Parà morto in caserma: indagato per omicidio un militare salentino

Parà morto in caserma: indagato per omicidio un militare salentino
di Claudio TADICINI
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Lunedì 6 Agosto 2018, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 11:13
La riapertura dell'indagine sulla morte di una giovane recluta vittima di nonnismo trascina nell'inchiesta anche un militare salentino. Si tratta del 39enne Andrea Antico, di Casarano, indagato con l'accusa di omicidio volontario in concorso insieme ad altre due persone, una delle quali finita ai domiciliari perché in procinto di prendere un volo di sola andata per gli Stati Uniti d'America.
La svolta è giunta a distanza di 19 anni dalla morte del siracusano Emanuele Scieri, giovane avvocato di 26 anni, avvenuta in una notte di metà agosto del 1999 - in circostanze ancora tutte da chiarire - al suo primo giorno di leva obbligatoria presso la caserma Gamerra di Pisa, sede del centro di addestramento della Folgore, la brigata paracadutisti dell'Esercito Italiano.
Dopo l'iniziale archiviazione del caso e le ostinate richieste di verità da parte dei familiari e degli amici dello sfortunato siciliano, la Procura di Pisa - sulla spinta della relazione presentata lo scorso anno dalla Commissione parlamentare d'inchiesta nel settembre 2017 aveva riaperto le indagini. Nei giorni scorsi l'accelerata dettata dal pericolo di fuga di uno dei tre indagati, l'ex caporale romano Alessandro Panella, di 39 anni. È l'unico ad essere stato raggiunto da una misura cautelare: dopo avere appreso la notizia dell'indagine a suo carico era pronto a partire per gli Usa.
Oltre a quello di Panella e del salentino (quest'ultimo caporal maggiore scelto, in servizio presso il 7° Reggimento Vega dell'Esercito di stanza a Rimini, nonché consigliere di minoranza nel comune romagnolo di Montescudo-Monte Colombo) nel registro degli indagati figura anche il nome del 39enne laziale Luigi Zabara che non è più un militare.
 

La morte della recluta Scieri risale alla notte tra il 13 ed il 14 agosto di quasi 20 anni. Praticante avvocato, aveva iniziato la sua esperienza da parà proprio quel giorno. Rientrato in caserma con largo anticipo dopo la libera uscita, però, di lui si persero le tracce per tre giorni finché non fu trovato cadavere nella stessa caserma - ai piedi di una torretta dismessa che veniva utilizzata per stendere i paracadute bagnati.
Secondo la Commissione d'inchiesta, Scieri fu costretto da alcuni soggetti ad arrampicarsi sulla scala della torretta di prosciugamento dei paracadute dalla parte esterna, e quindi senza alcuna protezione, avvalendosi della sola forza delle braccia, mentre uno dei suoi assassini, arrampicandosi dalla parte interna e protetta, gli pestava brutalmente le mani in modo da fargli perdere la presa. Emanuele precipitò e morì dopo otto ore di agonia. All'epoca si ipotizzò che fosse caduto accidentalmente dalla torretta o che si fosse ucciso.
Sul corpo del ragazzo i periti della famiglia riscontrarono segni e ferite - in particolare al piede sinistro e ad un polpaccio - che fecero pensare ad atti di nonnismo. Lesioni compatibili con percosse e, forse, piccole torture. Ma nessuna delle quattro indagini condotte in passato (una del Tribunale Militare di La Spezia, due della Procura pisana ed una interna) portò all'apertura di un processo. E la morte di Emanuele fu bollata come suicidio o incidente e, quindi, archiviata.
I tre risultano indagati con l'accusa di omicidio volontario, perché la giovane recluta sarebbe stata lasciata agonizzante per terra, mentre si sarebbe potuta salvare prestandole aiuto. Secondo l'accusa il giovane fu aggredito dai nonni persino mentre si trovava moribondo per terra. Poi, secondo la nuova inchiesta, i muri di gomma e l'omertà.
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