Schierati col “no” 94 sindaci, la replica di Tap alla lettera per Mattarella

Schierati col “no” 94 sindaci, la replica di Tap alla lettera per Mattarella
di Mauro BORTONE
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Domenica 2 Aprile 2017, 18:18 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 21:16

Il maltempo ha fermato ieri  i lavori al cantiere ma non ha arrestato la protesta dei No Tap a San Foca: la pioggia battente che dalla notte tra domenica e lunedì è scesa sul Salento ha concesso una tregua alle operazioni di espianto degli ulivi, sul tracciato dove dovrebbe sorgere il tunnel del gasdotto, ma non ha scoraggiato gli attivisti del comitato “No Tap”, che, dopo il successo della manifestazione di piazza Sant’Oronzo, si sono ridati appuntamento sin dalle prime ore del mattino nella zona del presidio.
La comunicazione che non sarebbero ripresi i lavori è arrivata quasi subito, ieri mattina, ma è diventata il pretesto per organizzare un nuovo corteo pacifico che dai cancelli del cantiere ha raggiunto attorno a mezzogiorno la piazza di Melendugno: all’adunata mattutina hanno partecipato almeno 500 manifestanti da ogni parte d’Italia, con delegazioni della Campania, dell’Abruzzo, di Trieste, di Torino e della Val di Susa coi rappresentanti del movimento “No Tav”, che da anni si oppongono al progetto dell’Alta Velocità; c’erano studenti e bambini a dimostrazione di una protesta, che supera le barriere generazionali.
Sul cantiere di San Basilio non mancano gli esponenti politici dai rappresentanti del Movimento Cinque Stelle a quelli di Sinistra Italiana, col segretario nazionale, Nicola Fratoianni. Tra loro anche Luca Casarini, storico leader del movimento “No global”. «È dovere della politica e delle istituzioni – ha dichiarato Fratoianni - ascoltare il suo popolo. Non si governa contro il popolo, si governa col popolo. Bisogna avere il coraggio di fermarsi, riaprire un confronto, una discussione, non é troppo tardi, come si va invece ripetendo».

I dipendenti lasciano gli uffici: nella giornata di ieri i dipendenti Tap hanno lasciato gli uffici di Lecce e Melendugno per motivi di sicurezza. Oggi però sono tornati regolarmente alle loro postazioni.

Uno striscione polemico è stato esposto all’esterno del cantiere contro la viceministro per lo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, con un invito alle dimissioni.
A livello istituzionale, sono 94 su 97 totali le amministrazioni comunali che hanno aderito alla lettera inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al premier, Paolo Gentiloni. All’appello mancano solo Galatina, Parabita (entrambi enti commissariati) e Otranto, che ha approvato in passato un gasdotto alternativo a Tap, ovvero l’Igi-Poseidon dell’Edison spa.
Hanno firmato la missiva diversi consiglieri regionali e parlamentari del territorio: «Sta crescendo in tutti – ha puntualizzato il sindaco di Melendugno Marco Potì - una consapevolezza, quella che ogni decisione debba passare necessariamente dall’ascolto della comunità locale». Si parte, dunque, da una questione di metodo, per arrivare a quella di merito, che, come ribadito in più occasioni, riguarda l’incompatibilità dell’opera con la vocazione turistica del territorio. Sono concetti ribaditi proprio nella missiva inviata al Capo dello Stato, in cui si chiede la sospensione di ogni attività in corso e un passaggio tecnico-politico, propedeutico all’individuazione di una soluzione alternativa.
Ma Tap, in una nota, replica proprio alla lettera dei sindaci indirizzata a Mattarella, provando a confutare alcune delle critiche mosse nel testo, dove si legge che «i gasdotti sono infrastrutture compatibili con i territori che attraversano e rispettose dell’ambiente» senza «alcuna interferenza con le attività agricole e turistiche» e che «l’uso del tunnel sotterraneo per l’attraversamento della fascia costiera permette la realizzazione dell’opera senza alcuna interferenza diretta sulla spiaggia, sugli ambienti protetti a mare e terra»; e ancora che Tap, «nello studio di Impatto Ambientale e Sociale, ha preso in considerazione tutti i siti di interesse ambientale e storico archeologico» dell’area e che il «terminale di Ricezione non produce emissioni durante il suo normale funzionamento» ma solo alcune definite «occasionali» per «un massimo di 160 ore» e «ben al di sotto dei limiti di legge e comunque equivalenti alle emissioni annuali di circa 96 caldaie domestiche».

Inoltre, l’azienda respinge l’accusa di non aver ascoltato le comunità locali, puntualizzando di aver affrontato oltre 1000 incontri con tutte le parti interessate dal progetto sul territorio: “Tra questi – scrivono - purtroppo non è possibile annoverare incontri con l’amministrazione comunale di Melendugno, che Tap ha sempre cercato per un confronto serio, duraturo e costruttivo sul progetto”. Dall’azienda ribadiscono di voler “esercitare un ruolo attivo nella crescita del territorio” di cui “si sente già parte e farà parte per almeno i prossimi cinquant’anni”. Argomenti, che non sembrano, però, far breccia nella comunità locale. Intanto arriverà oggi il verdetto della Corte costituzionale sul ricorso per conflitto di attribuzione presentato dalla Regione nei mesi scorsi: un’ulteriore tappa del complesso incastro giudiziario che gravita attorno alla vicenda Tap.
 

 

 

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