Eleonora, parla la mamma dopo la condanna all'ergastolo dell'omicida: «Sentenza giusta, ma non mi restituisce né mia figlia né Daniele»

Eleonora, parla la mamma dopo la condanna all'ergastolo dell'omicida: «Sentenza giusta, ma non mi restituisce né mia figlia né Daniele»
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 8 Giugno 2022, 13:31 - Ultimo aggiornamento: 22:02

«Non poteva esserci nessun'altra sentenza se non quella dell'ergastolo. Ma giustizia non potrà mai essere fatta, semplicemente perché non potremo riavere indietro i nostri figli. Non riavremo mai fra noi Eleonora e Daniele». Rossana Carpertieri rompe il silenzio in serata nella casa di Seclì, condivisa per 30 anni con sua figlia, Eleonora Manta, dopo il pianto disperato che l'ha colta al termine della lettura del dispositivo della sentenza che ha condannato al carcere a vita l'omicida reo confesso Antonio De Marco, l'assassino della ragazza e del compagno Daniele De Santis.


Cosa ha provato in quei momenti in cui ha visto il processo con la condanna all'ergastolo?
«Una liberazione, ero troppo in ansia da diversi giorni.

Ero agitata perché aveva paura che la Corte d'Assise potesse emettere una sentenza diversa. Temevo decidesse per una pena più bassa e non cogliesse appieno ciò che aveva chiesto il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini. Quindi ero molto agitata, molto tesa fino a quando ho sentito il presidente Pietro Baffa pronunciare quelle parole. Parole liberatorie, come se mi avessero liberato dalle catene a cui mi sono sentita legata negli ultimi giorni».


Quanto incide la verità processuale sulla vita di un genitore che ha perso una figlia uccisa senza un movente?
«Ben poco, nulla direi. Eleonora, la vita in perfetta simbiosi con lei, non c'è più da quella maledetta sera del 21 settembre del 2020».


Perché la scelta di essere presente in tutte le udienze del processo?
«L'ho fatto per Eleonora, non sono mancata mai. Per un senso di giustizia nei confronti di Eleonora e Daniele, meritavano tutto e di più per il loro modo di essere e per come si approcciavano alla vita. Specialmente alla mia vita. E perché Eleonora credeva nel diritto, non avrebbe accettato la mia distanza dal processo».


Rientrata a Seclì ha fatto visita al cimitero a sua figlia?
«No, avevo bisogno di riposare per sciogliere la tensione di questi ultimi giorni. E poi non vado tutti i giorni al cimitero perché non considero quello il posto dove si trova Eleonora, la vedo girare per casa, la vedo come ero abituata a vederla non riesco a vederla dietro ad una lapide con una foto che racchiude la sua immagine. Più facile che vada a fare visita al monumento nella rotonda vicino alla nostra casa, inaugurato l'anno scorso il giorno della ricorrenza della scomparsa di quei due ragazzi meravigliosi, piuttosto che andare al cimitero. Quello lo considero un luogo di pace. Il simbolo di mia figlia».


In quella cerimonia annunciò il progetto di letture costruttive per i ragazzi. A che punto è?
«Sto aspettando che la biblioteca di Seclì si attrezzi. Voglio gestire questo progetto con l'associazione intitolata ad Eleonora e Daniele con la finalità di aiutare le persone, come ricorda Eleonora nella sua tesi sulla Mediazione familiare».
 

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