Marti: «A lungo sopraffatti dai troppi personalismi
Anche Perrone responsabile»

Marti: «A lungo sopraffatti dai troppi personalismi Anche Perrone responsabile»
di Francesca SOZZO
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Giovedì 12 Gennaio 2017, 14:26
Onorevole Roberto Marti, il centrodestra ha un candidato: Mauro Giliberti. Un scelta condivisa?
«Si tratta assolutamente di una scelta condivisa. Fin dalle prime battute abbiamo lavorato sodo per un allargamento della coalizione, che questa proposta di candidatura ha poi reso concretamente possibile. Non è stato affatto semplice riuscire a raccordare movimenti politici e partiti che, seppur legati dai medesimi valori e ideali, quelli dell’area moderata del centrodestra, hanno un’identità ben definita, un simbolo e un’anima da rappresentare».
Mauro Giliberti è da sempre vicino al mondo della politica per vocazione professionale, ma non è un politico. Ritiene che questa scelta esterna sia un fallimento per la classe dirigente leccese?
«Ritengo che la politica leccese non sia stata capace di fare sintesi e abbia dovuto trovare in un elemento esterno “la quadra”. Per mesi abbiamo cercato una soluzione politica “interna”, senza successo. Oggi la proposta più convincente, e soprattutto quella che ci ha consentito di raggiungere una larga intesa all’interno del centrodestra, è rappresentata da un professionista della società civile. L’obiettivo comune era quello di essere compatti intorno a un nome come Giliberti. Abbiamo finalmente raggiunto il risultato finale».
Ma non c’era davvero nessun politico in grado di fare il candidato sindaco?
«Certo, ci sarebbe potuto essere. Paolo Perrone, in questi dieci anni di governo, ha lavorato con collaboratori che hanno saputo ben lavorare per la città, ognuno nelle rispettive competenze. La rosa dei nomi espressa dal sindaco uscente qualche mese fa aveva al suo interno diverse possibilità, tutte legittime e valide. In un processo naturale si sarebbe dovuto scegliere fra questi il candidato migliore. Siamo dovuti andare oltre».
Dove avete sbagliato?
«Non si è riusciti a dare il giusto valore alle ambizioni di ciascuno di noi e abbiamo permesso ai personalismi di sopraffarci allontanandoci dalla necessità di mediare per un’intesa comune. Nessuno può sottrarsi da responsabilità oggettive: né io, né soprattutto il sindaco Perrone. A un certo punto abbiamo compreso che soltanto un candidato sindaco esterno avrebbe messo tutti d’accordo. Ed è stato raggiunto l’accordo sul nome di Giliberti».
Trattative lunghe e, mai come questa volta, per il centrodestra, piuttosto difficili...
«Le trattative per la scelta del candidato a sindaco non sono andate lisce come l’olio. Il confronto è stato serio e impegnativo ed ha creato non pochi scompensi all’interno dei partiti. Ma come la dialettica politica prevede, malumori e prese di posizione a parte, siamo giunti ad una soluzione omogenea, che mettesse tutti d’accordo e che evitasse fratture interne insanabili e controproducenti».
Vede il pericolo di un “salto” rispetto alle esperienze maturate in questi anni a Palazzo Carafa? La scelta di Giliberti è anche una sconfessione della continuità politica-amministrativa rispetto alla gestione Perrone?
«Giliberti sarà sostenuto dalla coalizione che portò Perrone alla riconferma, nel 2012, allargata alle forze centriste e al civismo. Saprà presentare ai leccesi un programma di continuità su quanto di buono è stato compiuto a Lecce negli ultimi 20 anni e di novità rispetto a ciò su cui è ancora necessario lavorare».
Lei è finito, insieme ad altri tre amministratori, inserito in una rosa di nomi. Lo confessi: quanto era importante per lei prendere il timone di Lecce?
«In questi 19 anni di esperienza politica non mi sono mai tirato indietro, di certo non lo avrei fatto questa volta. Sono già stato componente di governo di questa città, così come della Provincia e della Regione, ma essere scelti dalla propria comunità come sindaco è certamente la più avvincente e appassionante delle sfide. Sarebbe stato così anche per me qualora tutte le forze della coalizione avessero visto nella mia candidatura la sintesi delle diverse anime del centrodestra. Ma voglio essere chiaro: il mio impegno per la città sarà, comunque, totale».
A lungo si è discusso di una staffetta in Parlamento tra lei e il sindaco Perrone: conferma?
«Personalmente non credo nelle staffette e ho sempre ricoperto cariche politiche e ruoli istituzionali perché gli elettori mi hanno votato. Adesso all’orizzonte c’è una campagna elettorale da vincere per le Comunali. Quello che avverrà dopo lo affronteremo al momento giusto».
Ha già iniziato a lavorare con consiglieri e assessori per la formazione delle liste a supporto di Giliberti? Si candiderà al Consiglio?
«Lavoreremo alle liste seguendo il nostro consolidato modus operandi. E, cioè, scenderemo nelle piazze e per le strade della città, raccoglieremo personalità della società civile, assessori e consiglieri comunali uscenti che vorranno sposare la nostra causa e che metteremo al servizio della comunità. Il lavoro sulle liste è già in calendario ed è ovviamente ciò su cui lavoreremo nei prossimi giorni. Io candidato al Consiglio? Valuterò questa opzione».
Le amministrative di primavera dovranno tenere conto di due nuove variabili: i Cinque stelle e Alessandro Delli Noci che ha scelto una strada diversa dalla vostra. Teme il ballottaggio?
«A distanza di cinque anni, e quindi rispetto alle passate amministrative, i Cinque Stelle guidano anche alcuni importanti città italiane. Le esperienze amministrative, però, non sono state all’altezza dei proclami. Lecce ha un tessuto storicamente legato alla tradizione e ai valori di destra e vedo difficile, diciamo quasi improbabile, un avvento del partito di Beppe Grillo. Alessandro Delli Noci è stato, praticamente fino alla fine del mandato, un componente del governo Perrone valido e preparato oltre che amministratore competente e pieno di idee innovative. E voglio dirlo qui. Lavoreremo ancora per avere Alessandro e il suo progetto per la città all’interno del programma della coalizione».
Gli rimprovera qualcosa?
«Delli Noci è una risorsa del centrodestra leccese. A lui rimprovero questa fuga in avanti dettata probabilmente da un malcontento contestualizzato. Mi auguro che, da ex amministratore, Alessandro possa ricredersi su questa scalata in solitaria ed apprezzare i punti di forza del gioco di squadra per il raggiungimento di obiettivi comuni».
Che campagna elettorale sarà quella del 2017?
«Avvincente e nuova perché nuovi e diversi sono i tempi rispetto alle amministrative 2012. Sarà una campagna elettorale con due facce, quella reale e quella virtuale. Sarà quindi veloce, variegata. I temi resteranno al centro dei programmi e dell’interesse comune. Sarà una bella sfida, da vincere».
 
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