Maltratta bambini di tre anni, beccata dalle telecamere nascoste: sospesa l'insegnante di una scuola materna

Maltratta bambini di tre anni, beccata dalle telecamere nascoste: sospesa l'insegnante di una scuola materna
di Valeria BLANCO
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Sabato 15 Giugno 2019, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 08:51

In classe c'era un clima di terrore. E non solo per gli schiaffi e gli strattoni, dispensati anche per motivi banali come il colore sbagliato della coccinella in un disegno. C'erano anche vessazioni, umiliazioni, mortificazioni.
Il riferimento è alle espressioni «minacciose, offensive e comunque inopportune rispetto alla giovane età delle persone offese», tutti «inermi alunni dai tre ai cinque anni».

«Fate schifo», si sentivano dire gli alunni di quella classe che infatti, come sottolinea il gip, «scappavano quando la maestra si avvicinava loro». Ma non era l'unica umiliazione che i bimbi erano costretti a subire: «Guarda quello che non riesce a prendere un pastello! Mò li butto nella spazzatura sti pastelli! Sbrigati, se no mò ti spezzu l'osse. Ma guarda io mi vergognerei di dire che il prossimo anno devi andare alla scuola primaria». E ancora: «Siete di una maleducazione unica». «Sei proprio una delusione», diceva l'insegnante a uno dei suoi alunni. Oppure: «I bambini dell'anno scorso erano bravissimi».

E poi c'erano anche le frasi minacciose, che andavano da un banale «Mò chiamo la polizia, oggi non vai a casa», fino a «Ti tiro un pugno in faccia e ti faccio finire in ospedale», oppure: «Se ti avvicini di nuovo alla tua compagna ti ammazzo». E, sebbene dalle immagini delle videocamere si può vedere che i pianti da parte dei piccoli scolari fossero frequenti, non bastavano per fermare la maestra che, anzi, in qualche caso rincarava la dose: «Ti spezzo le gambe in due, te le taglio. Zitta e non piangere».

A far scattare l'ira dell'insegnante erano spesso motivi banali: un alunno che si alzava dal banco durante una spiegazione, un altro che si rifiutava di mangiare il cibo della mensa, un lavoro eseguito male. «Sbrigati e colora. Sbrigati se no mò ti spezzu li osse». Oppure il frastuono, quasi fisiologico quando in una classe convivono 27 bambini allegri e vispi: «Non voglio sentire parlare né respirare», li redarguiva quando facevano troppo rumore.
E poi c'era l'uso delle mani: una pizzicata all'altezza del gomito fa indietreggiare una bimba, un «violento schiaffo alla nuca fa piegare in avanti un bambino che, evidentemente mortificato, rimane con il capo chino».

Due sculacciate a una bambina che insieme con alcuni compagni stava giocando facendo un allegro trenino. Una bimba viene sollevata di peso per il grembiule e poi riceve anche uno schiaffone perché aveva strappato qualcosa. Un bambino che giocava a indossare lo zaino al contrario prende almeno tre sculacciate e poi anche due schiaffoni sulla nuca.
A anche durante i pasti, l'insegnante non era certo accomodante: «Guai a chi tocca le posate. Gli spezzu le mani a quattru». E qualche lamentela, da parte dei genitori, forse era anche arrivata all'orecchio della maestra, che in un'occasione - la mattina del 28 marzo - se la prende con un bimbo che correva per la classe: «La mamma tua deve venire a vedere che combini, no che dice che piangi! Stai zitto, bocca chiusa. Mò basta. La mamma tua si pensa ca nui ti cimintamu (pensa che ti alziamo le mani). Si pensano ci so e non tenimu mancu l'aria cu caminamu».

Infine le offese: due bambine giocano, una subisce un torto da parte dell'altra e chiama la maestra, che interviene. La bimba spiega di aver già chiesto scusa alla compagna, ma non basta. Si prende uno schiaffo sulla mano e poi il rimprovero, che forse fa ancora più male: «Tu sei stupida... sei scema... se ti permetti ti uccido». E anche questa volta, il rimprovero causa un pianto.

In tutto, 47 gli episodi di violenza documentati dalle telecamere e compiuti da I.F, 61enne maestra, ora sospesa su ordine del gip del Tribunale di Lecce Edoardo D'Ambrosio, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Donatella Palumbo. L’indagine è stata avviata e condotta dalla stazione dei carabinieri di Nardò dopo che i genitori di un bambino di tre anni avevano segnalato un cambiamento comportamentale del proprio figlio che si rifiutava persino di andare a scuola.

 

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