Coronavirus, il medico diventa paziente
«Affrontiamo il problema con serenità»

Coronavirus, il medico diventa paziente «Affrontiamo il problema con serenità»
di di Francesco DE PASCALIS
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Martedì 25 Febbraio 2020, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 11:12
Si chiama Edmondo Vetrugno, ha 45 anni ed è nato e cresciuto a Novoli. Stimato professionista, dopo la laurea in medicina svolge la professione di medico ospedaliero prima presso l'ospedale di Codogno e poi in quello di Piacenza, dove si trova attualmente in servizio, entrambe zone rosse focolaio del Covid 19. Vetrugno è uno dei circa trecento italiani positivi al tampone che rileva il Coronavirus.

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Dalla stanza del suo ospedale (ieri sera è stato dimesso per far rientro a casa, dove vi restarà in isolamento per 14 giorni) ha voluto lanciare il suo annuncio di guarigione e il suo messaggio di ottimismo nella lotta contro l'infezione che sta spaventando l'intero pianeta. Complicata e difficile da ricostruire la storia delle sue ultime due settimane. La convivenza con il temuto virus parte dall'assistenza continua ai pazienti nelle fasi del pre-contagio e si interseca con la sua partecipazione al carnevale di Codogno, festa vissuta con spensieratezza accanto a sua moglie Elisa, anche lei medico in servizio nell'ospedale di Piacenza: dal caffè preso con la comitiva di amici nel bar affollato nel paese del Lodigiano al ritorno a casa. Poi i primi sintomi, il raffreddore, la febbre, il contagio, il ricovero, l'ansia e la preoccupazione sua e dei familiari e parenti lombardi e salentini. Fino alla strada che lo porterà, ne è convinto e consapevole, verso la guarigione definitiva.
Con la professionalità e serietà che lo ha contraddistinto fin da quando era giovane studente, scandisce consigli e regole da seguire per superare panico e paura. «Vi racconto la mia esperienza con l'infezione da Coronavirus perché voglio dare un minimo di serenità ed essere portatore di buoni propositi. Premesso che sono un medico ospedaliero - ha raccontato dalla sua stanza d'ospedale - lavoro infatti presso l'unità operativa di Medicina Interna a Piacenza, la città in cui risiedo e che dista meno di 15 km dal paese focolaio d'infezione, Codogno, appunto, in provincia di Lodi». È il 21 febbraio quando nel reparto di Vetrugno viene ricoverata una paziente anziana residente a Codogno. Per lei i medici riscontrano febbre alta e polmonite grave. Il medico di guardia, la moglie del Vetrugno, la dottoressa Elena Montini, visita la malata con tutti i presidi di sicurezza. Isola la paziente e successivamente la fa trasferire in un reparto più idoneo. Il tampone darà poi l'esito positivo al coronavirus per la paziente. Sabato 22 tutto il personale venuto a contatto con la malata viene quindi sottoposto a tampone. Per l'occasione, il test viene effettuato anche a Vetrugno. L'esito è negativo per tutti, tranne che per il medico di origini novolesi.
La notizia dell'infezione del dottor Vetrugno fa presto il giro dell'ospedale. Intanto i medici dei reparti di malattie infettive decidono il suo ricovero in un ambiente isolato. Nel frattempo altri sanitari sono risultati positivi, al pari di altri pazienti. In conclusione, il racconto del medico si sdoppia: i fatti visti e raccontati da medico diventano quelli di un paziente che dà speranza e infonde fiducia e ottimismo. «Mi auguro dice - che la mia storia clinica serva alla collettività del Paese. Lo dico con il cuore in mano spiega poi ancora al telefono, felice una volta rientrato a casa -. Vorrei, nel mio piccolo, essere utile ad evitare la psicosi da virus letale. Io sto benissimo già da domenica, giorno del mio ricovero; non ho nemmeno più raffreddore e nessun altro sintomo. Oggi sono stato dimesso e continuerò la cosiddetta quarantena, 14 giorni, a casa da solo. Mia moglie tornerà a lavoro a breve e starà con mio figlio dai nonni». Poi, alla fine, l'auspicio ed il saluto per il Salento. «A mio modesto parere, sarebbe utile ed importante che le autorità competenti ascoltassero le testimonianze dirette dei pazienti colpiti e del personale sanitario, da settimane ormai nel pieno dell'emergenza. Oggi più che mai non serve assolutamente strumentalizzare la situazione. Anzi, questo potrebbe creare più danni e problemi. Un caro saluto alla mia bellissima terra d'origine. State tutti tranquilli e sereni: ci vedremo come sempre di fronte al nostro splendo mare la prossima estate».
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