Diciannove minuti per un massacro: le indagini e i passi falsi dell'assassino. Eccolo mentre si allontana - IL VIDEO

Diciannove minuti per un massacro: le indagini e i passi falsi dell'assassino. Eccolo mentre si allontana - IL VIDEO
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Martedì 29 Settembre 2020, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 09:05
Incastrato dalle telecamere che ha tentato di eludere in ogni modo. L'esame dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza del quartiere Rudiae-Ferrovia, a Lecce, sono stati fondamentali per incastrare l'assassino - reo confesso - di Eleonora Manta e Daniele De Santis. Antonio De Marco, 21 anni, studente di Scienze infermieristiche, di Casarano, si era appuntato il percorso da fare per non essere ripreso da quegli occhi elettronici che, per due mesi, ha studiato con attenzione. 

Quel percorso era disegnato su un foglietto che De Marco ha portato con sé e poi ha perso nella fuga, insieme ad altri bigliettini, lasciando un'altra traccia essenziale per i carabinieri del comando provinciale di Lecce e per gli inquirenti.

Ma cosa hanno ripreso le telecamere? La sera di lunedì 21 settembre, giorno dell'omicidio, De Marco compare per la prima volta nei filmati alla fermata del bus di linea in via Diaz, alle 20.32. Due minuti più tardi passa sotto la telecamera di via Vittorio Veneto, indossando una mascherina anti-Covid. ​Alle 20.35 si trova in via Martiri d'Otranto, alle 20.36 in via Montello, dove abitano Eleonora e Daniele. Si muove a passo svelto, rapido. 
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Passano 19 minuti. Diciannove lunghissimi minuti, durante i quali Antonio De Marco - con un passamontagna ricavato da una calza da donna e sul quale aveva disegnato occhi e bocca - uccide Eleonora Manta e Daniele De Santis con crudeltà e premeditazione. Infierisce sui loro corpi con sessanta coltellate, ma non porta a termine il piano che si era prefisso e che, come il percorso di fuga, si era appuntato su un foglietto, arrivando persino a registrare il tempo che avrebbe voluto dedicare a ogni singola azione violenta.

Il 21enne, infatti, prevedeva di legare la coppia con fascette da elettricista, di torturarla «per dieci minuti», poi di uccidere i due ragazzi e ripulire la casa con i detersivi che aveva nello zaino, lasciando come inquietante messaggio di commiato una scritta sul muro. Quale scritta? Lo si capirà, forse, nei prossimi giorni, ma il procuratore capo De Castris ha già spiegato che si sarebbe trattato di un «messaggio, una rappresentazione per la collettività».

Un uomo uscito per portare fuori il cane, lo stesso uomo che pochi minuti prima aveva chiamato le forze dell'ordine sentendo le urla di Daniele ed Eleonora, alle 20.54 vede uscire dal palazzo di via Montello un ragazzo incappucciato, «con in mano un coltello di circa 20 centimetri». Alle 20.55, dunque 19 minuti dopo essersi introdotto nel condominio, De Marco viene nuovamente ripreso dalle telecamere in via Martiri d'Otranto. Ripercorre via Vittorio Veneto, via Don Bosco, via Santa Maria dell'Idria e scende nel sottopasso pedonale che affaccia su viale Rudiae. Lo fa cercando di sfuggire alle telecamere, ben 15, piazzate nella zona. Ma non ci riesce.

Alle 21.09, infatti, in via Fleming viene ripreso da una di esse, a volto scoperto. Gli investigatori scoprono che lui abita proprio su quella strada, al civico 19. Così, mentre la città sgomenta piange la perdita di due giovanissimi, mentre la paura scorre lungo le strade e le piazze, i carabinieri iniziano gli appostamenti in borghese. Studiano le abitudini di De Marco, scoprono di dov'è e vanno in Comune, a Casarano, poi in prefettura. Là confrontano la grafia dei foglietti insanguinati ritrovati nel cortile di via Montello con quella dei documenti del giovane, carta d'identità e patente di guida. Coincidono. 
Il 21enne prosegue la sua vita, la sua routine. Va a lezione da infermiere, esce con gli amici, ma comincia ad avere paura di essere scoperto. Così, il 24 settembre, cancella il contatto di Daniele De Santis dalla sua rubrica. Un accorgimento che, però, non gli è servito a nulla. 
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