e per lo più in una città, non si dovrebbero spendere meno di 6 euro. I professionisti devono affrontare molte spese, incluse le tasse e i consumi».


Insignito dei due spicchi Gambero Rosso, Davide Cavalera, opera alla pizzeria La Corte di Gallipoli, dove la pizza la si serve anche con i famosi gamberi viola, rigorosamente crudi.
«È vero che una Margherita non può scendere al di sotto di un certo costo. Ogni piatto preparato in cucina, ha un suo prezzo che non può prescindere dagli ingredienti che si sceglie di utilizzare e dalla loro qualità. Ci sono vari fattori che determinano il prezzo finale: tra questi anche il servizio che si offre al cliente, il locale, il luogo in cui si trova, se in centro o periferia. Come viene impostato il locale. Un piatto o una pizza non possono avere limiti di costo. Resto dell'idea, però, che la Margherita che ha fatto la storia e che viene scelta da tutte le fasce, con un food cost di circa 2 euro, è normale che non possa essere offerta a meno di 6 euro».


Altra storia sono le gourmet, che partono dai 10 euro per salire di quotazione a seconda dell'inventiva dello chef. Quanto al gusto, lì si tratta di valutazioni del tutto personali. C'è chi ha sostenuto che il Pata Negra non sia per nulla adatto alla pietanza, e chi invece va matto per l'ananas o il guacamole. E chi, pur di scattare un selfie da Briatore, sarebbe disposto a spendere una fortuna: 65 euro o anche più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA