Perquisizione illegittima: annullato l’arresto di una donna per droga

Perquisizione illegittima: annullato l’arresto di una donna per droga
di Erasmo MARINAZZO
2 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Dicembre 2017, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 12:27
«Illegittima la perquisizione». Secondo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Stefano Sernia, sono stati violati tre articoli della Costituzione italiana sulla libertà personale e sul diritto alla pari dignità, quando i carabinieri del Radiomobile della Compagnia di Maglie hanno arrestato a Cursi Rosanna Stampete, 44 anni, del posto (difesa dall’avvocato Dimitri Conte), con l’accusa di nascondere nel freezer 74 grammi di eroina e 13 di cocaina.
La Procura ha impugnato l’ordinanza che ha rigettato la richiesta di convalida e di emissione della misura cautelare: il pubblico ministero di turno, Milto De Nozza, ha depositato appello al Tribunale del Riesame.
Si ripropone la stessa divergenza di orientamenti fra il giudice Sernia e l’ufficio del pubblico ministero, già messo in luce ad ottobre dell’anno scorso quando lo stesso provvedimento fu adottato per un meccanico di Surbo, O.R., 30 anni: in casa i poliziotti della Squadra mobile 41 grammi di cocaina, 400 di marijuana, una pressa per le dosi, sostanza da taglio, 160 proiettili, una pistola calibro 22 e 38mila euro in contanti. Era il 6 ottobre, due giorni dopo O.R. tornò libero: il giudice Sernia accolse i motivi degli avvocati difensori Pantaleo Cannoletta e Salvatore Rollo. E non convalidò l’arresto, ravvisando l’«impossibilità di utilizzare come indizio, a base della perquisizione, una fonte anonima o una fonte confidenziale non indicata».
 
Riesame prima e Cassazione in seguito, ribaltarono quella decisione. Il caso di Cursi sembra seguire la stessa interpretazione: «Va comunque rilevato che si tratta di atti non motivati e che non consentono di cogliere le ragioni legittimanti il ricorso eccezionale al potere di perquisizione da parte della polizia giudiziaria. Dai cui atti non si colgono le specifiche ragioni che indussero a ritenere la presenza di sostanza stupefacente in quell’abitazione (l’articolo 13 della Costituzione affida al decreto di convalida un effetto “sanante” della perquisizione eseguita dalla polizia giudiziaria, sull’implicito ma ovvio presupposto che il pubblico ministero abbia operato un’effettiva verifica positiva circa la ricorrenza dei presupposti per l’esercizio dei poteri di perquisizione della polizia giudiziaria)».
Nel merito della perquisizione, il giudice ha fatto presente che la stessa abitazione fosse stata controllata al momento dell’arresto nell’operazione “Contatto” di Pantaleo De Paolis. E che non fosse stato trovato nulla. Inoltre l’indagata ha fatto presente di non usare mai il freezer dove era nascosta la droga, ma un altro. E che siccome la sua casa è munita di videocitofono, avrebbe avuto tutto il tempo di sbarazzarsi di tutta droga.
Una caso - come quello di Surbo di un anno fa - farà discutere ancora nelle aule di giustizia. Anche per stabilire se gli investigatori possano o meno utilizzare una informazione ricevuta da una fonte confidenziale, quando si tratta di perquisire una casa.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA