Martano, feto tenuto in valigia e nascosto per un anno: analisi medico-legali

Martano, feto tenuto in valigia e nascosto per un anno: analisi medico-legali
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Sabato 23 Aprile 2022, 21:32 - Ultimo aggiornamento: 21:42

Ridotte al lumicino le possibilità di potere stabilire se fosse vivo o morto il bimbo messo alla luce nell’estate del 2020 e trovato rinchiuso in una valigia il 23 luglio dell’anno scorso quando i carabinieri intervennero in una casa di Martano per arrestare una donna accusata di avere cercato di uccidere con tre coltellate alla gola la bambina appena partorita. Non un corpo ma uno scheletro. Per questo nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari a firma del pubblico ministero della Procura di Lecce, Alessandro Prontera, a questa donna viene contestata la sola ipotesi di occultamento di cadavere e non di infanticidio, oltre al tentato omicidio della neonata.

Salento, tenta di uccidere la figlia neonata con un coltello. Sotto il letto nascondeva lo scheletro di un altro bimbo

Le difficoltà dei consulenti


A rendere perlomeno difficile, se non impossibile, chiarire se quel bimbo avesse emesso o meno il vagito della vita, sono le condizioni in cui venne trovato avvolto in degli stracci chiusi con del filo di ferro, messo in una valigia avvolta con due sacchi di plastica e sistemata sotto al letto della figlia. Un rito quasi macabro che tuttavia non ha tutelato quel corpicino, il bimbo potrà avere avuto sette mesi, dall’aggressione degli agenti esterni. La consulenza del medico legale Roberto Vaglio sostiene che sia stato tenuto all’esterno, il feto. Anche un solo giorno. Come se la scelta di non dargli una sepoltura e di tenerlo in casa sia stata presa in una fase successiva al parto. 
Fatto sta che non c’era altro se non lo scheletro del bimbo.

Poco o nulla per trovare una traccia sulle condizioni in cui si trovava quando venne alla luce.

La donna sotto inchiesta


La verità la conosce la donna finita sott’inchiesta, la madre ha detto la consulenza medico-legale. Lo potrà chiarire se dovesse chiedere di essere interrogata nel termine di 20 giorni dalla chiusura delle indagini, entrando nel merito dell’accusa di occultamento di cadavere. O potrà raccontare la sua verità in una memoria, assistita dall’avvocatessa Anna Elisa Prete. Quanto alla contestazione di avere cercato di uccidere la bimba nata il 23 luglio dell’anno scorso, le carte dell’inchiesta sostengono che a salvare la piccola fu il compagno svegliatosi attorno alle 5. Trovò la donna riversa a terra in cucina e debilitata da una grave emorragia (aveva tagliato il cordone ombellicale con una forbice). Dal giardino sentì il pianto di un neonoato. L’intervento dei medici del 118 le salvò la vita.

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