Minacce a sindaco e consigliere, la Procura: carcere o domiciliari per tutelare gli amministratori

Minacce a sindaco e consigliere, la Procura: carcere o domiciliari per tutelare gli amministratori
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Giovedì 26 Maggio 2022, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:56

Pericoloso per gli amministratori del Comune di Gallipoli. Pericoloso viene considerato quello Stefano Della Rocca arrestato la tarda serata del 14 maggio con l'accusa di avere minacciato di morte e di avere cercato di estorcere una casa popolare al sindaco Stefano Minerva ed al consigliere di maggioranza Giancarlo Padovano. Lo sostiene la Procura di Lecce con l'appello depositato al Tribunale del Riesame dal pubblico ministero Luigi Mastroniani, per chiedere il ripristino della misura cautelare in carcere e, in subordine ai domiciliari, nonché la sospensione del reddito di cittadinanza. Perché, e fino ad ora non era emerso, Stefano Della Rocca percepisca il reddito di cittadinanza non avendo un lavoro stabile.


Segue, dunque, le dinamiche processuali il caso che vede valutazioni diverse sulla pericolosità dell'uomo che nel corso dell'interrogatorio di convalida ha sostenuto di avere chiesto un lavoro e non una casa e che la rabbia sarebbe stata scatenata dall'eccesso di alcolici ma anche dalla risposta che il sindaco Minerva gli avrebbe dato: il lavoro chiedilo a chi hai dato il voto.


La giudice per le indagini preliminari, Alessandra Sermarini, ha rigettato la richiesta di mantenere in carcere Della Rocca per applicare la misura più blanda del divieto di avvicinamento ai due amministratori.

Misura impugnata dalla Procura poiché non viene ritenuta sufficiente a tutelare sia l'incolumità fisica di Minerva e di Giancarlo Padovano che l'esercizio imparziale della funzione amministrativa. Come se, in altre parole, le minacce proferite da Della Rocca anche alla presenza di due poliziotti del commissariato di Gallipoli, potrebbero costringere il Comune di Gallipoli a forzare la mano sulle graduatorie delle case popolari per andare incontro alle richieste di chi non segue le procedure ordinarie fa ricorso alla violenza per fare valere i suoi diritti. Tanto perché, ricorda la Procura, il casellario giudiziale di Della Rocca dimostrebbe la tendenza a violare le regole ed farsi giustizia sommaria: riporta sia la condanna in Appello del 15 maggio del 2020 per avere portato in giro a luglio del 2017 un fucile calibro 16 con la matricola cancellata, corredato di tre cartucce. Ed anche la condanna, passata in giudicato, per tentato omicidio: a gennaio del 2013 accoltellò un uomo durante un litigio scoppiato dopo che Della Rocca prese dal barbecue un pezzo di salsiccia per darlo in pasto al suo cane.


«Uno scarafaggio non lo uccido, uccido le persone come voi», una delle frasi che era costata a Della Rocca l'arresto per le ipotesi di reato di violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario, nonché di tentata estorsione. È difeso dagli avvocati Carlo Gervasi e Fabio Vincenti.
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