«Luana urlava “Non puoi farmi questo”. Ho chiamato i soccorsi»: le parole della vicina e l'inchiesta sull'omicidio della prof

«Luana urlava “Non puoi farmi questo”. Ho chiamato i soccorsi»: le parole della vicina e l'inchiesta sull'omicidio della prof
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Luglio 2020, 08:54

Una donna avrebbe chiamato i soccorsi la notte in cui Luana Antonazzo è stata uccisa per mano della figlia Chiara Rollo. Una telefonata fatta alla polizia prima di quella del fidanzato di Chiara. Una circostanza, riportata da Repubblica, che getta nuova luce sull'omicidio-suicidio: se l'indicazione sul luogo da cui provenivano quelle urla in piena notte fosse stata più precisa, se la pattuglia avesse cercato a fondo, Luana e Chiara avrebbero potuto salvarsi? È un interrogativo terribile, e tuttavia lecito.

Alle 6.18 di domenica mattina, racconta la donna, che abita in uno dei condomini della zona, si sono sentite chiaramente le urla. «Chiedeva aiuto, ripeteva “Non mi puoi fare questo, non mi puoi fare questo”. Ho sentito chiaramente le sue parole». Alle 6.18, dunque, mamma e figlia erano ancora vive. Oltre un'ora e mezzo dopo l'audio inviato da Luana Antonazzo al fidanzato di Chiara, nel quale la donna chiedeva aiuto perché la ragazza era diventata aggressiva. «Torna qui», aveva detto al ragazzo. Solo che lui quel messaggio l'ha sentito troppo tardi.

Ma è la vicina di casa, adesso, la persona grazie alla quale si possono ricostruire meglio quelle ore. «Ero convinta che fosse un uomo che stesse picchiando la moglie ed è quello che ho detto all'operatore che mi ha risposto e che ho ripetuto alle forze dell'ordine a cui hanno girato la mia chiamata». C'era un problema, però: «Sapevo che arrivavano da uno dei palazzi di corso Racconigi tra Largo Tirreno e piazza Marmolada, ma non potevo essere più precisa, sentivo le voci ma non vedevo le persone - racconta -. Chi mi ha risposto al telefono mi ha chiesto se nel momento in cui stavamo parlando sentissi ancora le urla. Ho risposto di no, la donna aveva smesso di urlare. A quel punto l'operatore mi ha ringraziato e salutato e io non ho saputo più nulla. Da me non è arrivato nessuno a chiedere informazioni fino ala mattina successiva. Ho visto poi la polizia entrare in cortile alle 8 quando la ragazza si è buttata dal balcone». Ora la Procura vorrebbe capire se a quella telefonata sia seguito un passaggio della pattuglia in corso Racconigli.

Dopo l'autopsia, le due donne faranno l'ultimo viaggio insieme. Le salme torneranno nel Salento per i funerali. Intanto un ulteriore mistero pesa sull'inchiesta: accanto al corpo senza vita di Luana Antonazzo, gli investigatori avrebbero trovato un biglietto: «C'è un sito con me, Chiara, nuda, fate venire fuori la verità». Un appello disperato o l'estremo tentativo di una ragazza con problemi psichici che tenta di dare un perché a una tragedia senza senso? Anche in questo caso, saranno le indagini a dirlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA