Francesco travolto e ucciso dalla gru. La disperazione dell'amico: «Dovevo trattenerlo al telefono»

Francesco travolto e ucciso dalla gru. La disperazione dell'amico: «Dovevo trattenerlo al telefono»
di Antonella MARGARITO
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Venerdì 23 Ottobre 2020, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 08:31

Non ce l'ha fatta Francesco Caiffa, lo studente 22enne di Gallipoli rimasto vittima di un incidente nella casa di Bologna in cui viveva. Una manovra sbagliata e la gru che effettuava lavori accanto ha fatto crollare un muro. Francesco, che era sul terrazzo con un coinquilino, è stato letteralmente sepolto dalle macerie. Operato d'urgenza all'ospedale Maggiore di Bologna, era in coma ma è deceduto ieri attorno alle 13.

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Fine dei sogni, fine della vita, un destino beffardo che cambia la storia, coinvolge lui, la sua famiglia disperata, gli amici. Tanti i sogni di questo ragazzo, che aveva appena preso la laurea triennale in Scienze statistiche, buono e generoso. In vita e anche oltre, dal momento che i genitori hanno acconsentito alla donazione degli organi. Gli amici, il suo gruppo di Gallipoli formato da una ventina di giovani, sono disperati. Uno fra tutti, Arturo Senape De Pace, non se ne fa una ragione avendolo sentito in videochiamata solo alcuni minuti prima della tragedia. «Non sono in me dice in preda all'emozione - non riesco a farmene una ragione, ci ho parlato pochi minuti prima, una videochiamata e lui era in casa. Non riesco a smettere di pensare che se lo avessi trattenuto al telefono, magari non sarebbe uscito su quel maledetto terrazzino, se lo avessi tenuto lì a parlare ancora un po'».
Arturo non si da pace. «Che fai? Gli avevo chiesto. E lui mi aveva detto che con i coinquilini si stava preparando per andare a festeggiare qualcosa, forse una laurea. Allora l'ho lasciato andare, gli ho detto che ci saremmo sentiti l'indomani. Ah se lo avessi trattenuto, non me ne faccio una ragione». I due ragazzi si conoscevano da decenni, giocavano insieme da bambini e non si sono mai separati se non nel periodo universitario. «La scorsa estate abbiamo festeggiato la sua laurea in Scienze statistiche, la triennale, tutto il gruppo insieme, lui è stato a Gallipoli fino a settembre e poi era rientrato a Bologna. Aveva cambiato casa da poco: quella in cui è successo l'incidente l'aveva presa in affitto ora, e stava studiando per la specialistica». Gli amici, oggi orfani del loro coetaneo solare e sorridente, parlano di una batosta che si porteranno a vita e hanno affidato ad un foglio il loro pensiero, mentre attendono tristemente il suo arrivo a Gallipoli previsto presumibilmente per domenica. «Il bene che ci hai voluto rende difficile accettare tutto questo. Non abbiamo parole... Increduli ci uniamo al dolore della famiglia. Sarà dura senza di te, Zacò». Questo il nomignolo con il quale lo chiamavano. Aveva voglia di centrare i suoi obiettivi Francesco anche per emulare i suoi fratelli più grandi, esempi importanti per lui. uno dei fratelli, dottorando in management, lavora come consulente presso una multinazionale a Roma. iVivace chiacchierone, spirito libero e sempre proiettato nel futuro, così lo ricorda Carlo Solidoro, suo professore per alcuni anni al Liceo Scientifico Quinto ennio: «Di lui ricordo gli occhi che gli sorridevano e la franchezza delle sue convinzioni e ideologie, i suoi sogni nel cassetto Ho un senso di smarrimento, un nodo in gola, tra sgomento, incredulità e rifiuto per ciò che è accaduto a questo angelo e ai suoi famigliari».
Sull'episodio è stata aperta un fascicolo e sul registro degli indagati è stato iscritto il nome dell'autista della gru. Lo stabile è sotto sequestro, indagano i carabinieri di Bologna.
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