Piano Coste bocciato dai balneari: «Dati vecchi, lidi previsti sull'acqua»

Piano Coste bocciato dai balneari: «Dati vecchi, lidi previsti sull'acqua»
di Stefania DE CESARE
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Sabato 23 Novembre 2019, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 16:21

«Il Piano comunale delle coste si basa su dati non aggiornati e questo ha generato dei paradossi con una progettazione che a oggi risulta datata. Siamo pronti a un confronto, ma anche a manifestare per difendere le nostre marine». L’affondo arriva dai sindacati degli imprenditori balneari Sib Confcommercio, Federbalneari e Cna balneari che ieri mattina si sono riuniti in un incontro pubblico per discutere delle presunte incongruenze rilevate nel Piano Coste redatto da Palazzo Carafa che, seppur non ancora approvato, ha messo in crisi gli addetti ai lavori.

«Noi balneari vogliamo il piano delle coste ma non vogliamo 70 concessioni su carta inesistenti – ha sottolineato Giuseppe Mancarella, presidente di Cna Balneari -. Il piano comunale prevede concessioni che non potranno essere date perché non ci sono le condizioni di profondità di spiaggia. Abbiamo realizzato uno studio che dimostra queste criticità, errori che non possono essere accettati». La relazione tecnica presentata dai balneari, e redatta dall’ingegnere Vincenzo Lobasso, analizza tre aspetti: l’erosione costiera, l’interpretazione delle opere di difficile rimozione e la logica con cui i progettisti comunali hanno redatto il piano.

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«Il lavoro si basa su dati pubblici del Comune di Lecce e sulla metodologia dell’Ispra in modo da essere quanto più oggettivi possibili – ha spiegato l’ingegnere Lobasso -. Le norme tecniche regionali impongono dei vincoli: alcuni tratti di costa non possono essere dati in concessione agli stabilimenti per una serie di problemi tra cui l’erosione costiera. Il piano regionale delle coste, però, risale al 2011 e i dati cui fa riferimento riguardano un arco temporale che va dal 2005 al 2011». Secondo Lobasso, quindi, la pianificazione del 2018 si basa su dati che non rispecchiano più la realtà.

«Abbiamo rilevato de paradossi progettuali – ha aggiunto Lobasso -. Una decina di casi dove non c’è coerenza tra quello che oggi è la costa e quello che si delinea nel piano. Diverse nuove aree concedibili si trovano in corrispondenza di esigui tratti di spiaggia con una buona porzione dell’area ormai in acqua, mentre aree oggi in concessione a numerosi stabilimenti balneari, non sono individuate come concedibili perché la classificazione normativa li inserisce tra i tratti di costa in erosione».

All’interno della relazione sono citati alcuni casi. A Torre Rinalda, ad esempio, sono evidenziati tre casi in cui il piano coste prevede un nuovo stabilimento balneare o spiagge libere con servizi laddove l’area risulta in acqua. Tre «paradossi» anche a Torre Chianca. Tra questi il caso dello stabilimento balneare Maluha Bay: l’area in concessione al lido è individuata nel piano comunale come spiaggia libera mentre accanto è prevista una spiaggia libera con servizi, con profondità di spiaggia di 10 metri e parte dell’area in acqua. Casi analoghi anche nella zona di Montegrappa, Frigole e a San Cataldo nei pressi della Darsena.

«Il piano comunale non può non prescindere da una analisi dettagliata e aggiornata dello stato di salute della costa – ha aggiunto Mauro Della Valle di Federbalneari –. Non si può pianificare con qualche vecchio di 15 anni. Attenzione a non illudere i futuri concessionari». Le categorie hanno depositato a Palazzo Carafa la relazione tecnica e adesso «aspettiamo di essere convocati dagli amministratori per discuterla insieme e mettere a disposizione la nostra esperienza sul campo». Poi arriva l’appello per la concessione delle deroghe.

«Non avere un futuro è una tragedia.

Senza proroghe diventeremo abusivi e saremo costretti ad abbattere le strutture e riconsegnare l’arenile come lo abbiamo trovato - ha denunciato Alfredo Prete, presidente provinciale del Sib – non vogliamo fare guerre, siamo pronti al confronto, vogliamo il bene delle marine. Ma siamo anche pronti a manifestare con forza». A sostenere le richieste anche il presidente regionale Cna balneari, Toti Di Mattina: «Bisogna prorogare le concessioni demaniali fino al 2033, come previsto dalla legge di bilancio del 2018 e attendere una legge sul riordino del demanio. Non possiamo smantellare aziende che operano sul territorio».

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