Pestaggi nel carcere, protesta della Polizia penitenziaria: «Solidali con i colleghi indagati, calpestato il nostro onore»

Pestaggi nel carcere, protesta della Polizia penitenziaria: «Solidali con i colleghi indagati, calpestato il nostro onore»
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Martedì 16 Giugno 2020, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 11:43
Da due giorni il personale del Reparto di Polizia penitenziaria della Casa circondariale di Lecce si sta spontaneamente astenendo dalla Mensa Obbligatoria di Servizio (MOS) in segno di solidarietà verso i colleghi dell'istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Nel carcere campano, infatti, nei giorni scorsi, sono montate violente rivolte dei detenuti, che hanno preso il controllo del reparto Danubio in segno di protesta verso presunti pestaggi avvenuti proprio fra le mura del carcere. Per quelle vicende, sono stati indagati 57 agenti della Polizia penitenziaria. 

«Quello che è accaduto ai colleghi di Santa Maria Capua Vetere, infatti, è inaccettabile: più di quaranta avvisi di garanzia - scrivono i sindacati salentini - notificati per strada ad altrettanti colleghi con modalità che offendono la dignità di chiunque, ed ancor di più per chi sa di essere l’ultimo e disperato avamposto dello Stato in quella “terra di mezzo” di cui tutti parlano, ma
che nessuno conosce quanto noi».

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«Il personale di polizia penitenziaria - proseguono - ha affrontato l’angoscia di questa emergenza sanitaria con sacrificio, senso di responsabilità e dedizione, lontano – come sempre – dai bagliori mediatici; ha respinto il default della sicurezza nelle carceri appellandosi alle proprie forze, ben sapendo di poter contare solo su se stesso; si è speso con tutte le proprie energie per evitare che accadesse l’irrimediabile per la salute e la sicurezza della comunità nazionale, ma ancora assiste ad una campagna denigratoria che si consuma da troppo
tempo ed ingenerosamente tra i vari salotti televisivi ed altre stanze del potere».

E ancora: «Sapevamo già che in pochi o addirittura nessuno ci avrebbe manifestato riconoscenza alla fine di tutto, perché da molto tempo abbiamo imparato a non nutrirci di immagine e convenevoli, ma non pensavamo di meritare quello che è accaduto. Non è possibile che non vi fosse un modo di operare diverso da quella indicibile spettacolarizzazione; un’alternativa che rispettasse le persone e che tenesse conto del principio della presunta innocenza contenuto nell’articolo 27 della Costituzione. Quello che è stato fatto a Santa Maria Capua Vetere è uno sfregio alla dignità e all’onore di ognuno di noi, in quanto persone ed in quanto uomini al servizio delle istituzioni, e va ad aggiungersi a quei “trofei di infamia” che ci vengono troppo spesso “confezionati” e che solo noi possiamo “vantare”».
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