Nessun lockdown e coprifuoco, ma riduzione al minimo delle occasioni di uscita lasciando la possibilità di movimento solo a chi lavora non a distanza. Nel nuovo Dpcm, licenziato nella notte e oggi in Gazzetta, la stretta della movida serale si annuncia totale anche se i distinguo nella maggioranza non sono mancati e il rapporto con i presidenti di Regione appare complesso da gestire. Giuseppe Conte si è mosso con cautela. Ha organizzato ieri una lunga sequela di riunioni proseguite sino a notte con i capidelegazione della maggioranza, ma anche - e questa è la novità - con i capigruppo di maggioranza e di opposizione, mentre il ministro Boccia ha riunito più volte i presidenti di Regione.
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Sul tavolo quella stretta che il presidente del Consiglio non avrebbe voluto fare, ma che la crescita dei contagi impone e che il Pd chiede da tempo insieme al ministro della Salute Speranza. Si chiude ciò che era stato salvato dall’ultimo Dpcm - palestre e piscine, sale gioco e casinò - e si va oltre con la serrata obbligatoria per cinema e teatri, lo stop a feste, anche di matrimoni e di comunioni, e alle gite scolastiche.
Ma il provvedimento che dà la misura dell’emergenza è la chiusura di bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie alle 18, mentre i centri commerciali resteranno aperti la domenica malgrado le richieste dei governatori. Disposizioni drastiche, duramente contestata dalle Regioni, ma difese a spada tratta dal ministro Speranza anche nella riunione notturna con i capidelegazione. Speranza, forte dell’allarme lanciato dal Comitato tecnico scientifico, ha infatti presidiato Palazzo Chigi per l’intera giornata. Ciò che è accaduto venerdì sera a Napoli spinge ancor più il presidente del Consiglio a mantenersi in equilibrio tra l’emergenza sanitaria e quella economica. Ai capigruppo promette per la settimana che si apre un decreto per finanziare i settori colpiti, ma nella maggioranza non tutti condividono la stretta sugli esercizi pubblici.
Il Dpcm resterà in vigore da domani, 26 ottobre, fino al 24 novembre. Unica “consolazione” per gli esercizi pubblici, la possibilità di restare aperti la domenica e nei giorni festivi, sulla quale aveva aperto il Comitato tecnico scientifico. Secondo gli esperti «l’apertura domenicale dei ristoranti può essere utile per limitare le riunioni familiari».
LE REAZIONI
La capogruppo di Iv alla Camera Maria Elena Boschi lo mette nero su bianco ed evoca anche il Mes.
LE FESTE
Conte media, ma una soluzione che metta d’accordo tutti è complicata da trovare. Soprattutto sarà difficile uniformare le ordinanze regionali passate e future. Conte prova a chiudere l’accordo nella notte con la sua maggioranza alla quale chiede di non ripetere il balletto seguito all’ultimo dpcm che è stato “infilzato” il giorno dopo la sua promulgazione. Stavolta si cerca di arrivare sino al 24 novembre senza dover di nuovo intervenire. «Stringere ora per poter riaprire a ridosso delle feste di Natale», è il ragionamento di Conte. Ma il clima nel Paese non è più quello di marzo. Al netto della strumentalizzazione e delle infiltrazioni criminali, gli scontri di Napoli sono un segnale che il premier non intende sottovalutare. E così il dpcm, atteso per la serata di ieri, slitta ad oggi per arrivare ad un’intesa più larga possibile che eviti fughe in avanti di settori della maggioranza e dei governatori che hanno invocato nei giorni scorsi misure drastiche ma che ieri frenavano. Scuola e lavoro, i due punti fermi del premier, si salvano e tutto il resto di fatto viene chiuso o fortemente ridimensionato. D’altra parte con i 19 mila contagiati di ieri si arriva a mezzo milione di infetti con 151 morti in 24 ore - non era così dal 21 maggio - e 79 pazienti in terapia intensiva dove ora ci sono 1.128 persone.