«Pericolo di infiltrazioni mafiose»: a Neviano si è insediata la commissione prefettizia

Il Municipio di Neviano
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Lunedì 21 Febbraio 2022, 13:37 - Ultimo aggiornamento: 22:29

Pericolo di infiltrazioni mafiose e di condizionamento dell'operato dell'amministrazione comunale: a Neviano questa mattina si è insediata la commissione prefettizia di accesso agli atti amministrativi. L'ha inviata la prefetta Maria Rosa Trio a due settimane dal blitz del pubblico ministero dell'Antimafia di Lecce, Carmen Ruggiero, e dei carabinieri del Nucleo investigativo che ha visto finire agli arresti domiciliari l'avvocato Antonio Megha. Megha è l'ex sindaco e poi assessore alla Cultura della giunta guidata da Fiorella Mastria, dimessosi in seguito della misura cautelare: è accusato di avere ottenuto 50 voti dal clan Coluccia in cambio di 3.000 euro e del sostegno dell'apparato politico-amministrativo. Scambio politico-mafioso, la contestazione.

Le valutazioni: scioglimento per mafia o conferma del Consiglio

La commissione prefettizia dovrà ora valutare se l'operato di questa amministrazione sia stato condizionato o meno dal clan Coluccia di Noha o da altri comportamenti illeciti. La commissione stilerà poi una relazione da inviare alla prefetta motivando l'eventuale richiesta di scioglimento del Consiglio comunale o, in alternativa, il mantenimento in carica dello stesso Consiglio. Sul fronte penale non ci sarà una inchiesta-bis, né le altre vicende (quelle non riferite a Megha) confluiranno nel filone principale dell’indagine sul clan Coluccia di Noha in virtù della sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione che ha stabilito l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche autorizzate in altro procedimento solo a determinate condizioni. Condizioni che, appunto, non sono state rilevate in questo procedimento dalla pm  Ruggiero e dal giudice per le indagini preliminari Sergio Tosi. 

La commissione al lavoro per tre mesi

Compito affidato alla viceprefetta Guendalina Federico, alla capitana dei carabinieri Beatrice Camassa ed al funzionario economico-finanziario della prefettura, Vincenzo Calignano. Saranno coadiuvati dal primo dirigente della polizia di Stato, Marta De Bellis; dal vicequestore della Dia, Veronica Bevilacqua; e dal tenente della Guardia di finanza, Francesco Saponaro. Tre mesi il termine per concludere i lavori, con la possibilità di ottenere una proroga di ulteriori tre mesi.

L'ex sindaca

Lo staff nominato del prefetto Trio è al lavoro per fare le sue valutazioni. Sotto i riflettori il paese dove tre giorni dopo il blitz è stata scagliata una bottiglia incendiaria contro la caserma dei carabinieri (due minori coinvolti). Nell’inchiesta Dda sono finite le condotte che avrebbero tenuto la ex sindaca ed attuale consigliera di maggioranza, Silvana Cafaro, e l’ex vicesindaco Raffaele Birtele (per chiarezza: entrambi i politici non sono indagati).

C’è, poi, un imprenditore ritenuto vicino al clan Coluccia che avrebbe puntato su un assessorato per il candidato sostenuto in campagna elettorale. Infine, le elezioni regionali: un ex consigliere sarebbe stato particolarmente attivo nel sostenere un candidato, ricorrendo anche all’appoggio di Nicola Giangreco (arrestato nel blitz di lunedì della scorsa settimana con l’accusa di far parte del clan e di avere fatto da intermediario fra Michele Coluccia e Antonio Megha).

Le promesse

Voti e promesse di lavoro: nelle oltre 50 pagine dell’informativa dei carabinieri questo capitolo inizia con il dialogo fra l’ex sindaca Silvana Cafaro e una donna ammessa alla graduatoria per la copertura di un posto di istruttore direttivo contabile. Una decina di giorni prima del voto le sarebbe stata promessa l’assunzione se si fosse impegnata in politica. «Allora, a Neviano posso rispondere io, se vinciamo. Allora, nel momento in cui tu stai in graduatoria, si parla, se tu vuoi fare politica si parla con un altro paese»: questa la telefonata intercettata. Nell’inchiesta anche i contatti della Cafaro con l’amministratore di un’azienda vincitrice di gare di appalto: «Quando li chiami questi per dirgli di votare... che sennò». Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’ex sindaca e l’imprenditore avrebbero concordato di mettere pressione sui dipendenti, prospettandogli addebiti inesistenti per allontanarli o licenziarli, se non avessero garantito il voto.

L'ex vicesindaco

Il serbatoio di voti che avrebbe garantito questa azienda avrebbe fatto gola anche all’ex vicesindaco Birtele (poi candidatosi in una lista avversaria nel 2020). Con metodi, dicono le carte, non molto diversi: anche nel suo caso si parla di minacce. Di condotta ricattatoria finalizzata ad acquisire il consenso elettorale: «Raffaele, vuoi che mi carcerano»: questa la risposta dell’imprenditore. Sono le ricostruzioni fatte dagli investigatori. Diverso l’approccio che la ex sindaca avrebbe avuto con un altro imprenditore: gli sarebbero state chieste le assunzioni di tre operai, nel dargli conferma dell’andamento favore della gara d’appalto a cui aveva partecipato.
In questo clima si inserisce un ulteriore episodio che ha visto contrapposti l’ex sindaca e l’ex vicesindaco, ma che risale all’estate del 2018: la Cafaro chiese di incontrare il comandante della stazione dei carabinieri di Neviano per riferirgli di avere saputo da un imprenditore che Birtele gli avrebbe chiesto una “tangente” di 50mila euro. «Non ho dato mai regalie o somme di denaro in genere ad alcun amministratore», la risposta fornita poi ai carabinieri dal diretto interessato.

Elezioni regionali

Infine le elezioni regionali e l’ex consigliere. Un’intercettazione parla di denaro in cambio di voti: «Cinquanta euro. Prenditele tu, però, trovami 15 voti». Come pure di altri contatti con un altro consigliere regionale. Sempre a caccia dei voti utili per l’elezione.

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