Lecce, tragedia al city terminal: trovato morto un senzatetto di 37 anni

Lecce, tragedia al city terminal: trovato morto un senzatetto di 37 anni
di Andrea TAFURO
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Lunedì 30 Gennaio 2023, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 16:07

Trovato morto un senzatetto a Lecce. La tragica scoperta, nelle vicinanze del Foro Boario, è stata fatta questa mattina da alcune persone, abituali frequentatori del quartiere: l'uomo, di origine marocchine, 37enne, era sotto la pensilina del bus sotto la quale aveva trovato riparo per la notte. 

I soccorsi immediati ma inutili

Immediata la richiesta di soccorsi al 118. Gli operatori sanitari giunti sul posto con un'automedica purtroppo non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell'uomo, avvenuto presumibilmente qualche ora prima, forse a causa del freddo della notte che potrebbe aver causato un malore. Sul posto anche le forze dell'ordine per gli accertamenti del caso.

Il dolore del vescovo

“Ho appreso la notizia attraverso un addolorato e affettuoso post pubblicato sui social dalla Croce Rossa di Lecce. E subito mi sono venuti alla mente, come in un flashback, i volti delle decine di senzatetto della nostra città che spesso incontro e per i quali un piccolo aiuto non basterà mai per strapparli alla morsa di un’ingiustizia sociale che li ha ‘condannati’ ad una ‘vita-non-vita’, Una sopravvivenza che accartoccia inesorabilmente ogni accettabile forma di dignità umana”. A dichiararlo è l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia. “Non oso immaginare come il giovane deceduto abbia vissuto gli ultimi istanti della sua esistenza: da solo, al buio, al gelo - ha aggiunto Seccia -. Non è commiserazione la mia, ma è denuncia di una sconfortante impotenza, è tristezza, è drammatica incapacità di forze e di risorse, è l’angosciosa constatazione che il bene, forse, non sarà mai sufficiente”.

“L’ho ribadito anche in altre occasioni: è da tre anni ormai che, come Chiesa di Lecce, siamo in prima linea - non che prima non lo fossimo - nella lotta alla povertà e siamo davvero logorati (ma mai stanchi) dalle continue richieste di aiuti. Grazie al Cielo la Provvidenza non ci lascia mai. Ogni giorno, nel silenzio, la Caritas diocesana con l’Emporio e gli altri servizi, le mense parrocchiali, la Casa della Carità con le diverse forme di accoglienza e i pasti caldi, le Caritas parrocchiali, i tanti movimenti ecclesiali… - solo l’altro giorno abbiamo inaugurato le docce per i poveri grazie alla carismatica generosità dei Vincenziani dell’Idria - tutti svolgono un lavoro encomiabile. Accogliamo chiunque con le braccia aperte e con il cuore libero - prosegue -: al momento - giusto per fare un esempio - solo la Casa della Carità, nelle sue diverse strutture e grazie alla disponibilità di alcune famiglie, accoglie più di cinquanta persone bisognose e, oltre ai pasti caldi (che in totale, compresa la mensa di Santa Rosa, sono più di 200 al giorno), offre loro anche un alloggio. Lo facciamo anche quando nessuno se ne accorge e senza pretendere nulla in cambio. Lo facciamo perché è il Vangelo che ce lo ordina e perché la fede non è un insieme di parole ripetute a cantilena. È una virtù che suscita l’azione di carità”.

“Vorremmo fare ogni giorno molto di più - sottolinea l’arcivescovo -, provando a strappare alla morte qualche povera vita, ci piacerebbe offrire a tutti un tetto, pagare le bollette delle centinaia di famiglie che bussano quotidianamente, regalare piccole prospettive di dignità… ma non sempre ce la facciamo. E questo - pur nella speranza che qualcosa possa cambiare e che simili drammi non accadano mai più - per un vescovo, è motivo di profonda amarezza e di umano sconforto”. “Questa volta il mio invito non è per le istituzioni che qui a Lecce, ad ogni livello - lo dico con estrema franchezza -, non ho mai trovato disattente o insensibili alle necessità dei poveri. C’è reciproca collaborazione e tanta determinazione nella ricerca di soluzioni che restituiscano briciole di speranza. Il mio appello è contro l’indifferenza e contro quelle intollerabili forme di discriminazione che purtroppo strisciano sottotraccia in alcune fasce della nostra città e per le quali i poveri sono un fastidio, sono soggetti da scartare, e non invece persone da accogliere e da amare”.

“Non appena il cappellano del ‘Fazzi’, il caro don Gianni, mi comunicherà la disponibilità dell’autorità sanitaria - conclude mons. Seccia -, andrò a far visita alla salma del povero giovane. Pregherò per lui ma anche per tutti i poveri della nostra città, soprattutto per quelli invisibili, per quelli che provano vergogna a tendere la mano. Ma pregherò anche per i cuori induriti affinché possano lasciarci sedurre dal grido di aiuto che proviene da chi è nel bisogno”.

Il dolore degli operatori di Croce Rossa

"Oggi è un giorno triste - scrivono sui social gli operatori della Croce Rossa di Lecce -. Increduli ci siamo fermati in un mesto silenzio di partecipazione per la scomparsa di un uomo che i nostri ragazzi e le nostre ragazze delle unità di strada seguivano durante i giri di assistenza ai senza fissa dimora. Gino. Lo incontravamo al City Terminal presso il Foro Boario. Gino, lo chiameremo Gino, con un nome inventato, perché avrebbe voluto così. Gino era timido, molto schivo e riservato e si fidava di noi. Non ci parlava in dialetto, ma sempre in italiano. Per educazione.
Non chiedeva mai niente, ma ci aspettava ed eravamo noi a chiedere a lui. Ci riempiva di 1000 grazie per un paio di scarpe, per delle calze, per un bicchiere di latte caldo o un tè bollente e non ci ascoltava mai quando gli ripetevamo che non doveva ringraziarci... lui continuava a riempirci di 1000 grazie. La gratitudine, l'educazione. Guardava il vapore della bevanda e ci rassicurava con la sua voce gentile ed educata che stava bene li, che nessuno gli avrebbe mai fatto del male. Lo abbiamo incontrato l'ultima volta qualche giorno fa per vedere come stava, ci aspettava come sempre per qualcosa da mangiare, per quel latte caldo con quel vapore che di notte diventava una nuvoletta di pensieri... e per scambiare sorrisi e qualche chiacchiera sul suo passato. Gli avevamo portato un sacco a pelo nuovo, ma non lo ha voluto. Io sto a posto, ho tante coperte e tanto giubbini, datelo a chi ne ha più bisogno di me" ....

«Un giorno triste»

«Oggi è un giorno triste, questa tragedia colpisce la nostra comunità, che è attenta e solidale nei confronti degli ultimi, offrendo in una rete che tiene insieme istituzioni, Curia e associazioni, i servizi di accoglienza, rifugio, mensa, fruiti ogni giorno dalle persone in condizione di povertà estrema».

Così l'assessora al Welfare del Comune di Lecce, Silvia Miglietta, dopo la morte di un clochard 37enne il cui corpo è stato trovato questa mattina vicino ad una pensilina del bus in prossimità del City Terminal.

«Siamo in attesa degli esami da parte del medico legale - prosegue - per accertare le cause del decesso che, dai primi rilievi, sembra sia da ricondurre a una emorragia sviluppatasi come conseguenza di una patologia grave per la quale risultava in cura presso le strutture sanitarie del territorio». «Secondo i primi accertamenti compiuti dal settore - aggiunge - l'uomo non risulta residente a Lecce, si trovava in Italia da più di vent'anni ed era munito di un permesso di soggiorno illimitato. Da poche settimane la sua presenza in città era stata intercettata dagli operatori sociali del Comune, ed era stato avvicinato per offrirgli la possibilità di fruire dei servizi di assistenza riservati alle persone senza fissa dimora nella nostra città». «In vista del prossimo calo delle temperature - conclude - sono stati istituiti dal Comune, in collaborazione con la Prefettura, ulteriori 12 posti letto, oltre ai 25 esistenti, nella struttura di accoglienza di Masseria Ghermi, di proprietà comunale e gestita dalla Croce Rossa, che offre la possibilità di pernottare al caldo, utilizzare servizi igienici e docce e il servizio di prima colazione, oltre al trasporto da e per il centro cittadino».

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