Da vigile guida turistica a comandante della polizia locale: Antonio Nahi, dopo 43 anni di servizio, va in pensione. Il comandante della municipale di Melendugno affida ai social il saluto a tutti i suoi colleghi e ai cittadini del comune salentino ripercorrendo la sua attività tra impegno, minacce, intimidazioni e inchieste che lo hanno visto protagonista.
Le parole del comandante
«Probabilmente faccio parte della terza generazione di addetti alla polizia locale del dopoguerra, a cavallo tra le “guardie di paese” e i gloriosi vigili urbani, oggi polizie locali. Ritengo di aver fatto parte degli agenti e comandanti nati e operanti in prima linea, a volte in “trincea” e comunque in una terra di frontiera com’è la nostra» ha scritto Nahi in un lungo post sulla sua pagina facebook. Un lungo post in cui ripercorre i suoi lunghi anni di professione al fianco della gente, sentendosi parte di una comunità, racconta di impegno, di risultati e perché no, anche di frustrazioni.
Le esperienze da giovane
«Nei miei pensieri riemergono episodi eclatanti lieti e tristi, qualificanti e amari come impelagarsi in un furto in abitazione e, per assicurare i ladri alle giustizia, sparare per aria, poi all’auto in fuga, con successo pure, se riuscii a colpire le gomme e successivamente con i carabinieri sopraggiunti, consegnare il complice in fuga alla giustizia. Ma chiamato in Questura assaporai l’amara realtà - ricorda Nahi - . Avevo tentato di arrestare il ladro nella villa senza accertarmi della presenza del complice (il palo) che proprio alle mie spalle si dava alla fuga su quell’auto a cui sparai incoscientemente… Vi risparmio il seguito ma ingenuo e comunque orgoglioso nulla imparai di quella pur chiara avvisaglia».
«Nel frattempo piovevano medaglie, riconoscimenti ed encomi, tanti, troppi, tra una inchiesta e l’altra anche nei miei confronti.
Va in pensione il comandante, protagonista - come ricorda lui stesso - di una due anni di inchiesta e un'accusa di omicidio colposo. «Le assoluzioni piene non ridanno la serenità, non compensano le agitazioni che hanno sofferto i tuoi familiari, “il male di vivere” che continua a rodere la tua esistenza. In fine la ciliegina sulla torta: “Associazione per delinquere, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione dei segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”. Reati per i quali - prosegue si sta procedendo a una complessa indagine per motivi che ancora mi sono poco noti».
«Mi congedo - dice il camandante - con un fraterno abbraccio a quanti miei agenti hanno operato con spirito di abnegazione e senso del dovere, anche non condividendo decisioni dettate, a volte, da scelte inscindibili. Un saluto pure al personale esterno che mi ha supportato e sopportato con pazienza e dedizione e a voi tutti colleghi indistintamente un caloroso fraterno abbraccio».