Nardò, Lecce e Casarano: ecco il “podio” delle occupazioni abusive di alloggi popolari. In un anno liberati solo 50 alloggi

Nardò, Lecce e Casarano: ecco il “podio” delle occupazioni abusive di alloggi popolari. In un anno liberati solo 50 alloggi
di Matteo CAIONE
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Domenica 25 Ottobre 2020, 12:13

Proseguono a rilento gli sgomberi delle case popolari occupate abusivamente: in un anno sono stati liberati appena 50 alloggi, ovvero il 7% degli appartamenti abitati senza titolo. E il deputato dei CinqueStelle, Leonardo Donno, torna quindi a toccare un nervo scoperto che riguarda l'intera provincia di Lecce denunciando l'inerzia e invocando una svolta sulle operazioni di ripristino della legalità.


La questione è stata al centro dell'incontro che nelle scorse ore il parlamentare salentino ha avuto con il nuovo prefetto di Lecce, Maria Rosa Trio. «In un anno, in provincia, il numero di alloggi occupati senza titolo, tra abusivismo e procedimenti di decadenza, è diminuito di sole 50 unità. È un primo segnale, ma non basta. Bisogna far luce sull'inerzia, ovvero sulle azioni di contenimento e prevenzione del fenomeno messe in campo e che evidentemente sono state insufficienti», afferma Donno.


Sul tavolo i numeri del report relativo agli alloggi popolari di proprietà di Arca Sud che sono occupati senza titolo, cioè in maniera del tutto abusiva, oppure che continuano ad essere abitati nonostante gli assegnatari abbiano perso nel tempo i relativi requisiti. Nel settembre 2019 lo stesso Donno aveva svelato il quadro completo del fenomeno nel territorio provinciale: un anno fa erano 728 gli alloggi popolari occupati in maniera illegittima. Scendendo nel dettaglio, 405 erano abitati abusivamente, per gli altri 323 pendevano procedimenti di decadenza a seguito del venir meno dei requisiti. Nei giorni scorsi, con una nuova attività di accesso agli atti, l'esponente pentastellato ha aggiornato la situazione. «Sono 678, ad oggi, gli alloggi occupati illegittimamente, 50 in meno rispetto allo scorso anno», sottolinea Donno, facendo il punto della situazione. «Dopo lettere di sollecito inviate ai singoli Comuni interessati dal fenomeno, interrogazioni parlamentari, incontri in Prefettura, possiamo dire che un primo timido risultato è stato raggiunto. Ma non basta. Le occupazioni abusive sono attualmente 346, 59 in meno rispetto ad un anno fa, e le abitazioni interessate da procedimenti di decadenza sono 332, 9 in più rispetto allo scorso anno».


E il deputato, a distanza di un anno, ha bussato nuovamente alle porte di via XXV Luglio con l'obiettivo di proseguire anche con il nuovo prefetto «quel percorso virtuoso avviato lo scorso settembre nel tentativo di ripristinare la giustizia sociale e mettere fine alla guerra tra poveri che la stessa burocrazia, spesso, innesca».
Nella radiografia provinciale spiccano, poi, i casi di alcuni comuni.

A guidare questa classifica è Nardò. «Lascia molto pensare come nulla, e dico nulla, sia cambiato ad esempio a Nardò: gli alloggi occupati abusivamente sono ancora 58, come un anno fa. Concretamente alcuni sfratti sono stati eseguiti, ma il fenomeno, lo dicono i numeri, in questo Comune sembra opporre una dura resistenza, avendo infine la meglio. Urge, quindi, un'azione più incisiva», è la richiesta di Donno. Lecce resta al secondo posto, subito dopo Nardò. La questione delle case popolari del capoluogo, come è noto, è al centro anche di un processo. In città gli alloggi occupati abusivamente sono ad oggi 41, 15 in meno rispetto allo scorso anno. Un'ulteriore conferma è la terza posizione di Casarano, con 23 occupazioni abusive, 7 in meno rispetto al settembre 2019. A seguire Copertino con 22 e Ugento con 13.

«La Legge 48 del 2017 e la circolare del ministero dell'Interno del settembre 2018 - incalza Donno - possano fungere da cornice di un'azione più incisiva con la cabina di regia delle prefetture, attraverso l'istituzione di un comitato per la sicurezza per organizzare gli sgomberi. Ecco perché ho inteso avviare un dialogo con il nuovo prefetto. Il processo di ripristino della giustizia deve continuare. Sono pronto a risollecitare nuovamente sindaci e istituzioni a collaborare in prima linea. Al cospetto di situazioni che possono rappresentare terreno fertile per fenomeni illegali, è nostro dovere andare avanti. E i Comuni - conclude il parlamentare - devono riservare maggiore attenzione e celerità d'intervento su questioni scottanti come questa. Abbiamo i mezzi per combattere la mafia, ma non sappiamo usarli».

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