Nell’antica dimora un “alveare” a misura di donna

Nell’antica dimora un “alveare” a misura di donna
di Alessandra LUPO
3 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Giugno 2017, 21:58 - Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 21:42
Fino a 30 anni fa poteva sembrare impensabile l’idea di coniugare il concetto di separatismo femminista, fenomeno per nulla inghiottito dall’oblio della storia ma semplicemente mutato nelle sue forme d’azione e calato nella contemporaneità, con quello di uno spazio aperto e “restituito” alla città intera.
Eppure è proprio quello che succede a Lecce, dove la storica Villa Epitaffio con i suoi cinque ettari di terreno lungo via San Pietro in Lama, il prospetto nobiliare e l’arredo d’epoca rivisitato, è diventata la casa dell’associazione “Alveare”.
Alveare è una realtà femminile già esistente in altre regioni italiane (nel 2014 ha aperto i battenti il primo Alveare sui Navigli, poi a Bologna, Roma e così via) e ha come obiettivo sostenere le donne rafforzandone i talenti, le competenze e passioni, offrendo loro un luogo di confronto e condivisione.
Al di là della suggestione naturalistica, gli alveari si propongono infatti come spazi multifunzionali dove arte, musica, scrittura, teatro, cinema, politica e cultura trovano il clima adatto per esprimersi.
Il progetto leccese è strettamente collegato all'esperienza delle "Sciare",  la meravigliosa masseria dotata di piscina coperta, foresteria, parco con cavalli e campi da golf che ospita il “Trust Nel Nome Della Donna” e che da una decina di anni costituisce un punto di riferimento fondamentale per l'universo femminista italiano, avendo di fatto importato sulla costa adriatica salentina, a Torre Specchia, un'esperienza unica nel suo genere.
Il trust è a tutti gli effetti una fondazione attraverso cui le “settlors” (fondatrici) hanno trasferito la proprietà di diversi beni perché vengano utilizzati a favore di donne o associazioni di donne, offrendo numerosi servizi dedicati al sostegno della libertà femminile, in tutte le sue declinazioni: dall’autodeterminazione all’economia, la cultura.
Con l’alveare questa dimensione altra, a tratti volutamente separata, compie un passo avanti fondamentale: apre le sue porte all’associazionismo - una rete di associazioni gestirà corsi e servizi - ma soprattutto si prepara ad accogliere la città, aprendo i propri spazi anche uomini, bambini e famiglie.
Sabato scorso lo spazio è stato inaugurato con una grande festa che ha visto il passaggio di consegna delle chiavi dalle mani di Giovanna Foglia, milanese, ideatrice, artefice e prima finanziatrice del progetto, alla presidentessa dell'associazione Fiorella Cagnoni, nota giallista e confondatrice del Trust, affiancata dalle consigliere dell'Alveare di Lecce. Un momento solenne, dopo anni di lavoro per recuperare l'antica dimora realizzando un sogno di condivisione immediatamente fruibile.
Il calendario estivo è già pronto, ci sono corsi di ogni tipo: teatro, cucina, di cucito, riciclo creativo, pianoforte, ma anche di cosmesi, tai chi chuan e pittura. Ci sarà un laboratorio di restauro, uno di gioielli artigianali e una serie di attività aperte - tra cui anche uno spaccio di prodotti alimentari a chilometro zero che potrebbe nascere a breve - oltre alla possibilità di affittare il posto per feste ed eventi. All’interno della bella villa ottocentesca tutto parla di accoglienza e condivisione: anzitutto tra donne, cui sono riservati gli alloggi interni. Ma ci sono un bar e un ristorante - al servizio delle sale dedicate a presentazioni di libri o mostre, conferenze, convegni, una biblioteca, una piccola palestra con sauna affacciata sull’agrumeto e in generale la sensazione di trovarsi in un luogo speciale e ambizioso. Un luogo unico.
In questo modo la città di Lecce - dove la “Casa delle donne” di fatto è senza un luogo pubblico da anni - torna dunque a confrontarsi con l’urgenza femminista e femminile di spazi. Domanda che (per ora) trova una risposta nel privato, fortunatamente "illuminato" che decide di aprirsi al pubblico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA