Piano ospedali, sos personale. «Al Salento servono 3mila unità»

Piano ospedali, sos personale. «Al Salento servono 3mila unità»
di Andrea TAFURO
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Domenica 24 Ottobre 2021, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 12:11

«La sanità a chilometro zero progettata con i 631 milioni di euro destinati alla Puglia dal Pnrr punta sull’ammodernamento delle strutture. ma non risolve la carenza di medici, infermieri e personale sanitario. Al Salento, tra medici e infermieri, servono 3mila unità».

L'allarme


L’allarme legato al nuovo Piano sanitario che nascerà dall’impiego dei fondi Pnrr per potenziare la medicina del territorio tra attivazione di cittadelle della salute, ospedali e case di comunità, arriva dal presidente dell’Ordine dei medici di Lecce, Donato De Giorgi. È il tema che, condiviso dal sindacato medici ospedalieri, s’incrocia con quello dell’annunciata riqualificazione (e non solo) degli ospedali chiusi da anni per essere riconvertiti e riaperti: un’occasione quasi unica per riammodernare strutture e investire in attrezzature, ma che rischia di scontrarsi con la carenza di personale. Camici bianchi, ma non solo. Già scarsi in alcuni reparti attuali. Per non parlare di quello che verrà da qui ai prossimi anni. Il pericolo è presto detto: contenitori che, una volta riaperti, rischiano di restare semivuoti per mancanza di personale. E, quindi, poco utilizzabili rispetto agli obiettivi prefissati.
«Ben venga l’immissione di risorse economiche per migliorare le strutture e aggiornare le apparecchiature sanitarie, ma se è solo questo il Piano per la medicina del futuro e non è supportato dall’ampliamento del personale, il nostro giudizio complessivo non può che essere negativo», commenta De Giorgi. Gli esempi non mancano e sono sotto gli occhi di tutti. Il presidente dei medici salentini mette il dito nella piaga: «Veniamo da una situazione pandemica che ha evidenziato la carenza di medici e ciò continuerà ad alimentarsi nei prossimi anni con numerosi pensionamenti in ambito ospedaliero e di medicina generale. I numeri? Sul nostro territorio, nel breve termine, serviranno circa 3mila unità tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari. In quest’ottica le linee guida del Pnrr sbagliano a non tener conto della necessità di un piano di assunzioni mirate e qualificate – aggiunge De Giorgi e il rischio maggiore che si corre entro qualche anno è di avere dei grandi contenitori privi di personale che possa renderli efficienti nella cura del paziente».

Cittadella della Salute


C’è, poi, il capitolo delle Cittadelle della salute che, ogni 30mila abitanti, dovrebbero fungere da poliambulatori di medici di base e pediatri. «La medicina non può essere solo nei numeri – conclude il presidente dell’Ordine – e così si stravolge un sistema che ha visto il medico di base recarsi al domicilio del paziente e instaurare con lui un rapporto di fiducia. Nella nuova versione si avranno strutture, sicuramente all’avanguardia, ma che spersonalizzano il rapporto umano fondamentale nella cura e nella conoscenza medica delle persone. Inoltre, le Cittadelle della salute, molto simili ai Distretti, hanno già fallito all’interno del sistema sanitario. Non sono convinto che questo Piano sia la risposta alle esigenze di sanità rappresentate dai cittadini». 
In particolare, le criticità relative alla mancanza di personale sono state riconosciuta dai vertici sanitari regionali e confermate anche dalla direzione dell’Asl Lecce. Ma finite ugualmente al centro del dibattito dei sindacati di categoria. «E’ bene intervenire sulla messa in sicurezza degli ospedali e sull’evoluzione tecnologica, ma non può bastare se non si ha personale adeguato per la gestione. La misura dei 631 milioni del Pnrr purtroppo non indirizza alcuna risorsa per il personale e questo ci lascia molto perplessi», evidenzia il segretario dell’Anaao pugliese, Giosafatte Pallotta. Il rappresentante dei medici ospedalieri vuole vederci chiaro: «Siamo curiosi di comprendere quanti medici verranno dirottati su questi servizi di medicina del territorio visto che l’organico attuale è insufficiente. Bisogna intervenire in maniera forte per evitare che le opportunità di investimenti sulle strutture con il Pnnr falliscano il bersaglio finare di venire incontro alle esigenze dei pazienti»
Cauto ottimismo sul nuovo Piano arriva invece dal presidente dell’Ordine degli infermieri leccesi, Marcello Antonazzo. «L’infermiere assumerà un ruolo da protagonista nell’evoluzione della medicina del territorio - spiega - e spetterà a noi la gestione delle strutture al fianco del medico di base responsabile clinico del caso. Siamo soddisfatti del ruolo che ci viene riconosciuto – aggiunge Antonazzo - e del grande passo in avanti compiuto dall’Asl Lecce con l’individuazione secondo range numerico - 8 unità ogni 50mila abitanti - del numero di 127 infermieri di famiglia a servizio del territorio». 
Personale carente? Difficile dire il contrario, ma per ora il presidente degli infermieri leccesi preferisce guardare al bicchiere mezzo pieno e rimandare le stime al futuro prossimo. «Inutile ora fare calcoli sulle risorse umane - conclude Antonazzo - e, quando le nuove strutture di comunità saranno pronte per l’attivazione, ci faremo trovare pronti.

Come già dimostrato durante la pandemia e la campagna vaccianle».

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