Semeraro: «Don Tonino Bello santo? È il sogno di tutti noi che lo abbiamo conosciuto»

Semeraro: «Don Tonino Bello santo? È il sogno di tutti noi che lo abbiamo conosciuto»
di Matteo CAIONE
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Sabato 31 Ottobre 2020, 12:28 - Ultimo aggiornamento: 16:21

Anche il Salento ha i suoi Santi in paradiso. Si tratta di figure eroiche e testimoni della fede che attraversano tutti i secoli: dai contemporanei di Cristo a quelli che hanno vissuto in epoche recenti. Dai martiri Oronzo, Fortunato e Giusto a san Giuseppe da Copertino, dai Martiri di Otranto a san Filippo Smaldone, da san Bernardino Realino a san Dana, fino ai martiri di Vaste, i santi Alfio, Filadelfo e Cirino.

Oltre a loro, ci sono poi altri salentini per i quali è stato aperto il processo di canonizzazione. Sono uomini e donne ai primi gradini dell'iter e che hanno ricevuto il titolo di servi di Dio o di venerabili. Per la provincia di Lecce sono 13 i candidati alla beatificazione. Tra questi c'è il servo di Dio don Tonino Bello, profeta di speranza come l'ha definito papa Francesco in visita nel 2018 sulla sua tomba, ad Alessano, nella stessa comunità dove nacque nel 1935. Don Tonino era legato da una solida amicizia con un suo conterraneo che oggi è il nuovo prefetto della congregazione delle Cause dei Santi. Stiamo parlando di monsignor Marcello Semeraro, il prelato originario di Monteroni che nel concistoro del prossimo 28 novembre sarà creato cardinale. E che ora avrà tra le mani anche la causa che riguarda don Tonino.

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«È sempre stato un punto di riferimento. Ho avuto l'onore di essere personalmente coinvolto come teologo - racconta il prossimo porporato - nella revisione dei suoi scritti in merito al processo di beatificazione. Che spero, con l'aiuto del Signore, di poter concludere. È il desiderio di tutti noi che l'abbiamo conosciuto. Ovviamente, non dipende da me. Seguirò l'iter con attenzione. C'è un procedimento e un ordine da rispettare». Don Tonino è servo di Dio. E il prossimo gradino è il titolo di venerabile, che viene assegnato con il parere positivo del pontefice. Semeraro, amico e stretto collaboratore di Bergoglio, dallo scorso 15 ottobre è a capo del dicastero della Santa Sede che ha competenza per tutto quello concerne le procedure di beatificazione e canonizzazione.
«Nei giorni scorsi - sottolinea il prossimo cardinale - ho portato al Papa otto figure dei servi di Dio che potranno diventare venerabili. Al momento, per don Tonino si è completata la causa diocesana, con l'intera documentazione che è stata approvata dalla Congregazione. La venerabilità è in esame: è in calendario, ma non è stata ancora discussa. Avverrà nei tempi dovuti». Qualche anno dopo la morte, nella prefazione a un libro, Semeraro scrisse che don Tonino «contagiava quasi a pelle, perché era un testimone». Un costruttore di pace, una voce scomoda schierata dalla parte degli ultimi: presidente del movimento internazionale Pax Christi, fu vescovo di Molfetta, dove morì nel 1993. E nel seminario regionale che sorge nella stessa città è stato a lungo docente lo stesso Semeraro. «È una figura simbolo sui temi della pace, ma non solo. È diventato un punto di riferimento per le sue straordinarie doti umane, per la sua capacità di tessere relazioni autentiche, ma anche e soprattutto per la testimonianza della fede. L'enorme e commovente partecipazione di gente ai suoi funerali - sottolinea il prefetto della congregazione - è uno dei tanti segni della sua fama di santità, che è cresciuta nel tempo e questo è assolutamente importante sotto il profilo della canonizzazione. Lo vidi per l'ultima volta un mese prima che morisse. Era nella casa di famiglia ad Alessano, già gravemente ammalato. Mi ribadì l'idea di tornare a Molfetta, così come avvenne, per morire tra la gente che guidava come pastore».

 


Domani ricorre, intanto, la solennità di Ognissanti. Ed oltre a quella di don Tonino, ci sono anche altre cause di canonizzazione in fieri che riguardano uomini e donne che sono nati o che hanno vissuto la loro missione in una terra di frontiera come il Salento. Ecco nomi e storie. A partire dalla venerabile Luigia Mazzotta, nata a Lecce nel 1900 e morta a soli 22 anni. Sin da piccola rivelò una spiccata devozione eucaristica. Era di famiglia poverissima e fu presto colpita da una serie di gravi malattie, che la costrinsero a letto. E dal suo letto diventò punto di riferimento per tante persone in cerca di conforto e consiglio. Ai suoi funerali parteciparono migliaia di persone. Riconosciuta l'eroicità delle virtù, è stata dichiarata venerabile il 15 marzo 2008. Ad agosto scorso, intanto, è stata consegnata presso la congregazione delle Cause dei Santi tutta la documentazione raccolta durante l'inchiesta diocesana, coordinata dalla curia di Ugento, sul miracolo attribuito all'intercessione della serva di Dio madre Elisa Martinez, nata a Galatina nel 1905 e morta nel 1991, fondatrice della congregazione religiosa delle Figlie di Santa Maria di Leuca. La miracolata è una bimba di origine marchigiana che, durante la gestazione della mamma, al quinto mese, per serie e improvvise complicazioni, rischiava di non nascere. La serva di Dio, che è stata invocata in favore della piccola, nel corso del suo apostolato, ha sempre privilegiato l'infanzia, le ragazze madri e le persone più fragili. È serva di Dio anche madre Teresa Lanfranco, nata a Gallipoli nel 1920, cofondatrice insieme a madre Martinez delle Figlie di santa Maria di Leuca. È originaria di Taurisano la serva di Dio Mirella Solidoro, una donna laica nata nel 1964 e deceduta nel 1999. Visse un lungo calvario, a causa di un tumore. Si spense ad appena 35 anni. Un'esistenza intessuta di fede e di speranza. Nel suo tormentato cammino di sofferenza si è consegnata completamente nelle mani di Dio dando agli altri conforto e coraggio.
Poi, la serva di Dio suor Chiara D'Amato, al secolo Isabella D'Amato, la grande mistica del Mezzogiorno, nacque a Seclì il 14 marzo 1618: nota per i voli mistici e le estasi, fu però una donna concreta immersa nel suo tempo, messaggera di pace, consigliera di personaggi importanti come di persone semplici che ricorrevano a lei attratti dal suo intuito profetico. È servo di Dio anche don Quintino Sicuro, nato a Melissano nel 1920.

Dopo essersi arruolato nella Guardia di Finanza, lasciò la divisa e divenne un frate eremita. Mentre, il servo di Dio Vincenzo Maria Morelli, nato a Lecce nel 1741, fu arcivescovo di Otranto fino alla morte, nel 1835. I poveri erano spesso ospiti della sua mensa. E per aiutare i più indigenti arrivò ad impegnare per due volte la croce pettorale. Infine, sono servi di Dio: monsignor Ugo De Blasi, nato nel 1918, fu vicario generale della diocesi di Lecce. La sua esistenza si concluse improvvisamente la mattina del 6 febbraio 1982 mentre recitava il rosario inginocchiato ai piedi dell'immagine della Vergine del Rosario nella basilica di San Giovanni Battista, a Lecce; monsignor Nicola Riezzo (1904 - 1998), originario di Squinzano, fu arcivescovo di Otranto; monsignor Salvatore Luigi Zola, nacque a Pozzuoli (Napoli), nel 1822, fu vescovo di Ugento e Lecce (morì a Cavallino nel 1898). Non sono ancora servi di Dio, ma la diocesi di Nardò-Gallipoli ha dato il nullaosta diretto a verificare la fama e i segni della testimonianza di vita sia della gallipolina Lucia Solidoro (1910-1933) che di Egidio Merola, padre guardiano dei frati minori di Copertino intorno alla metà del Novecento. Fu lui a riscattare dai privati il santuario della Grottella.

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