«Vaccini contro l'influenza distribuiti senza criterio»: la denuncia dell'Ordine dei medici. E c'è chi si ritrova con 35 dosi per 1.500 assistiti

«Vaccini contro l'influenza distribuiti senza criterio»: la denuncia dell'Ordine dei medici. E c'è chi si ritrova con 35 dosi per 1.500 assistiti
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Martedì 3 Novembre 2020, 11:37

Ad alcuni medici 100 dosi, ad altri 200. E il caos è servito. La denuncia dell'Ordine dei Medici di Lecce è chiara: la Asl deve fare chiarezza sulla distribuzione dei vaccini antinfluenzali fra i medici di base della provincia. «L'Ordine - scrive il presidente, Donato De Giorgi - considera molto grave la situazione che si è determinata dalla distribuzione delle dosi vaccinali da parte dell'Asl ai medici e ai pediatri di base, con incredibili carenze, inadempienze, con differenti modalità di erogazione tra colleghi e difformità rispetto a quanto a suo tempo assicurato dal direttore generale, anche in nostra presenza. Sottolineamo con forza e urgenza la necessità assoluta che la cittadinanza sia avvisata di ciò, soprattutto chi con priorità deve usufruire del servizio».

Perché ciò che sta accadendo è che i cittadini, spazientiti dai ritardi, si presentano negli studi medici reclamando risposte e montando proteste che non si sa fino a che punto possano arrivare, vista la crescente paura e la tensione diffuse nella popolazione in questa emergenza pandemica. 

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«Si rimane basiti non tanto e non solo dai gravi ritardi con cui i medici, baluardi del territorio - prosegue De Giorgi -, vengono riforniti, ma soprattutto per due evenienze inspiegabili: la diversa e arbitraria distribuzione del carico vaccinale ai colleghi, spesso non avvertiti, sempre non riforniti secondo le necessità legate al numero di assistiti che hanno in carico; situazione che stimola essa stessa ingiustificate rimostranze degli utenti a carico dei medici e non della Struttura Sanitaria responsabile; la mancata informazione ai cittadini di tali carenze (peraltro sempre possibili in un periodo particolarmente complesso e difficile).

Delegare agli stessi medici questa gravosa incombenza vuol dire non gestire adeguatamente la dignità dei colleghi, che dopo un duro lavoro si trovano soli ad affrontare una situazione di cui non hanno alcuna responsabilità, né rispetto alle carenze, né alla diversificata disponibilità delle dosi vaccinali (alcuni medici di base con un numero di assistiti pari a 1.500 si sono trovati con 35 dosi di vaccino e altri con 200 assistiti potevano disporre di 150 dosi!)».

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