«Se l'era cercata». Il fine ultimo della ricostruzione fornita da Salvatore Carfora, 38 anni, di Torre Annunziata, nell'interrogatorio di convalida dell'arresto con l'accusa di avere ammazzato con almeno 25 coltellate l'ex fidanzata Sonia Di Maggio, 28 anni, di Rimini, la sera di lunedì scorso a Specchia Gallone, frazione di Minervino.
Lo sostiene il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce Giulia Proto, nell'ordinanza di convalida del fermo dei poliziotti del Commissariato di Otranto e della Squadra mobile della Questura.
«Se l'era cercata» perché Carfora ritiene che di Sonia potesse disporre a suo piacimento, al di là di qualsiasi obbligo di rispetto delle scelte e della libertà della persona. «Appare oltremodo sconvolgente la lucida freddezza del fermato che, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, ha raccontato gli eventi senza scomporsi», scrive il giudice nell'ordinanza. «Senza un'emozione, senza un minimo di repisiscenza. Le sue parole avevano come fine ultimo quello di evidenziare che Sonia “se l'era cercata”: era inaccettabile che fino al 27 dicembre erano stati insieme e che già due giorni dopo avesse un nuovo compagno, conosciuto all'insaputa sui social. Era inaccettabile che la donna non volesse stare più con lui, nonostante negli ultimi due mesi non l'avesse più percossa. Ed era normale per lui pretendere che la sua compagna non lavorasse perché, essendo una bella ragazza, gli uomini la guardavano. Sonia non doveva lavorare e non doveva uscire senza di lui, ma soprattutto non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo».