Rifiuti organici, a Lecce il progetto privato: la palla passa a Provincia e Comuni

Rifiuti organici, a Lecce il progetto privato: la palla passa a Provincia e Comuni
di Francesco G.GIOFFREDI
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Mercoledì 31 Luglio 2019, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 13:06

Il destino, per ora, è a metà strada: chance e parziale soluzione, oppure ennesima voce nel catalogo dei progetti bloccati e cestinati? Una prima soluzione al dilemma arriverà il 3 settembre, quando si riunirà la Conferenza dei servizi in Provincia di Lecce: in quella sede si esprimeranno Regione, Provincia, Comuni di Lecce e Surbo, Arpa e Asl. In ballo c'è l'impianto privato MetApulia per il trattamento dei rifiuti organici: zona industriale di Lecce, 55mila tonnellate trattate in un anno, procedimento anaerobico con produzione di biometano e compost, abbattimento dei costi per i Comuni (risparmio stimato: 5,5 milioni in un anno). Ma soprattutto: l'impianto sarebbe una prima via di fuga dall'emergenza ormai strutturale che strozza il ciclo dei rifiuti pugliese e salentino. All'orizzonte c'è sempre il Piano regionale dei rifiuti predisposto dall'Ager, che promette di cucire una rete di impianti pubblici rendendo così la Puglia del tutto autonoma; ma il Piano è impigliato da tempo nelle maglie del Consiglio regionale. E la Puglia precipita nel caos e nei veti incrociati dei Comuni.

Il progetto privato è di MetApulia, due soci (uno dei quali salentino, ma l'eventuale esercizio dell'impianto sarà affidato a società già nel settore), primo step nel 2016, la spinta iniziale impressa dalla più elementare delle constatazioni: il deficit impiantistico pugliese, soprattutto per il compostaggio dell'organico, e l'aggrovigliata partita della localizzazione di nuovi impianti. Soprattutto nel Salento: la provincia di Lecce dirotta fuori dai propri confini i 2/3 della frazione organica prodotta, le comunità locali osteggiano nuovi impianti. Da qui, la scelta del sito alla zona industriale di Lecce. «MetApulia - si legge nel memorandum della società - sorgerà all'interno della zona industriale 2, tra la ferrovia e viale Marcello Chiatante, in un contesto già antropizzato, distante dai centri abitati e da case sparse, provvisto di capiente viabilità interna, con accessi diretti dalle principali arterie provinciali, presentando una buona prossimità (1,3 chilometri, ndr) al punto di connessione Snam». Particolare non marginale, dato che annualmente l'impianto dal processo di digestione anaerobica produrrà 4,8 milioni di metri cubi di biometano da immettere in rete.

Ieri a Bari una delegazione di MetApulia ha incontrato Gianfranco Grandaliano, commissario dell'Ager (l'Agenzia pugliese dei rifiuti che fa capo alla Regione). Un faccia-a-faccia conoscitivo e interlocutorio, per tastare il terreno. Grandaliano ha spiegato che non c'è alcuna preclusione, ma che l'impianto MetApulia non può rientrare nel Piano regionale, tarato su infrastrutture pubbliche, aggiungendo peraltro che per il fronte nord-salentino l'agenzia punta su Cavallino. Il messaggio è implicito, ma ugualmente chiaro: l'Ager (e dunque la Regione) intravede il rischio di un duplice impianto di compostaggio in un raggio ristretto. Un rischio che tale potrebbe non essere fino in fondo, innanzitutto perché i due impianti sarebbero un valido sfogatoio per bacini di raccolta limitrofi; e poi perché Cavallino è costantemente al centro di contenziosi e tira-e-molla. Ad ogni modo, sarà la Conferenza di servizi a tracciare la strada e a scegliere.

L'investimento per realizzare l'impianto privato ammonta a 20 milioni di euro, MetApulia garantisce tempi di realizzazione contingentati (un anno). Oltre ai 4,8 milioni di biometano, dalla digestione anaerobica si otterranno ogni anno 15mila tonnellate di compost per uso agricolo, utilizzando - oltre alla frazione solida dell'organico - anche 10mila tonnellate di verde strutturante.

Saranno invece 7.300 le tonnellate annue di sovvalli (il materiale di scarto) e 5.700 le tonnellate di anidride carbonica liquida prodotte annualmente. C'è poi il fattore economico: MetApulia punta a servire i Comuni dell'ex bacino Ato Lecce/1, così potenzialmente coprendo quasi per intero la produzione di organico dei 27 comuni (55mila tonnellate su 60mila), e generando un risparmio di 5,5 milioni per le casse comunali (e per le tasche dei cittadini). In che modo? Attualmente lo smaltimento dell'organico costa 185 euro a tonnellata per il Comune di Lecce, 230 nei Comuni dell'ex Ato Lecce/1: MetApulia si attesta su 100 euro a tonnellata. Nota a margine: di norma, il costo di trasporto (per viaggi oltre i 100 chilometri dal punto di produzione) è in capo al Comune ed è pari a 100 euro a tonnellata, oltre il costo di conferimento.

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