Brucia vivo il padre, la confessione: «Mi umiliava, l'ho lasciato fra le fiamme». Il giudice: «Nessun pentimento, comportamento agghiacciante»

Brucia vivo il padre, la confessione: «Mi umiliava, l'ho lasciato fra le fiamme». Il giudice: «Nessun pentimento, comportamento agghiacciante»
di Erasmo MARINAZZO
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Venerdì 31 Maggio 2019, 06:53 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 08:46

Nessun segno di pentimento. E nessuna rivisitazione critica di quel gesto. Ha visto il padre agonizzare e morire senza muovere un dito. Un comportamento agghiacciante l'ha definito il giudice per le indagini preliminare Giovanni Gallo, attribuendolo a Vittorio Leo, 48 anni, agente immobiliare, che mercoledì mattina ha visto morire nella loro casa di Collepasso il padre Antonio, 89, anni, preside in pensione. Sullo sfondo, rancori insanabili ed esacerbati anche dalle discussioni sull'eredità dei beni di famiglia.

Anche il giudice che ha interrogato in carcere Leo, alla presenza degli avvocati difensori Francesca Conte e Luigi Cucco, si è fatto l'idea che l'uomo abbia fornito una ricostruzione dei fatti poco credibile. Che non abbia detto tutta la verità. Che, in altre parole, abbia voluto ammazzare il padre. Tanto da confermare l'accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela, nell'ordinanza di convalida del fermo. E ha ricordato, il giudice, che ad ogni modo avrebbe avuto l'obbligo giuridico di soccorrere il genitore.

Le lacune e i dubbi sono rimasti, anche dopo l'interrogatorio. Anche perché quando il giudice ha cercato di fare chiarezza sulla quantità di alcol spruzzato, su dove si trovasse esattamente il padre e su altri particolari, si è trovato di fronte alla scelta dell'indagato e dei suoi legali di avvalersi della facoltà di non rispondere. In altri termini, Vittorio Leo ha ripercorso i punti essenziali dell'interrogatorio della notte fra mercoledì e giovedì nella caserma dei carabinieri di Collepasso con il pubblico ministero della Procura di Lecce, Luigi Mastroniani, ma evitando volutamente di addentrarsi nelle fasi cruciali dell'incendio che ha ammazzato il padre.

La scarsa credibilità attribuita all'indagato è anche figlia della telefonata fatta dallo stesso alle 16.30 al 112 dei carabinieri per segnalare che il padre era morto in casa. Ma aggiungendo anche parole pesanti come un macigno: «Venite a vedere cosa ho fatto.......poi ho preso una bottiglia dell'alcol e poi ho acceso con la fiamma».
Il giudice ha ricordato, ad esempio, come anche il viso ed i capelli dell'anziano fossero completamente bruciati per mettere l'indagato davanti a una delle incongruenze della sua ricostruzione: ha sostenuto di avere spruzzato alcol solo sulla maglietta del padre, sul torace. «La condotta di Leo appare chiaramente connotata dal dolo intenzionale», spiega il gip nell'ordinanza.

«Diretto a cagionare la morte del padre. In tal senso depongono sia l'uso di un materiale altamente infiammabile come l'alcol, gettato addosso a una persona che in quel frangente era nei pressi di un fornello con il fuoco acceso, sia le parti vitali del corpo attinte dal getto, sia il comportamento successivo dell'indagato, il quale ometteva di prestare qualsiasi forma di soccorso al padre morente. Si tratta di elementi che rivelano chiaramente l'animus necandi di Leo, il quale evidentemente ha inteso uccidere il genitore a causa del profondo astio che nutriva verso lo stesso, derivante dai gravi contrasti intercorrenti con la famiglia, soprattutto di carattere economico».
Insomma, tanti ancora i punti da chiarire. Le indagini proseguono ed attendono l'esito dell'autopsia per capire quale direzione intraprendere. Incarico dopodomani al medico legale Alberto Tortorella.

Sullo sfondo una storia di rancori familiari mai sopiti. A cominciare dall'odio covato per anni verso il padre ed ammesso dallo stesso indagato alla presenza dell'avvocato difensore Simone Potente (in sostituzione di Francesca Conte), dei carabinieri della Compagnia di Casarano e della stazione di Collepasso nonché del consulente informatico Silverio Greco. Vittorio Leo ha riferito di essere rientrato a casa la mattina di mercoledì verso le undici e mezzo, dopo avere effettuato una ricarica telefonica. Ha trovato il padre ai fornelli. E non avrebbe perso occasione anche questa volta, di manifestargli tutto il suo disprezzo, il genitore: sparisci dalla mia vista, la frase che avrebbe scatenato l'aggressività sfogata spruzzandogli addosso l'alcol dalla bottiglia che si sarebbe portato appresso per casa per disinfettarsi una ferita.

Disprezzo perché? E qui Vittorio Leo ha aperto la sua personale pagina sui dissidi che si sarebbero consumati in quella villa sin da quando era un bambino: ha accusato il padre di avere avuto sempre una particolare predilezione per la sorella. Mentre a lui avrebbe riservato freddezza ed umiliazioni: mai un gesto di affetto o di considerazione, solo poche parole. Ma taglienti e pesanti. Ordini, più che altro.
Classe 1930, il padre di era laureato a 22 anni. E dopo avere fatto a lungo l'insegnante era stato anche preside. Un uomo stimato a Collepasso, un uomo che oltre la professione si era fatto una famiglia ed aveva messo su una casa di quasi 600 metri quadrati. Tutto quello che non è riuscito a fare il figlio Vittorio, avrebbe ricordato puntualmente il padre. Trattandolo sempre come uno irresponsabile. Un fallito. Tracce dei dissidi familiari, e pesanti pure, si trovano sul profilo Facebook di Vittorio Leo.

Anni di amarezze sfociate nell'odio ed esplose l'altra mattina: Vittorio Leo ha raccontato che al cospetto dell'ennesima offesa gratuita avrebbe scagliato contro il padre la prima cosa a portata di mano. L'alcol. A spruzzi. Perché la rabbia non gli abbia fatto scagliare l'intera bottiglia? Nessuna risposta convincente.
Il resto del racconto sembra un film dell'orrore: il padre avvolto dalle fiamme, urla per il terrore ed i dolori e lui che resta inerme. Poi si prepara rigatoni con il ragù, pulisce casa da cima a fondo e brucia la bottiglia dell'alcol nel caminetto del seminterrato.
Si può restare immobili alla vista di un genitore avvolto dalle fiamme in un incidente domestico, anche se saturi di rancore? No, Vittorio Leo non ha convinto il magistrato ed i carabinieri. Tanto che si continua ad indagare per chiarire se, invece, non abbia pianificato l'omicidio. Cancellazione delle tracce comprese.
 

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