Lecce, addio all'eccellenza di Nanoscienze: ricercatori con la valigia

Lecce, addio all'eccellenza di Nanoscienze: ricercatori con la valigia
di Maria Claudia MINERVA
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Domenica 9 Ottobre 2016, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 20:20

Più che di cervelli in fuga, la storia che raccontiamo parla di cervelli “soppressi”. Per l’esattezza, sette ricercatori che sono stati privati d’emblée da quella che per sei anni e più è stata la loro “casa”, il microcosmo pulsante di un’attività scientifica a cui si sono dedicati con anima e cuore, ottenendo riconoscimenti internazionali. Il motivo per cui alcuni dovranno, armi e bagagli, andare via, è presto detto: chiude la sede dell’Istituto di Nanoscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) sulla via per Arnesano, a Lecce. Il paradosso è che nessuno - tantomeno i diretti interessati - conosce il perché di tale decisione, concretizzatasi in una delibera del Consiglio di Amministrazione (CdA) presieduto dal nuovo presidente Massimo Inguscio, fisico di chiara fama, che – beffa del destino – ha origini leccesi. Il colpo di scena è stato messo in atto in piena estate. Verrebbe da dire: “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, mutuando il titolo del famoso film della Wertmüller, giacché l’operazione è stata portata a termine – vale la pena ripeterlo, senza che nessuno dei ricercatori fosse stato ascoltato – in piena estate, esattamente il 3 agosto scorso, quando il CdA del Cnr ha deliberato per la soppressione della sede salentina dell’Istituto Nanoscienze. Una decisione ad oggi inspiegabile, ma tant’è.
 
Il Centro leccese, fondato con la supervisione del professor Roberto Cingolani (poi trasferitosi a Genova) è uno dei tre poli d’eccellenza dell’Istituto Nanoscienze – insieme al Nest (National enterprise for nanoscience and nanotechnology) di Pisa, che è la sede istituzionale, e il centro S3 di Modena -, tra i più affermati in Europa. Il Centro ha l’obiettivo di affrontare alcune tra le sfide scientifiche più ambiziose, quali: progettare tessuti capaci di generare energia da vibrazioni e da sollecitazione anche molto piccole, come quella indotta da un insetto che si posa sulla superficie, o la caduta di una foglia; studiare strategie nanotecnologiche per laser radicalmente innovativi; studiare la struttura elettronica di molecole e nanoparticelle; comprendere le interazioni tra particelle alla nanoscala per capire le funzionalità più complesse della materia, e tanto altro ancora.
Ora lo stop – che sarà ufficializzato in una data qualunque a partire dal 26 settembre scorso - rischia di disperdere nel nulla una realtà che, per certi versi, può anche essere medio-piccola per consistenza numerica (10 unità di personale di cui 7 ricercatori, ma che arrivano a circa 30 se si considerano il personale atipico ed associato, come studenti, dottorandi, assegnisti e professori), ma che è, invece, di grande rilievo scientifico, considerato che nel gruppo ci sono tre vincitori dei prestigiosi progetti dell’European Research Council (Erc), per i quali sarà adesso molto difficile proseguire regolarmente l’attività legata alle ricerche che hanno ottenuto finanziamenti milionari.

Le domande. «Non ci sono motivi scientifici che possano aver determinato la scelta di sopprimere questa sede» dicono all’unisono i quattro (Fabio Della Sala, Eduardo Fabiano, Luana Persano e Andrea Camposeo) ricercatori con contratto a tempo indeterminato. E che proprio in virtù della loro situazione lavorativa sono stati messi nelle condizioni dal Cnr - almeno questo, dicono – di scegliere una nuova sede per le loro ricerche. Basti sapere, a proposito di attività scientifica, che il team leccese di Nanoscienze è fra i primi in Italia per rapporto tra progetti Erc vinti e il numero di ricercatori, e per il numero di pubblicazioni l’anno per ricercatore.
Sarebbero anche da escludere motivazioni di ordine economico, considerato che per gli spazi occupati finora nella sede sulla via per Arnesano, essendo in coabitazione con Unisalento, le spese vive sono minime rispetto al prestigio dei risultati scientifici conseguiti, ed ai finanziamenti ingentissimi ottenuti dai ricercatori dall’esterno, e tali rimangono in qualunque sede. Perciò il giallo della chiusura resta irrisolto, con i protagonisti che rievocano personaggi di kafkiana memoria, incessantemente alla ricerca del motivo che ha cambiato improvvisamente il loro destino.

C’è da dire che il Cnr dapprima ha cercato di accorpare la sede di Lecce di Nanoscienze a quello di Nanotecnologia (Nanotec, nato da poco più di un anno, con sede principale nel campus universitario di Ecotekne) poi, non potendo adempiere ad alcuni obblighi formali previsti per l’accorpamento, ha deciso semplicemente di sopprimere. Stop, si chiude e amen. «Ci saremmo dovuti trasferire al campus, l’idea del Cnr era di riunire tutti gli istituti di Lecce in un unico polo…questo fino a qualche mese fa – dice Fabio Della Sala - invece il 3 agosto è arrivata la decisione di sopprimere e basta, ma i motivi non li conosciamo. Li abbiamo chiesti, ma nessuno ci ha voluto dare una spiegazione ufficiale». «Il beneficio che ci hanno concesso – gli fa eco Andrea Camposeo – è il diritto di opzione. Che significa la possibilità di scegliere un’altra sede Cnr». E loro hanno scelto – alcuni resteranno a Lecce ma in forza all’Istituto Imm, altri si trasferiranno a Pisa. Resta però incomprensibile la decisione di smantellare una realtà così prestigiosa, in assenza di un disegno organico e con evidenti danni alle attività di ricerca. «La velocità con cui è stata adottata la delibera – incalza Luana Persano, è una delle cose che ha lasciato più sgomenti, perché ci da pochissimo tempo per provare a riorganizzare in maniera efficiente la ricerca scientifica».

Il gruppo non si è arreso. Hanno scritto, chiesto confronti, elemosinato una spiegazione sul perché il CdA del Cnr abbia deciso di rimescolare le carte della loro vita. Ma nessuno ha risposto. «Ci hanno trattato come se non fossimo interlocutori professionalmente degni di nota – ribadiscono esacerbati i ricercatori, con tono che non nasconde la delusione –. Di solito i motivi per cui si sono chiuse altre sedi sono stati riconducibili alla mancata produttività o a motivi economici, ma non è il nostro caso. Nessuno ha tenuto conto di quanto possa pesare andare via». «Siamo costretti a lasciare, oltre alle nostre famiglie come è il caso di alcuni di noi, i laboratori e la realtà scientifica che abbiamo costruito con anni di sacrifici e di investimenti». Di fatto si chiude una sede che produce e che ha al suo attivo progetti milionari, l’ultimo Erc da due milioni di euro è stato vinto da Camposeo. «Avrei dovuto assumere 5/6 persone – dice il ricercatore – sarebbe stata un’opportunità concreta per i giovani ricercatori salentini e pugliesi». Accadrà, dunque, che progetti ideati qui saranno sviluppati in altri centri, o addirittura in altre regioni. La storia si ripete.
 

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