Veli nuziali, merletti e chiffon, imprenditore del wedding distrugge gli abiti in magazzino: «Senza aiuti, siamo già morti»

Veli nuziali, merletti e chiffon, imprenditore del wedding distrugge gli abiti in magazzino: «Senza aiuti, siamo già morti»
di Katia PERRONE
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Giovedì 30 Aprile 2020, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 18:38
Un gesto chiaro, plateale e di protesta. Mesi di lavoro andati in fumo, insieme a pizzi e merletti, ricami e ricchi tessuti di abiti caduti in pezzi sotto il taglio secco delle forbici in un grosso bidone. È il gesto di protesta di Pietro Demita, stilista e imprenditore del settore wedding, titolare della Diamond Couture, un’azienda di abiti da sposa e cerimonia con sede a Veglie, nel Salento. Una protesta contro l’ultimo decreto emesso dal Governo e che costringe ancora i negozi al dettaglio, compresi quelli del settore legato ai matrimoni.

Un settore che ora si trova ad attraversare una profonda crisi e che sta subendo enormi danni economici. Il settore del wedding, come quello del settore turistico, era stato il motore trainante che aveva fatto della Puglia una metà invidiata e ricercata per viaggi e matrimoni, ma che oggi, come denuncia l’imprenditore salentino, si sente abbandonato.
«Oggi sono qui, davanti al mio atelier che è il fulcro del Made in Italy - dichiara tra la rabbia Demita - e a nome di tutte le aziende del settore moda sposi, per lanciare un segnale forte, di rottura, di protesta nei confronti di uno Stato che ha deciso di ignorare una parte produttiva del Paese enormemente importante». In fumo insieme agli abiti vanno via anche i prossimi dodici mesi di lavoro che le aziende del settore nozze salteranno a piè pari dal momento che quasi tutti i matrimoni sono slittati al prossimo anno. 



«È impensabile restare in piedi - afferma lo stilista - senza un aiuto economico vero, concreto e veloce e realmente libero da ogni burocrazia. Noi amiamo l'Italia, amiamo e sosteniamo da sempre il Made in Italy, ma non siamo più disposti a farci massacrare economicamente. Siamo il cuore pulsante dell'Italia, siamo la parte produttiva che ci rende famosi nel mondo, abbiamo un orgoglio che ci è stato calpestato. Non lo permetteremo più! Dò fuoco alle mie creazioni, al frutto del mio talento, all'arte delle mie mani, ma prima di me lo hanno fatto le decisioni economico-politiche, sappiatelo!».
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