Omicidio Noemi, il giudice: «Fu il contesto familiare a spingere Lucio a ucciderla»

Noemi Durini
Noemi Durini
di Alessandro Cellini
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Sabato 5 Gennaio 2019, 19:10 - Ultimo aggiornamento: 19:45
Le «continue interferenze» e i «pesanti condizionamenti esercitati dal nucleo familiare» di Lucio M. «hanno avuto un peso nella decisione poi maturata» di uccidere Noemi Durini, la 16enne di Specchia morta poco più di un anno fa. Questo si legge nelle motivazioni della sentenza che ha condannato Lucio alla pena di 18 anni e 8 mesi di reclusione. E' pesante il giudizio del giudice per l'udienza preliminare Aristodemo Ingusci nei confronti soprattutto del padre di Lucio, dipinto come colui il quale «detesta Noemi e la demonizza in ogni occasione». Il ragazzo è stretto in una morsa: da un lato il rapporto intensissimo con il padre («vera e propria subordinazione», la chiama il giudice), dall'altro l'affetto nei confronti di Noemi. Ma quando capisce che lei vuole lasciarlo - per la sua gelosia, per le botte che in più di un'occasione riceve - lui fa la sua scelta. E vede solo nella eliminazione fisica della ragazza il modo per risolvere il "problema". «Di fronte all'ormai ineludibile alternativa tra sacrificare definitivamente il rapporto familiare per preservare quell con Noemi da un lato e, dall'altro, perdere la ragazza per salvare il primo, con aberrante lucidità e freddezza e senza rimorsi» decide di uccidere la ragazza. Non c'è alternativa: «Non tollera che Noemi possa essere di altri; sceglie allora, con atto di insano egoismo, di sopprimerla».

L'omicidio avviene il 3 settembre del 2017, intorno all'alba. Le modalità con cui Lucio uccise la ragazza sono ormai note: una coltellata alla nuca (con la punta del coltello che si spezzò) e alcuni colpi di pietra in testa. Poi Noemi fu sepolta, ancora viva, sotto un cumulo di pietre. Trovò la morte per asfissia. In quei momenti concitati, secondo il giudice, per Lucio «non un momento di cedimento, né un attimo di umana pietà».

Il verdetto di colpevolezza arriva il 4 ottobre: oggi, a distanza di tre mesi, sono state depositate le motivazioni della sentenza. Una volta valutato il da farsi, il legale dell'imputato, l'avvocato Luigi Rella, potrebbe decidere di impugnare la sentenza e presentare appello.
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