Piano casa, Comuni nel caos: chi si ferma e chi va avanti

Piano casa, Comuni nel caos: chi si ferma e chi va avanti
di Andrea TAFURO
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Lunedì 24 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:39

Tutto da rifare in Puglia per il Piano casa, tornato in alto mare dopo il nuovo stop imposto dal Governo uscente. L’esecutivo Draghi, che ha impugnato la scorsa settimana la legge regionale, di fatto ha complicato i piani delle pubbliche amministrazione impegnate da fine agosto nel recepire la norma e applicarla ai propri territori, dove imprese e cittadini programmavano già i lavori di ampliamento e riqualificazione degli immobili vetusti, secondo quella che doveva essere la nuova legge di edilizia residenziale pugliese. Invece il meccanismo si è inceppato, con il caos tra pratiche e autorizzazioni ferme negli uffici. Con un altro grosso punto interrogativo che si apre con il nuovo Governo di centrodestra. Nel frattempo la maggior parte dei Comuni ha deciso di fermarsi, ma c’è chi - come Copertino - sta invece andando avanti.

La legge pugliese

Nell’intenzione del legislatore pugliese, che lo scorso 17 agosto aveva legiferato sul Piano casa, superando le proroghe del passato, gli Enti avrebbero dovuto in 6 mesi adeguarsi e consentire ai cittadini gli interventi di ampliamento degli immobili nella misura massima del 20 per cento, mentre per demolizione o ricostruzione nella misura massima del 35 per cento e comunque non oltre 200 metri cubi. Nel dettaglio della legge su cui grava oggi il ricorso del Governo, le amministrazioni comunali avrebbero dovuto individuare le zone edificate, all’interno delle aree omogenee B (parti di territorio totalmente o parzialmente edificate diverse dal centro storico) e C (zone di territorio destinate alla costruzione di nuovi complessi insediativi o con ridotto indice di fabbricabilità), caratterizzate da degrado o abbandono del patrimonio edilizio esistente, dove consentire interventi di riqualificazione ed efficientamento sugli immobili, attraverso interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione con destinazione finale di tipo residenziale, ovvero destinate ai medesimi usi preesistenti se legittimi o legittimati.
L’individuazione, poi, sarebbe poi dovuta essere approvata con apposito atto deliberativo del Consiglio comunale e la cui deliberazione, potrà consentire gli stessi interventi per gli edifici residenziali ubicati nei contesti rurali (zone omogenee E). 

L'iter burocratico

Sull’iter burocratico che si è incagliato, in Regione Puglia in queste ore si considera un passo indietro per riportare la proposta di legge al testo originale, senza gli emendamenti inseriti in Consiglio. Per fare questo l’assessore all’ambiente, Maria Grazia Maraschio, nei prossimi giorni riunirà la maggioranza di governo e incontrerà gli ordini professionali per trovare la quadra. 
Intanto, in attesa di sviluppi, la macchina amministrativa si è fermata come confermato dall’assessore alle politiche urbanistiche e rigenerazione urbana del Comune di Lecce, Rita Miglietta. «Speravamo in una legge solida, purtroppo così non è stato.

In attesa degli esiti del ricorso, quindi, il Comune di Lecce non avvierà la delibera per l’applicazione della legge regionale. Non appena il quadro della vigenza della norma sarà chiaro, e saranno fugati tutti i dubbi, l’amministrazione comunale provvederà. Ritengo che agire diversamente – aggiunge Miglietta – creerebbe solo ulteriori problemi a cittadini, tecnici e imprese, che vedrebbero così aumentare l’incertezza in un quadro già molto incerto. Non è utile in questo momento, avere fretta nell’applicazione della legge ma è importante chiarirne la sua cogenza».

I timori dei Comuni

Stop inatteso che preoccupa il comune di Melendugno, primo a Ente pugliese a deliberare sul piano “eco-casa”, ma costretto ora a tenere ferme negli uffici le pratiche edilizie. «In queste condizioni non possiamo procedere – ammette il vicesindaco Mauro Russo -. Anche se il piano è attivo, è necessario fermarsi ed attendere». 
Situazione incerta analizzata anche dall’assessore all’urbanistica del Comune di Nardò, Andrea Giuranna. «Senza entrare nel merito delle singole questioni rimesse al giudizio della Corte costituzionale, alcune delle quali mi sembrano assolutamente formali e strumentali, non posso non rilevare come questo clima di incertezza genera confusione in chi oggi è chiamato ad applicare la legge e in tutto il settore dell’edilizia. In linea del tutto generale – prosegue – sono convinto che qualsiasi norma che consenta il miglioramento, il recupero, la valorizzazione e il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente non possa che fare bene al territorio e non si ponga in contrasto con nessun interesse pubblico». 
Maggiore fiducia e volontà di andare avanti è stata espressa invece dal consigliere comunale Alessandro Nestola, presidente della commissione ambiente del comune di Copertino. «La legge regionale va chiarita ma non condivido l’impugnazione del governo. Il Piano casa può sviluppare lavoro ed economie, pertanto nella prossima commissione completeremo l’iter con l’obiettivo di deliberare nel successivo consiglio comunale».

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