Inchieste, minacce e intimidazioni: il comandate della polizia locale di Melendugno Antonio Nahi va in pensione

Inchieste, minacce e intimidazioni: il comandate della polizia locale di Melendugno Antonio Nahi va in pensione
di Maria DE GIOVANNI
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 09:32

Da vigile guida turistica a comandante della polizia locale: Antonio Nahi, dopo 43 anni di servizio, va in pensione. Il comandante della municipale di Melendugno affida ai social il saluto a tutti i suoi colleghi e ai cittadini del comune salentino ripercorrendo la sua attività tra impegno, minacce, intimidazioni e inchieste che lo hanno visto protagonista. 

Le parole del comandante


«Probabilmente faccio parte della terza generazione di addetti alla polizia locale del dopoguerra, a cavallo tra le “guardie di paese” e i gloriosi vigili urbani, oggi polizie locali. Ritengo di aver fatto parte degli agenti e comandanti nati e operanti in prima linea, a volte in “trincea” e comunque in una terra di frontiera com’è la nostra» ha scritto Nahi in un lungo post sulla sua pagina facebook. Un lungo post in cui ripercorre i suoi lunghi anni di professione al fianco della gente, sentendosi parte di una comunità, racconta di impegno, di risultati e perché no, anche di frustrazioni. 

Le esperienze da giovane 


«Nei miei pensieri riemergono episodi eclatanti lieti e tristi, qualificanti e amari come impelagarsi in un furto in abitazione e, per assicurare i ladri alle giustizia, sparare per aria, poi all’auto in fuga, con successo pure, se riuscii a colpire le gomme e successivamente con i carabinieri sopraggiunti, consegnare il complice in fuga alla giustizia. Ma chiamato in Questura assaporai l’amara realtà - ricorda Nahi - . Avevo tentato di arrestare il ladro nella villa senza accertarmi della presenza del complice (il palo) che proprio alle mie spalle si dava alla fuga su quell’auto a cui sparai incoscientemente… Vi risparmio il seguito ma ingenuo e comunque orgoglioso nulla imparai di quella pur chiara avvisaglia». 


«Nel frattempo piovevano medaglie, riconoscimenti ed encomi, tanti, troppi, tra una inchiesta e l’altra anche nei miei confronti.

Sono stato chiamato a rispondere di arresto illegale, sequestro di persona, sequestro irregolare di merce di provenienza furtiva. Ma continuava a sorreggermi sempre quel senso del dovere smisurato». Un senso del dovere che lo ha visto anche "vittima" di minacce e intimidazioni «la mia auto incendiata e mio figlio intrappolato in casa con le fiamme che ardevano a ridosso della sua finestra. Perché? Per cosa? Le preoccupazioni esternate dai figli fuori casa per studiare, gli articoli sui giornali… Credi di non trovare la forza di continuare ma lo spirito è forte anche se la carne è debole e non sai se questo è un bene o un male ma continui, perseveri: per coerenza? Orgoglio?».

Va in pensione il comandante, protagonista - come ricorda lui stesso - di una due anni di inchiesta e un'accusa di omicidio colposo. «Le assoluzioni piene non ridanno la serenità, non compensano le agitazioni che hanno sofferto i tuoi familiari, “il male di vivere” che continua a rodere la tua esistenza. In fine la ciliegina sulla torta: “Associazione per delinquere, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione dei segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”. Reati per i quali - prosegue si sta procedendo a una complessa indagine per motivi che ancora mi sono poco noti». 


«Mi congedo - dice il camandante - con un fraterno abbraccio a quanti miei agenti hanno operato con spirito di abnegazione e senso del dovere, anche non condividendo decisioni dettate, a volte, da scelte inscindibili. Un saluto pure al personale esterno che mi ha supportato e sopportato con pazienza e dedizione e a voi tutti colleghi indistintamente un caloroso fraterno abbraccio».

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