Decreto sicurezza, dimezzati i fondi per l'accoglienza ai migranti. La Caritas leccese annuncia battaglia: «Non parteciperemo ai bandi»

Decreto sicurezza, dimezzati i fondi per l'accoglienza ai migranti. La Caritas leccese annuncia battaglia: «Non parteciperemo ai bandi»
di Matteo CAIONE
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Venerdì 3 Maggio 2019, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 08:34
La Caritas di Lecce e le sue associazioni si tirano fuori. E sull'accoglienza dei migranti la Chiesa leccese andrà avanti per la propria strada. Senza legami con le istituzioni, prima tra tutte il Viminale.
Il nuovo bando della Prefettura, infatti, non convince l'associazione da sempre in prima linea - anche nel Salento - sul fronte dell'accoglienza dei migranti. Con il nuovo capitolato d'appalto e le nuove regole volute dal ministero dell'Interno guidato dal vicepremier Matteo Salvini i fondi sono pressoché dimezzati: per chi è in prima linea tagliare da 34 a 17-18 euro al giorno il contributo da assegnare a cooperative e onlus per ogni migrante che viene accolto significa comprimere le attività di inclusione e integrazione.
«Non è una questione di soldi. Non ci interessa fare gli albergatori di chi arriva da lontano. Da sempre - dice don Attilio Mesagne, direttore della Caritas diocesana di Lecce e vicario episcopale - abbiamo deciso di accogliere le persone in maniera disinteressata. La Casa della Carità di Lecce, con i suoi decentramenti e una cinquantina di posti letto a disposizione, ha sempre aperto le porte a tutti, migranti e senzatetto. Tre anni fa, su richiesta dell'allora prefetto Claudio Palomba, abbiamo messo a disposizione anche gli alloggi dei frati dell'Itca, lungo la provinciale Lecce-Arnesano».
La Caritas opera anche tramite alcuni bracci operativi: l'associazione Vento Nuovo, guidata dal diacono Carlo Mazzotta, che ha gestito finora più di cento posti letto. Ma ci sono anche la Comunità Speranza diretta da Anna Maria Botrugno e Caritas onlus (presidente Cesare De Giorgi). Nessuna di queste associazioni parteciperà al bando. «In segno di protesta», come aggiungono dalla Caritas.
Caritas, ma non solo. Perché lo stesso faranno altri due gestori, come Arci e Cooperativa Rinascita, che hanno garantito l'accoglienza per quasi 450 migranti. Un passo indietro che sta, quindi, portando alla chiusura dei primi Cas, centri di accoglienza straordinaria, della provincia di Lecce. Hanno chiuso i battenti, ad esempio, anche il centro gestito da Vento Nuovo e ospitato presso la sede dell'Itca, e il Cas di Castiglione d'Otranto, uno dei più grandi.
Il no al nuovo bando da 600 posti, in qualche modo, suona anche come un ammutinamento. Che per la Chiesa di Lecce non significa, però, diserzione sul fronte dell'accoglianza. «Torniamo alle origini - chiarisce don Attilio - compiendo la nostra missione esclusivamente secondo lo spirito cristiano, collaborando con le nostre associazioni e con i progetti della Caritas italiana. E facendo leva sulla generosità della gente e di chi dona l'8xmille alla Chiesa. Con queste risorse e con la forza del volontariato faremo la nostra parte, come abbiamo sempre fatto. Andiamo avanti con l'accoglienza dei migranti».
Il direttore della Caritas, poi, aggiunge: «In tempi non sospetti, nel 1989, Giovanni Paolo II ricordava che l'obiettivo primario non è quello di emigrare ma di rimanere nella propria terra di origine conducendo un'esistenza dignitosa. E non possiamo che sposare queste parole. Quindi, nessuno è così pazzo da lasciare la propria terra, se non per gravi motivi. E di farlo anche a costo di perdere la vita nel Mediterraneo, in quello che è ormai un grande cimitero nascosto dal mare. Ecco perché sul fronte dell'accoglienza nessuno può tirarsi indietro: non possono farlo i cristiani, non dovrebbero farlo nemmeno i governi democratici».
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