La prova della corruzione e della turbativa d’asta è stata ritenuta abbastanza solida per essere sottoposta al vaglio del processo e stabilirne così la fondatezza. Poco meno di 17mila euro di mazzette. Mazzette cresciute, dunque, rispetto ai 3.800 euro dell’arresto in flagranza della funzionaria Asl. Ed ancora: un posto di lavoro per il marito, il dogsitter gratuito, termometro e saturimetro nella fase 1 della pandemia ed anche una aspirapolvere ed uno smartphone da 1.110 euro, il prezzo della corruzione stabilito dall’inchiesta condotta dai pubblici ministeri della Procura di Lecce, Massimiliano Carducci e Roberta Licci, con i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria sul canale preferenziale che sarebbe stato accordato a tre rappresentanti di protesi sanitarie dalla responsabile del settore in seno alla Asl di Lecce.
Ossia la funzionaria Carmen Genovasi, 46 anni, di San Pietro in Lama, in carcere dall’arresto in flagranza dell’8 giugno (misura annullata con rinvio al Tribunale del Riesame per rivalutare l’istanza di concederle i domiciliari presentata dal collegio difensivo degli avvocati Stefano De Francesco, Ladislao Massari e Simona Ciardo); Giuseppe Bruno, 57 anni, di Galatina, anche lui in cella da giugno (difeso dagli avvocati Carlo Caracuta e Luigi Rella); Ivan Bonetti, 71 anni, di Lecce, ai domiciliari (avvocati Amilcare Tana e Vincenzo Licci); e Monica Franchini, 49 ani, di Lecce, ai domiciliari (avvocato Luigi Covella).
Tutti a processo a partire dall’1 febbraio dell’anno prossimo davanti ai giudici della seconda sezione penale: lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari, Giovanni Gallo, accogliendo la richiesta di decreto di giudizio immediato presentato dai due pubblici ministeri titolari dell’inchiesta.
Per la funzionaria ed i tre rappresentanti le accuse sono corruzione e turbativa d’asta per avere violato le procedure pubbliche di acquisto. Nel dettaglio le carte dell’inchiesta sostengono che chi avrebbe messo a sistema le tangenti sarebbe stato soprattutto Ivan Bonetti: 16mila gli euro che avrebbe consegnate alla Genovasi. Ora tocca al processo continuare a scrivere questa storia.