Ospedali salentini, ecco le pagelle: pochi screening e troppi ricoveri

Ospedali salentini, ecco le pagelle: pochi screening e troppi ricoveri
di Maddalena MONGIÒ
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Sabato 6 Febbraio 2021, 17:01


Ospedali e servizi sanitari in chiaroscuro con l'ombra del Covid a peggiorare le cose. Questa la tonalità che colorano le performance dell'Asl di Lecce certificate nella relazione (pubblicata in questi giorni) sulle prestazioni con cui viene stilato il piano triennale 2021-2023. Bocciati e promossi: premessa indispensabile per superare le criticità e valorizzare i punti forti. La valutazione è figlia del monitoraggio delle attività degli ospedali salentini da parte del Mes della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Dall'ottimo al buono: i giudizi lusinghieri riguardano molte voci. Promossa, ad esempio, Chirurgia con le sue varie articolazioni. Come pure valutazioni positive arriva per i tempi di attesa della Chirurgia oncologica: punto importante per le patologie più difficile.


Ma non mancano le performance dove la Asl di Lecce riceve una valutazione fortemente negativa. Pollice in giù per i troppi ricoveri dei bimbi e per quelli degli anziani, ad esempio. E in quest'ultimo caso pesa l'assenza degli ospedali di comunità (in predicato dal 2014) che dovrebbero funzionare nei presidi territoriali di assistenza e dei reparti di Lungodegenza. Una circostanza non irrilevante perché i reparti di Medicina e Pneumologia sono sempre pieni, con riflessi negativi anche sui pronto soccorso che fanno fatica a trovare i posti letto per i ricoveri e da qui che poi si genera il fenomeno dell'extralocazione. In più va considerato che il numero di anziani, nel Salento, è inesorabilmente in crescita e di pari passo cresce la domanda di assistenza e cura.


«Con riferimento all'anno precedente, la popolazione residente ha registrato nel 2020 un decremento di 4.012 unità, l'indice di vecchiaia (incidenza % della popolazione anziana sui giovani) continua a crescere, - si legge nella Relazione - confermando per Lecce il maggior valore dell'intera regione, con un + 7.65% per un incremento della popolazione anziana (over 64) di 2.449 unità a fronte di un decremento della popolazione giovane. Il progressivo invecchiamento comporta una costante crescita della domanda di prestazioni sanitarie legate alla cronicità e alla non autosufficienza. Uno studio AReSS Puglia del 2015 ha evidenziato, infatti, come a fronte del 40% di incidenza della popolazione cronica corrisponda l'80% del consumo di risorse sanitarie».
L'Asl si dà i compiti a casa, primo fra tutti il recupero dei ritardi causati nel 2020 dal Covid. In primis riportare a regime l'attività sanitaria penalizzata fortemente dalla pandemia, ma anche l'attivazione di tutti i posti letto previsti dal regolamento ospedaliero con gravi carenze per lungodegenza e riabilitazione. Va detto che negli ultimi anni la Asl sta progressivamente spostando risorse dagli ospedali al territorio, ma lo sforza ancora non basta pur essendo aumentata la spesa negli ultimi quattro anni: 1.441.830.714 euro nel 2015, 1.548.735.563 nel 2019.
Di contro la spesa del personale, dal 2010 al 2019, è diminuita di poco più di 30 milioni con un'inversione di tendenza a partire dal 2018 quando passo dai 3,9 milioni del 2017 a 400 e passa, ai 406 e spiccioli del 2019.
Le questioni da affrontare sono articolate e nel piano delle performance l'Asl si pone come meta il rafforzamento dei processi di aziendalizzazione e responsabilizzazione dei dirigenti: «La visione strategica dell'azienda è sviluppare integrazioni, alleanze e strategie sia all'interno dell'organizzazione con lo sviluppo dei processi di aziendalizzazione e responsabilizzazione della dirigenza su obiettivi e risultati, sia all'esterno per arricchire il capitale sociale esistente e migliorare l'offerta dei servizi.

Coinvolti anche i cittadini e le loro organizzazioni, le forze sociali e gli organismi di volontariato, a garanzia della legittimità, imparzialità e trasparenza dell'azione amministrativa e della umanizzazione delle cure». Questi i propositi a fronte della pagella.


Ma torniamo ai dati. Il tallone d'Achille sono ancora gli screening oncologici: mammografico, della cervice uterina, del colon retto. Sull'estensione dello screening mammografico la valutazione è decisamente negativa: 28% di chiamate rispetto alla platea delle disponibilità contro il 48% della Regione. Performance decisamente sottotono anche rispetto alle Asl confinanti di Brindisi (91%) e Taranto (744%). Percentuali gravi per il Salento: troppo poche le donne che vengono convocate per uno screening, pochi i progressi fatti negli ultimi anni. E per questa criticità pesa la carenza di specialisti. Con tendenze negative anche per lo screening della cervice uterina: un altro nodo legato ai meccanismi della prevenzione. Come pure per il colon retto - un altro dato non positivo - incide la necessità di dover aumentare i colonscopi.


Poi, c'è il capitolo ricoveri. E ci sono le altre note stonate: troppe degenze tra gli anziani, ma anche tra i bambini. Con gli ospedali salentini in territorio negativo. Tutti gli indicatori per i ricoveri sono stati segnati in rosso dal Laboratorio del Sant'Anna e l'obiettivo dell'Asl è di ridurre i tassi di occupazione dei posti letto a partire da quest'anno, Covid permettendo. Certo, c'è qualche eccezione. Una su tutte: il basso numero di ricoveri per i pazienti da bronchite acuta. La conferma che non sempre il tasso di ospedalizzazione coincide con lunghe e inutili permanenze.
In questa cornice si inserisce la riorganizzazione della rete dell'emergenza-urgenza, il miglioramento della qualità percepita dall'utenza sulle prestazioni, il potenziamento degli screening e della copertura vaccinale.
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