«Niente ombre sulla legalità»: il nodo dei candidati condannati

«Niente ombre sulla legalità»: il nodo dei candidati condannati
di Paola ANCORA
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Domenica 19 Maggio 2019, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 13:00

Rivendicano «diversità» e chiedono agli elettori di premiare la legalità nelle urne: Movimento Cinque Stelle e Sinistra Comune sono gli unici due schieramenti, per altrettanti candidati a sindaco, a non avere nelle rispettive liste alcun condannato.
Lo si evince scorrendo e leggendo i certificati penali degli 836 candidati al Consiglio comunale del comune capoluogo, come Quotidiano ha fatto nei giorni scorsi, esaminando tutta la documentazione pubblicata sia sul sito istituzionale dell'ente che su quelli dei partiti che parteciperanno alla consultazione elettorale del prossimo 26 maggio.
Dieci, in tutto, i condannati: sei nella coalizione del centrodestra che sostiene il candidato sindaco Saverio Congedo (ne parliamo nell'articolo accanto, ndr), tre in quella che corre per Adriana Poli Bortone sindaco e uno nello schieramento di centrosinistra che fa capo a Carlo Salvemini. Nessuno, invece, per Cinque Stelle e Sinistra Comune, rappresentate rispettivamente da Arturo Baglivo e Mario Fiorella.
Ed è proprio il candidato sindaco pentastellato, medico di professione, a parlare di una «resa dei conti politica» aperta, a suo dire, dalla legge Spazzacorrotti pubblicata a gennaio nella Gazzetta ufficiale. Proprio la norma, per intenderci, che obbliga partiti e movimenti a rendere noti curricula e certificati penali di tutti i candidati entro il 14° giorno precedente il voto.
Baglivo sottolinea che «il Movimento 5 Stelle è diverso», pur evidenziando come vi siano candidati con condanne per reati da lui ritenuti «meno gravi», quali la diffamazione. «Noi prosegue Baglivo - chiediamo ai nostri candidati di presentare sia il certificato penale sia il certificato dei carichi pendenti prima della presentazione della lista perché riteniamo che non ci debbano essere ombre. Sta ai cittadini decidere poi da chi farsi amministrare».
Anche coloro che hanno condanne penali, infatti almeno nei dieci casi riscontrati da Quotidiano possono candidarsi ed essere eletti. La scelta, dunque, è sempre degli elettori nelle urne. Lo ribadisce anche Sinistra Comune, lista unica a sostegno della candidatura a sindaco del giudice in pensione Mario Fiorella, che spiega di aver accolto «favorevolmente l'obbligo di pubblicare i certificati penali e ne abbiamo condiviso le ragioni, come la nostra lista testimonia. Ci rammarichiamo che altri non abbiano fatto altrettanto».
Fin qui la prima parte del ragionamento. Poi, lo stesso Fiorella aggiunge: «Sappiamo che la legge attuale non impedisce ad un pregiudicato di candidarsi ed essere eletto. Tuttavia, pensiamo ed auspichiamo che siano gli elettori, con il loro voto, a farsi garanti della onestà degli eletti. La legalità è un valore che non può solo essere invocato - conclude lo stesso Fiorella - ma deve essere praticato e agito da chi ambisce a ricoprire incarichi di responsabilità o di governo nella pubblica amministrazione».
Sugli 836 aspiranti consiglieri comunali, l'1,19% del totale ha condanne penali alle spalle: questo, considerando però che non è stato possibile esaminare curricula e certificati dei candidati nella lista dell'Altra Italia, l'unica a non aver trasmesso la documentazione di legge al Comune per la pubblicazione e a quanto risulta ancora oggi a non avere un sito internet ufficiale dove consultare le carte. Per le altre, è tutto pubblico, a disposizione dei cittadini. E consultabile sul sito istituzionale del Comune.
Ed è quindi sfogliando i certificati penali dei candidati nelle otto liste a sostegno di Carlo Salvemini, che è emerso come abbia avuto una condanna per truffa la candidata Maria Teresa Marzo, della lista Lecce nel Cuore: il sindaco uscente, interpellato, ha scelto di non commentare. E come, fra i candidati delle quattro liste in campo per l'elezione a sindaco di Adriana Poli Bortone, siano tre quelli condannati penalmente: due nella lista della Fiamma Tricolore, Eliano Romano e Franco Carignani. E un terzo in quella di Giovane Lecce, Velio Albanese.
Il primo, Romano, è stato condannato per minaccia, molestia e disturbo alle persone; il secondo, Carignani, per diffamazione continuata e poi per diffamazione a mezzo stampa in tre diversi processi.

Albanese, invece, è stato condannato per violazione degli obblighi di assistenza familiare, molestia e disturbo alle persone. Anche la Poli Bortone, interpellata, ha scelto il silenzio preferendo non commentare.

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