Vandali contro la scultura del Toro: ripresi dalle telecamere e denunciati. La difesa: «Nessun danno, solo arte. Ho agito a volto scoperto»

Vandali contro la scultura del Toro: ripresi dalle telecamere e denunciati. La difesa: «Nessun danno, solo arte. Ho agito a volto scoperto»
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Giovedì 31 Dicembre 2020, 13:47 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 13:27

Sono stati identificati i due autori dell'oltraggio alla scultura del Toro in metallo “firmata” da Isaia Zilli e installata all'ingresso di Nardò. Si tratta di due giovani che la notte tra il 24 e il 25 dicembre hanno “ritoccato” la scultura con un’aggiunta nelle parti intime dell’animale simbolo della città: saranno denunciati per danneggiamento. Le telecamere di videosorveglianza, di cui l’area è stata dotata nell’ambito dell’intervento di riqualificazione, hanno consentito di risalire abbastanza agevolmente all’identità dei due responsabili. Il Comune di Nardò formalizzerà adesso nei loro confronti una denuncia per danneggiamento.

“Un gesto stupido e anche piuttosto ingenuo – dice il sindaco Pippi Mellone – visto che l’area è videosorvegliata. Per fortuna, abbiamo facilmente identificato questi due “aspiranti” artisti e li denunceremo, anche perché è importante che passi il messaggio che nessuno può farsi beffe delle regole. Nemmeno se ci si muove con intenti goliardici o presunti tali. Rispetto a gesti di questo tipo e soprattutto ad altri ben più gravi Nardò sarà sempre più attrezzata, visto che proprio oggi abbiamo affidato il servizio di videosorveglianza contemplato dal progetto finanziato dalla Regione Puglia con 120 mila euro. Ci saranno molto presto altre 38 telecamere in 6 punti strategici della città”.

Nelle ultime ore infatti il Comune di Nardò ha affidato alla società Wicity di Vernole (Lecce) la realizzazione del progetto finalizzato alla realizzazione di un sistema integrato di sicurezza finanziato dalla Regione Puglia con 120 mila euro. Il progetto prevede il monitoraggio continuo di sei punti strategici di Nardò attraverso 38 nuove telecamere: corso Vittorio Emanuele e piazza delle Erbe (otto telecamere), l’incrocio tra via XXV Luglio, via 2 Giugno e via Siciliano (quattro), largo stazione e via De Gasperi (quattro), palazzetto di via Giannone e piazza Renata Fonte (13), piazza Mazzini (una), area mercatale in zona 167 (otto). 

Intanto, dalla sua pagina Facebook, uno dei due denunciati ribatte a muso duro all'amministrazione. Si tratta di Angelo Marcuccio: «La provocazione non è stata innanzitutto creata per andare a danneggiare o ad intaccare minimamente una scultura preesistente. In seconda analisi ero e sono a conoscenza che le telecamere presenti avrebbero filmato tutto, ed in più, e questo penso sia abbastanza chiaro compaio in prima persona privo di ogni possibile copertura che potesse fare da velo al mio volto, anzi, vi dico che sono dispiaciuto di non aver fatto un inchino davanti alle vostre tanto funzionali videocamere.

Parlo - scrive Marcuccio - perché consapevole di non aver minimamente agito in modo che la mia azione potesse arrecare danno ad un’opera d’arte e quindi essere punita in qualche modo. Il mio intervento, insieme a quello del mio amico che sul posto si trovava quasi per caso e lo esulo da qualsiasi tipo di responsabilità, l’ho fatto per un qualcosa che ovviamente non tutti hanno potuto comprendere, forse».

«Si chiama arte, e qui, ovviamente non per un “fallo” installato su un’altra scultura posso essere di certo definito un artista, ma vi assicuro che è una costante che è presente, esiste, e forse nessuno di noi in questo post è in grado di dare giudizio. Bisogna fare per far pensare - prosegue Marcuccio -, forse è quello che è trapelato da quest’azione. Infatti, vi dico, cosa abbiamo imparato? Che in questa città un intervento di natura artistica non può essere altro che colorato obbligatoriamente da connotazioni politiche, ed addirittura un modo per un’amministrazione di integrare insieme alla notizia la “conquista” di nuovi impianti di video sorveglianza. In più vi aggiungo che il “fallo” in questione non era di carta, ma era un’effettiva struttura di filo spinato e carta pesta con tanto di colori, di certo tutto tranne che per prendere di mira un’amministrazione per la quale provo anche una sorta di simpatia dati gli innumerevoli ottimi interventi sul nostro territorio. Ah, voglio anche aggiungere visto che si è parlato di un’ipotetica offesa all’artista Isaia Zilli che personalmente da artista, da persona che ogni giorno prova ad esprimersi su una qualsiasi superficie, in prima persona sarei stato più che contento se qualcuno avesse ritenuto una mia opera di tale provocazione da intervenirci su; si chiama arte! È un modo di vedere al di là di qualsiasi roba, nessun intervento ha sempre ricevuto elogi e lodi, e tanto meno io ne volevo! Parlo per chi ha parlato di futurismo, no, i futuristi vivevano di ira politica, consideriamolo più dadaista, i quali ironizzavano allegramente ogni loro accostamento alla politica come se fossero quasi dei bambini “potenti”; forse dovremmo farlo un pò tutti, no?».

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