Neviano, pressing e minacce: «Votami, o perderai il posto». Spuntano i candidati regionali. L'informativa dei carabinieri

Nelle carte dell’inchiesta i contatti di Cafaro e Birtele con imprenditori e dipendenti. Faro acceso anche sulle elezioni per ottenere un seggio a Bari

La sede del comune di Neviano
La sede del comune di Neviano
di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:57

Un intreccio di telefonate, contatti, relazioni, promesse e proposte legate al voto delle Comunali di Neviano del settembre 2020. Come anche per il rinnovo - stessa data - del Consiglio regionale. Campagne elettorali a tamburo battente condotte senza scrupoli arrivando anche a minacciare i dipendenti di imprese ventilando la perdita del posto di lavoro. Senza scrupoli al punto da prospettare ai carabinieri la richiesta dell'avversario politico di turno di una tangente di 50mila euro ad un imprenditore (senza che siano stati trovati riscontri).

L'informativa dei carabinieri


Ha segnalato tutto questo l'informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo - ricostruita dagli stessi militari - trasmessa alla Procura antimafia di Lecce e che ha dato vita al blitz di una settimana fa con 15 arresti.

Tra cui quello ai domiciliari dell'ex sindaco Antonio Megha per l'accusa di scambio politico-mafioso.

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Non ci sarà una inchiesta-bis, né queste vicende confluiranno nel filone principale dell'indagine sul clan Coluccia di Noha in virtù della sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione che ha stabilito l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche autorizzate in altro procedimento solo a determinate condizioni e non rilevate in questo procedimento dal pm della Direzione distrettuale antimafia Carmen Ruggiero e dal giudice per le indagini preliminari Sergio Tosi. Tuttavia, queste circostanze sono al vaglio della Prefettura di Lecce per capire se ci siano stati o meno pericolo di infiltrazione e condizionamento mafiosi nell'amministrazione comunale di Neviano come anche nelle aziende che avrebbero, secondo le indagini, dialogato con il clan.


Lo staff del prefetto Maria Rosa Trio è al lavoro per fare le sue valutazioni. Sotto i riflettori il paese dove giovedì sera è stata scagliata una bottiglia incendiaria contro la caserma dei carabinieri (due minori coinvolti), anche se è escluso un collegamento con il blitz.

Nell'inchiesta Dda sono finite le condotte che avrebbero tenuto la ex sindaca ed attuale consigliera di maggioranza, Silvana Cafaro, e l'ex vicesindaco Raffaele Birtele (per chiarezza: entrambi i politici non sono indagati). C'è, poi, un imprenditore ritenuto vicino al clan Coluccia che avrebbe puntato su un assessorato per il candidato sostenuto in campagna elettorale.

Le 50 pagine dell'informativa dei carabinieri

Infine, le elezioni regionali: un ex consigliere sarebbe stato particolarmente attivo nel sostenere un candidato, ricorrendo anche all'appoggio di Nicola Giangreco (arrestato nel blitz di lunedì della scorsa settimana con l'accusa di far parte del clan e di avere fatto da intermediario fra Michele Coluccia e Antonio Megha).


Voti e promesse di lavoro: nelle oltre 50 pagine dell'informativa dei carabinieri questo capitolo inizia con il dialogo fra l'ex sindaca Cafaro e una donna ammessa alla graduatoria per la copertura di un posto di istruttore direttivo contabile. Una decina di giorni prima del voto le sarebbe stata promessa l'assunzione se si fosse impegnata in politica. «Allora, a Neviano posso rispondere io, se vinciamo. Allora, nel momento in cui tu stai in graduatoria, si parla, se tu vuoi fare politica si parla con un altro paese»: questa la telefonata intercettata.
Nell'inchiesta anche i contatti della Cafaro con l'amministratore di un'azienda vincitrice di gare di appalto: «Quando li chiami questi per dirgli di votare... che sennò». Secondo la ricostruzione degli investigatori, l'ex sindaca e l'imprenditore avrebbero concordato di mettere pressione sui dipendenti, prospettandogli addebiti inesistenti per allontanarli o licenziarli, se non avessero garantito il voto.


Il serbatoio di voti che avrebbe garantito questa azienda avrebbe fatto gola anche all'ex vicesindaco Birtele (poi candidatosi in una lista avversaria nel 2020). Con metodi, dicono le carte, non molto diversi: anche nel suo caso si parla di minacce. Di condotta ricattatoria finalizzata ad acquisire il consenso elettorale: «Raffaele, vuoi che mi carcerano»: questa la risposta dell'imprenditore. Sono le ricostruzioni fatte dagli investigatori. Diverso l'approccio che la ex sindaca avrebbe avuto con un altro imprenditore: gli sarebbero state chieste le assunzioni di tre operai, nel dargli conferma dell'andamento favore della gara d'appalto a cui aveva partecipato.


In questo clima si inserisce un ulteriore episodio che ha visto contrapposti l'ex sindaca e l'ex vicesindaco, ma che risale all'estate del 2018: la Cafaro chiese di incontrare il comandante della stazione dei carabinieri di Neviano per riferirgli di avere saputo da un imprenditore che Birtele gli avrebbe chiesto una tangente di 50mila euro. «Non ho dato mai regalie o somme di denaro in genere ad alcun amministratore», la risposta fornita poi ai carabinieri dal diretto interessato.
Infine le elezioni regionali e l'ex consigliere. Un'intercettazione parla di denaro in cambio di voti: «Cinquanta euro. Prenditele tu, però, trovami 15 voti». Come pure di altri contatti con un altro consigliere regionale. Sempre a caccia dei voti utili per l'elezione.
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