L'infermiere schivo e taciturno sempre in casa con la famiglia: chi è Antonio De Marco, il killer

L'infermiere schivo e taciturno sempre in casa con la famiglia: chi è Antonio De Marco, il killer
di Valeria BLANCO
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Settembre 2020, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 12:31

Così taciturno da poter essere definito introverso. Solitario, di poche parole, questo sì. Ma che dietro quel volto pulito potesse celarsi un assassino, per chi lo conosce è difficile a credersi. Antonio De Marco il 21enne reo confesso di aver ucciso l'arbitro Daniele De Santis e la compagna Eleonora Manta - non fa molta vita sociale. I suoi amici si contano sulle dita di una mano. È tutto casa e studio: tra l'altro a Scienze infermieristiche, che frequenta da due anni, si applica tanto e può essere definito un bravo studente. Lo è sempre stato, anche alle Superiori.

Casarano, il paese sotto choc: la famiglia del killer blindata in casa
Lecce, l'assassino di Daniele ed Eleonora a una festa la sera dei funerali
Legarli con fascette, torturarli, ucciderli e lasciare una scritta sul muro: il piano dell'assassino

Nella casa dei genitori, a Casarano, ci torna spesso nel weekend, ma neppure qui esce molto. Preferisce stare a casa al computer, oppure nel garage dove il padre ha allestito la falegnameria. Anche sui social non è particolarmente attivo, né troppo loquace su whatsapp: sì, no, grazie, mi fa piacere.
Eppure, questo ragazzo di 21 anni, in dieci giorni almeno stando alle risultanze investigative ha architettato un piano diabolico per massacrare due conoscenti, apparentemente senza alcun motivo. O meglio, solo perché loro avevano tutto quello che lui non riusciva ad avere: erano belli, innamorati, in carriera, pieni di amici e amati da tutti.

La sua vita è stata scandagliata in ogni minimo dettaglio dagli investigatori, ma cosa sia scattato nella mente di Antonio alle 20.50 di un lunedì sera nessuno può dirlo. Nessuno avrebbe potuto nemmeno sospettarlo. Invece, lui stava pianificando tutto da giorni, aveva fatto anche acquisti: il coltello da caccia, le fascette da elettricista, i teli da imbianchino per non lasciare tracce e la candeggina per pulire tutto.

Di certo, c'è che anche dopo l'efferato duplice omicidio lui ha mantenuto un'apparente calma ed ha continuato a fare la vita di sempre: al mattino lezioni e pratica all'ospedale Vito Fazzi di Lecce, poi il rientro a casa, qualche uscita la sera. Sabato - proprio nel giorno dei funerali di Daniele ed Eleonora - aveva preso parte a una festa di compleanno di una collega insieme con i compagni di corso. Quelli che oggi non sanno davvero spiegarsi cosa sia scattato nella mente di quel ragazzo timido, ma all'apparenza innocuo.

Quello che i conoscenti faticano a credere, lo ha colto e messo nero su bianco il sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini, che nel decreto di fermo parla di «spietatezza, totale assenza di ogni sentimento di compassione e pietà verso il prossimo». Antonio ha programmato gli omicidi, che solo grazie alla strenua resistenza delle vittime non sono sfociati in un macabro rituale, studiato a tavolino pure quello. Li ha inseguiti per casa, li ha braccati fino alle scale, ha infierito più e più volte sui loro corpi con quel coltello da caccia comprato appositamente qualche giorno prima. Loro gli chiedevano pietà, ma lui non ha ascoltato. Voleva torturarli. Il pm rileva quindi «un'indole particolarmente violenta, insensibile ad ogni richiamo umanitario. Un compiacimento sadico nel provocare la morte della giovane coppia».

Ma in questa immagine, la città di Casarano, fa fatica a riconosce quel ragazzo taciturno, cresciuto - questo in tanti sono pronti a giurarlo - in un ambiente sano e sereno. E si schiera a protezione della sua famiglia, che per l'accaduto non ha colpe.
Lo conferma il nuovo sindaco di Casarano, Ottavio De Nuzzo: «Siamo increduli: se una cosa del genere è successa a questa famiglia - riflette ad alta voce - allora può davvero accadere a tutti».

Casarano è un paesone dove si conoscono tutti e la famiglia De Marco è nota negli ambienti della parrocchia: frequentano con assiduità la chiesa madre. «Sono vittime anche loro - spiega il sindaco - spero di incontrarli e di parlare con loro al più presto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA