«Piano Covid sbagliato, serve centro unico»: fuoco amico in Regione

«Piano Covid sbagliato, serve centro unico»: fuoco amico in Regione
di Maddalena MONGIò
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Lunedì 13 Luglio 2020, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 22:00
Ospedale unico per il Covid. La proposta del presidente dell'Ordine dei medici di Lecce, Donato De Giorgi, si fa strada anche nelle fila della maggioranza a guida Emiliano. Che, sulle scelte per il futuro degli ospedali salentini dopo il confronto con il Ministero, perde la sua unità. A dare corpo e seguito alla richiesta di un ospedale dedicato al Covid c'è Paolo Pellegrino, consigliere regionale e presidente della Commissione sanità a Bari.

Una matassa che si complica anche politicamente. Cammina parallela, dunque, la soddisfazione di chi non gradisce la soluzione di San Cesario come ospedale Covid come il sindaco di San Cesario, Fernando Coppola, o di chi come il consigliere regionale pentastellato Cristian Casili, non ritiene soddisfacente la soluzione individuata dopo lo stop da Roma che attribuisce questo ruolo al Vito Fazzi di Lecce e al Santa Caterina Novella di Galatina.

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I dubbi, sollevati in prima battuta dal presidente dell'Ordine dei medici, riguardano la riproposta promiscuità tra reparti Covid e no Covid che, nei mesi scorsi, ha determinato focolai negli ospedali e la chiusura di Copertino. La sua posizione espressa a Quotidiano è netta: «A mio parere bisogna pensare a un ospedale infettivologo perché con le malattie infettive dovremo continuare a fare i conti e non c'è solo il Covid. Abbiamo una struttura, quella di Galatina, che poteva essere destinata a questo, ma si è scelta la promiscuità. Forse hanno prevalso scelte elettoralistiche».

Il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha indicato il piano come un primo passo: «Viene costruita una rete ospedaliera che supera i tagli resi obbligatori dalle leggi nazionali e che restituisce alla Puglia una capacità di tutela del diritto alla salute superiore al passato, distribuendo in modo equo tra tutte le province i posti letto di terapia intensiva e subintensiva».
Ma ecco la novità. Pellegrino che, dalla stessa maggioranza,, non ci sta e incalza: «La nuova mappa ospedaliera disegnata per un'eventuale seconda ondata del Covid-19 in provincia di Lecce non convince per diversi motivi. Non certo per ragioni territoriali, ma per mere esigenze tecniche e organizzative. Spacchettare i posti letto destinati alla patologia Covid, adottando una soluzione mista in più ospedali, significa non solo complicare la degenza degli ammalati ordinari esponendoli ad un potenziale rischio infettivo, ma anche rendere più difficile la gestione dell'eventuale emergenza pandemica. Si pensi, ad esempio, al personale, all'organizzazione logistica e strutturale e alla convivenza tra i distinti percorsi dedicati nonché alla funzionalità dei vari servizi connessi al trattamento della patologia Covid».
Fin qui la critica. Poi, sempre da parte di Pellegrino, la presa di posizione coincidente con quella di De Giorgi fortemente critica nei confronti della Regione: «Per questo accolgo e sostengo le legittime criticità segnalate in queste ore dal presidente dell'Ordine dei medici di Lecce il quale, giustamente, all'indomani del ridisegno romano, ha evidenziato il rischio connesso alla frantumazione dei posti letto. Naturalmente l'esclusione di San Cesario da tale rete Covid pone un'immediata esigenza di rilancio della sua destinazione a polo riabilitativo d'eccellenza dell'Asl di Lecce».

Pellegrino va oltre e chiede di attivare un unico hub a Galatina «dove da circa 40 anni abbiamo il reparto di Malattie Infettive, dotato da alcune settimane anche di un secondo laboratorio di analisi dei tamponi Covid. In queste settimane, perciò, si faccia una seria riflessione organizzativa per non lasciarci trovare impreparati dinnanzi a un possibile ritorno del Covid-19».

Dalla maggioranza all'opposizione. E qui è il consigliere Casili (M5S) a sottolineare la bocciatura delle proposte regionali: «Sull'ospedale di San Cesario il ministero della Salute ci dà ragione: il presidio non può diventare un ospedale Covid e deve rimanere un centro di eccellenza per la riabilitazione. Il cambio di destinazione voluto da Emiliano è stato bocciato dal Governo, perché considerato non adeguato a dare una risposta tempestiva ed efficace nel caso di una seconda ondata dell'epidemia, che sarebbe prevista nella fase autunnale. La decisione del Ministero rappresenta quanto chiedevamo e questa è una vittoria per tutta la comunità salentina. È stato scongiurato lo smembramento di un eccellente servizio di riabilitazione offerto presso questo nosocomio che il presidente Emiliano aveva intenzione di imporre senza un minimo confronto con i sindacati, i lavoratori, le amministrazioni locali e i cittadini, umiliando non solo tutta la comunità locale ma anche gli operatori del presidio ospedaliero».

E la comunità locale? Al sindaco di San Cesario non basta lo stop da Roma: «Abbiamo visto giusto, ma manterremo la nostra attenzione sull'ospedale perché deve tornare ad essere quel che era: un fiore all'occhiello della Riabilitazione. Vogliamo sapere quando saranno aperti di nuovo tutti i servizi. Il nostro territorio deve essere rispettato. Non gioisco per quanto avvenuto: sarebbe bastato il buon senso per evitare che il piano fosse bocciato».
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