Nardò, i racconti choc dei braccianti fuori da Boncuri: «Angurie, per la raccolta pagati anche un centesimo a quintale»

Nardò, i racconti choc dei braccianti fuori da Boncuri: «Angurie, per la raccolta pagati anche un centesimo a quintale»
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 15 Giugno 2021, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 23:08

Il campo di accoglienza Boncuri di Nardò è ancora chiuso. C’è un po’ di ritardo, ma tutto fa credere che l’apertura dei cancelli avverrà tra domani e dopodomani. Alcuni braccianti già da due giorni vi si sono recati per chiedere alloggio e saranno costretti ad attendere. Ma i cancelli sono già spalancati perché il Comune ha autorizzato l’avvio delle operazioni di allestimento e pulizia. I 40 container - che ospitano in tutto 160 posti letto - sono al loro posto con la chiave nella serratura della porta d’ingresso. È in corso pure il check up degli impianti elettrici e dei condizionatori montati in ciascuna unità abitativa. Anche il piazzale, gli spazi per la sosta e la mensa - nonché i servizi igienici - sono in via di sanificazione.

Boncuri, la svolta e le ombre


È una struttura che segna un passo avanti per il Salento in termini di accoglienza nella lotta al caporalato. Un passo compiuto nel 2017 ma che, forse, ancora non basta ad annientare i fenomeni di sfruttamento e lesione dei diritti umani che da decenni minano la sopravvivenza dei lavoratori stagionali. 
Se, infatti, nel campo tutto sembra procedere con ordine e rispetto, intorno all’area accade qualcosa che lascia riflettere. Un piccolo furgone cassonato in transito su via Lecce, intorno al chilometro 2, trasporta 5 ragazzi (di chiara origine africana), svolta in una stradina rurale e si apposta nei pressi di un vecchio casolare rurale abbandonato, adibito ad alloggio di fortuna, che versa in condizioni strutturali e igienico-sanitarie molto precarie. Siamo a poche decine di metri dal campo di accoglienza. I ragazzi scendono dal mezzo. In tre si dirigono nell’immobile mentre il quarto si dilegua tra gli alberi di un terreno adiacente. Intanto il mezzo, alla cui guida c’è un uomo di carnagione chiara, riparte velocemente in direzione opposta, reimmettendosi su via Lecce, in direzione Nardò.

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Col nostro mezzo ci avviciniamo al casolare.

All’esterno - nel cortile dove giacciono tra polvere e plastiche divani, sedie e pentole - un ragazzo nordafricano sembra mettere ad asciugare al sole una maglia. E all’invito ad avvicinarsi replica, sorpreso, scuotendo il capo e la mano. Saranno persone trasportate nei campi? O lavoratori “scaricati” nei pressi del campo in attesa che riapra? Oppure sono persone destinate da altri a svolgere attività diversa da quella lavorativa? Di sicuro non si trovano in una situazione dignitosa. Come forse anche uno dei tre lavoratori che abbiano trovato nei viali del campo Boncuri a passeggiare. “Siamo lavoratori - ci dice - stiamo aspettando di poterci sistemare. Ci hanno detto domani”. Niente lavoro? “Domani”, replica il primo. Contratto? Sorride. E quanto ti pagano? “Poco”. Un euro? “Anche 1 centesimo al quintale”.

 

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