Più poveri con la pandemia: uno su due senza buoni spesa

Più poveri con la pandemia: uno su due senza buoni spesa
di Leda CESARI
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Venerdì 2 Aprile 2021, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 12:58

La speranza, adesso, sono quei 155 milioni di euro annunciati dal Governo Draghi. Serviranno il rinnovo dei bonus spesa, e andranno ad aggiungersi ai 400 milioni messi di recente a disposizione dei Comuni per aiutare a fare scorte di beni alimentari, farmaci e generi di prima necessità le famiglie in gravi difficoltà economiche per la pandemia. Che a Lecce non mancano certo. E che sono purtroppo decisamente tante, sempre di più, rispetto alle quantità di aiuti che pure arrivano per le loro necessità.

LE RISORSE PER IL COMUNE

A Palazzo Carafa, con le risorse dell'ultima tranche, sono arrivati 175mila euro, che il Comune ha inteso utilizzare per il sostegno ai nuclei familiari con figli minori. Ma, soprattutto, sono pervenute ben 1.513 richieste di aiuto, ovviamente legati ai requisiti di un Isee molto basso. Famiglie, appunto, costrette a fare i conti con la povertà che si è allargata non poco da un anno a questa parte tra lockdown, crisi economica e chiusure di numerose attività.

270 EURO PER 680 FAMIGLIE


La cifra delle risorse disponibili è stata integralmente spalmata sui bisogni di 680 famiglie leccese con una media di 257 euro ciascuna quelle in regola con i requisiti mentre altre 630 non hanno trovato risposta oltre a qualche centinaio in attesa di revisione.
Troppa alta la domanda rispetto all'offerta. Troppe le famiglie bisognose rispetto alle risorse disponibili. Risultato: il Comune è stato costretto a scegliere quelle con figli minori.
Lungo, perciò, l'elenco dei famiglie rimaste senza buoni spesa: famiglie senza minori, anziani soli, persone in quarantena, stranieri in stato di indigenza. E altre situazioni non meno drammatiche di quelle che hanno visto accolta la richiesta di buono spesa, che sono rimaste a bocca asciutta nonostante la gravità dei problemi in cui versano. Non avevano infatti diritto al bonus i nuclei familiari in cui lavorasse almeno un componente, e quelli nelle quali almeno uno dei membri avesse già avuto accesso ad altri tipi di sostegno: reddito e pensione di cittadinanza, reddito di inclusione, indennità mensile di disoccupazione, cassa integrazione; ma quest'ultima, per esempio, molte categorie di lavoratori non la vedono da mesi. Mentre la fame e bollette, si sa, si presentano alla porta più e più volte al giorno.
Molte famiglie leccesi, insomma, sono rimaste totalmente a digiuno di aiuti e hanno dovuto fare ricorso al volontariato per sopravvivere.

L'ASSESSORE: TROPPE ATTIVITÀ FERME

«Non è un bel periodo - conferma l'assessore comunale al Welfare, Silvia Miglietta - perché tante attività sono ferme e i 175mila euro dell'ultimo Decreto Ristori sono purtroppo finiti. Speriamo che arrivino presto gli altri fondi dal Governo perché il numero delle famiglie in stato di bisogno continua a crescere. Riceviamo ogni giorno telefonate su telefonate e cerchiamo di sopperire a queste esigenze con il Centro Operativo Comunale di via Giurgola, che per fortuna riesce a smistare verso queste persone generi alimentari freschi ogni giorno, perché la situazione è davvero complicata».
Si fa quel che si può. Si fa il possibile. «Anche se poi, grazie alla Caritas, alla Croce rossa e a tutte le altre associazioni di volontariato che si occupano della distribuzione di pacchi alimentari - conclude l'assessore Miglietta - crediamo che di fame, grazie a Dio, non muoia nessuno. E per fortuna sono ancora tante le aziende che sentono il dovere di donare tra panifici, pizzerie, pasticceria, supermercati, privati. La Cgil, per esempio, ci ha di recente donato un carico di uova di Pasqua per fare felici molti bambini».
Tempi sempre più difficili, insomma. Anche l'assocazione Angeli di quartiere ha problemi di overworking - super lavoro - in questi giorni e per fortuna le donazioni non mancano: di ieri quella di Federterziario Lecce, che ha completato una raccolta di beni di prima necessità consegnati all'associazione per mano del presidente Lecce, Maurizio Renna, e della segretaria generale Emanuela D'Aversa. «Un gesto piccolo ma significativo per addolcire questi giorni di festa e annullare in qualche modo le distanze che soprattutto in questo periodo diventano ancora più pesanti», commentano i promotori dell'iniziativa.
«Adesso è decisamente peggio del 2020 - aggiunge spiega la responsabile degli Angeli, Tonia Erriquez - perché dopo un anno in queste condizioni molte famiglie sono letteralmente alla fame. E in più debbono pagare affitti, bollette, rate e mille altre spese che nonostante la pandemia non si sono fermate». L'associazione, oltre a distribuire centinaia di pacchi alimentari ogni settimana e non solo a Lecce ieri l'inaugurazione di un punto di ascolto a Ruffano, dove sono state prese in carico dodici famiglie, e presto una sede anche a Calimera organizza anche collette e lotterie per racimolare somme da destinare ai bisogni non alimentari degli assistiti. E per fortuna i volontari che desiderano affiancare gli Angeli in quest'opera di incessante cura del prossimo sono in aumento: «Da quattro mesi a questa parte le iscrizioni alla nostra associazione sono aumentate del 25 per cento, e ne siamo veramente contenti e la gente sta prendendo coscienza di quanto sia necessario pensare anche agli altri, non solo al proprio orticello. Però le difficoltà aumentano, visto che la pandemia non accenna a finire, e le persone in stato di bisogno anche. E spesso si tratta di bisogno anche spirituale: temo ad esempio che in città ci siano molti anziani soli che non hanno neanche la forza di chiedere aiuto - conclude la Erriquez - problema che forse potremmo risolvere con una carta dei servizi che mettesse insieme tutte le associazioni e gli enti che si occupano di volontariato. Ma, non so perché, nessuno mi ascolta».
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