Mare “vietato”, l'allarme degli operatori:
«Troppi divieti spot, gravi danni al turismo»

Mare “vietato”, l'allarme degli operatori: «Troppi divieti spot, gravi danni al turismo»
di Erika FIORE
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Sabato 5 Maggio 2018, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 22:17

«Troppi divieti spot e poca programmazione: la falesia crolla e con queste ordinanze rischia di trascinare con sé l’economia turistica con gravi danni al territorio». È il coro che, dopo i nuovi divieti di balneazione in baie-simbolo del mare salentino, si leva dagli esperti e dagli operatori del settore.
Parlano i responsabili di Confindustria, Federalberghi e Cna-Balneatori e il quadro è quello di un timore che si allarga a macchia d’olio e che si incrocia con il boom di prenotazioni delle ultime settimane. Le ordinanze della Capitaneria di Porto di Gallipoli nelle scorse ore parlano chiaro: vietati bagno, navigazione, sosta e ancoraggio, pesca o attività sportive a ridosso di quelle scogliere che perdono pezzi o addirittura rischiano di crollare. E allora perchè un turista dovrebbe continuare a scegliere luoghi come la Montagna spaccata, San Gregorio e Leuca e, in generale, in altre località del litorale oggetto di interdizioni? «Questo è un interrogativo più che lecito e allarmante -interviene Mimmo De Santis, Presidente di Federalberghi- e poichè la stagione è già iniziata non c’è tempo da perdere. Sarebbe opportuno convocare a stretto giro un tavolo tecnico con i Comuni e con gli uffici regionali preposti al demanio e rivedere la mappatura delle zone a rischio. Un’area così vasta, come quella interessata dai divieti, compromette seriamente l’imprenditoria balneare. La sicurezza in primis, certo, ma il rischio idrogeologico è un problema conosciuto da anni e del quale ci si occupa solo a ridosso della bella stagione. Una scelta incauta. Si potrebbe prevenire e invece no».
E qui si torna al nodo principale. «La linea proibitiva adottata - aggiunge De Santis - non è risolutiva e troppo spesso non rappresenta neanche una garanzia: scarseggiano i controlli così come i cartelli che indichino le zone sottoposte al divieto di balneazione. A risentirne è ovviamente il territorio e gli albergatori sono comprensibilmente preoccupati. La mia proposta è questa: gli enti direttamente coinvolti, insieme alla Capitaneria, dovrebbero riconsiderare le zone realmente a rischio e “svincolare” invece quelle dove basterebbe un pò di prudenza in più. Questo aiuterebbe a ridurre l’impatto che rischia di essere allarmistico. L’Autorità regionale di bacino, invece, dovrebbe incrementare i controlli: del resto laddove accadesse qualche incidente la responsabilità, in assenza di apposita segnaletica, su chi ricadrebbe?».
 
E parla di danno all’economia e all’appeal turistico del Salento anche Giancarlo Negro, Presidente di Confindustria Lecce: «Manca una politica chiara che salvaguardi ad ampio raggio la tutela del territorio. Si vive alla giornata e si assiste all’attuazione di provvedimenti-spot che non possono colmare le lacune di una programmazione assente. I pareri discordanti tra le varie autorità, come quelli che hanno portato alla chiusura e riapertura flash di stabilimenti balneari, creano confusione e scoraggiano, inevitabilmente, gli investimenti nel settore turistico-balneare. Le norme -conclude Negro- spesso si prestano ad interpretazioni soggettive o si rivelano troppo restrittive. In tutto questo il rischio, reale e che spesso sfugge, è quello di assistere ad una vera e propria fuga di investimenti nel settore: troppi ostacoli, poche garanzie, poca chiarezza su quello che si può o non si può fare. Gli iter burocratici e autorizzativi devono essere oggetto di un’analisi approfondita».
E boccia la politica dei “divieti” anche Giuseppe Mancarella, presidente del CNA Balneatori, che sottolinea quanto sia facile «apporre divieti e limiti senza pensare, però, quanto questo comporti la non fruibilità di gran parte della costa salentina. La sicurezza di turisti e bagnanti viene prima di tutto, è chiaro. Bisogna però sottolineare come, a dispetto delle segnalazioni degli imprenditori balneari che la costa la vivono tutto l’anno, i problemi legati alle marine - pulizia, crollo della falesia, recupero del cordone dunare - sono portati alla luce solo a ridosso della stagione estiva. Problemi seri che andrebbero presi di petto e per tempo. Le ordinanze in questione rappresentano un vero e proprio dramma per i colleghi che lavorano in zone scogliose.

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