No Tap, la denuncia di una donna: «Ferita e lasciata a terra durante i disordini»

No Tap, la denuncia di una donna: «Ferita e lasciata a terra durante i disordini»
di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 12 Febbraio 2018, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 14:20

Racconta quello che fino ad adesso non avevano riferito le fonti ufficiali: «Mi hanno scaraventato addosso l’inferriata del cancello. Ho perso i sensi per la botta presa alla testa. Sono rimasta lì sotto schiacciata dal peso. Mi hanno calpestata con gli anfibi, mi sono passati accanto i furgoni a pochi centimetri. Ho temuto di morire. In quei momenti che ho ripreso conoscenza ho sentito mia figlia piangere ed urlare perché le impedivano di soccorrermi. Diceva: “Mia madre potrebbe essere morta”. L’hanno colpita alla mano ed alla schiena per impedire di soccorrermi».
E’ la storia raccontata da Anna Maria Mangè. I fatti si riferiscono alla mattinata di venerdì scorso trascorsa a San Basilio davanti ad uno degli ingressi del cantiere del gasdotto Tap. Signora distinta, con il collare sanitario per il colpo di frusta riportato quando è stata travolta dall’inferriata, era lì perché proprietaria di un uliveto e di una casa a 150 metri dal cantiere. «Posso andare a vedere la devastazione che stanno compiendo? No, non posso. E’ vietato», dice lei.
Anna Maria Mangè, ieri mattina, ne ha parlato per denunciare davanti ai giornalisti e alle telecamere prima della conferenza stampa tenutasi nelle officine Knos. E trasporrà questo racconto nella denuncia che affiderà ai suoi legali o agli avvocati del movimento No Tap, Francesco Calabro e Giuseppe Milli. Gli avvocati, cioè, che hanno depositato in Procura l’esposto firmato da 32 attivisti per chiedere se ci siano stati o meno abusi delle forze dell’ordine durante la manifestazione del pomeriggio del 9 dicembre dell’anno scorso.
Finirà in Procura anche questa storia. Ha deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria anche la figlia Chiara Greco come pure Silvano Rinaldi, cioè il gestore del “Bar Roma” di Melendugno che - secondo quanto riferito ieri da Gianluca Maggiore dei No Tap, nel corso della conferenza stampa - è stato preso a manganellate ed allontanato, mentre cercava di soccorrere la Mangè.
Accuse gravi ai componenti del Reparto Mobile della polizia e del Battaglione Puglia dei carabinieri: si tratta dei corpi specializzati nell’ordine pubblico ed in pianta stabile nel Salento con l’avvio dei lavori del gasdotto. Accuse che ora vaglierà la Procura. La Questura - interpellata - non ha inviato alcuna nota sulle accuse e sui fatti riferiti ieri dalla donna rimasta ferita.
E’ accaduto tutto alle prime luci dell’alba di venerdì scorso. Un’altra giornata di guerriglia attorno al cantiere Tap e va ricordato che sono rimasti feriti anche due vigilantes. Annamaria Mangè sostiene che non era lì tra quelli che hanno tirato pietre o cosparso le strade di accesso con chiodi a tre punte. «Eravamo accanto all’ingresso, per i fatti nostri. Un po’ più in là c’era un’altra donna. Ad un certo punto si sono aperti i cancelli per fare entrare due furgoni della polizia. Hanno aperto e mi è finita addosso una cancellata. Si vede tutto nel video diffuso dalla polizia. Ho preso un colpo alla tempia destra e sono rimasta priva di sensi, Se è stato un gesto volontario o casuale? Volontario. Si vede nel filmato. Mia figlia ha tentato di avvicinarsi dicendo: mia madre è morta. E l’hanno picchiata selvaggiamente. Ed è successo la stessa cosa alla ragazza accanto a lei. Mi sentivo dolorante alla schiena, al collo ed alle mani. Poi mi sono sentita afferrare dalla gambe e strascinata sotto la grata. Denuncerò tutto: queste non sono le forze dell’ordine. Ma del disordine».
Annamaria Mangè e la figlia hanno lamentato anche ritardi nel richiedere l’arrivo di un’ambulanza del 118. E per questo è plausibile che l’esposto in Procura chiederà di accertare se ci sia stata omissione di soccorso, lesioni personali ed abusi di potere.
Venerdì scoso è rimasta per controlli nell’ospedale di Scorrano dalle 8 alle 16 per una sospetta lussazione alla colonna vertebrale, nonché per le contusioni alle costole, all’addome addome ed alle ginocchia: «Sì perché mi hanno camminato addosso. Sulle ginocchia».

 

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